CINQUE MILIARDI E MEZZO IN MENO PER LE SUPERCAZZOLE DI DI MAIO E SALVINI
QUOTA 100 SCENDE DA 6,7 A 4 MILIARDI, IL REDDITO DI CITTADINANZA DA 9 A 6,1, LA STIMA DI CRESCITA DEL PIL DA 1,5 A 1… ISOLATI IN EUROPA, CON CONTE CHE MINACCIA LE DIMISSIONI, I DUE POLTRONISTI SI SONO CALATI LE BRAGHE
Le tante supercazzole raccontate ai noeuro leghisti per spiegare la raffinata strategia del Capitano, che negherebbe di voler uscire dall’Europa per essere più pronto a farlo, adesso però si trovano davanti alla realtà dei fatti.
Ovvero ai cinque miliardi di euro che alleggeriranno il peso delle due misure-simbolo della Manovra del Popolo: il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni.
Ieri Di Maio in tv con un coraggio da leone ha sostenuto che quei soldi erano “in più” e sono stati tolti per decisione del governo visto che non servivano.
La realtà è diversa: il 2,4% del rapporto deficit/Pil, sbandierato da Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi,è ormai un ricordo da ritaglio di giornale.
La battaglia della vita si è giocata sulla soglia psicologica del 2% e non sarà facile per Di Maio e Salvini convincere i rispettivi elettorati che il salto all’indietro al 2,04% è solo una questione di «zero virgola».
Ma di una vera e propria Manovra-Bis, come spiega Roberto Petrini su Repubblica:
Il primo cambiamento rilevante, vero nodo del negoziato, è stato quello delle tre variabili macroeconomiche cruciali.
La prima è il rapporto tra deficit e Pil che la vecchia legge di Bilancio e il Documento programmatico di bilancio avevano fissato al 2,4 per cento e che ora scende al 2,04 per cento.
In realtà se si va a guardare l’ultima versione del Dpb consegnato dall’Italia a Bruxelles le tabelle cifrano un deficit-Pil superiore, arrotondato per eccesso al 2,5 per cento: dunque lo sforzo di riduzione del disavanzo — come è stato sottolineato dai negoziatori italiani — arriva di fatto quasi a mezzo punto.
L’altro elemento fondamentale è l’intervento sul debito: già annunciato da Tria nei giorni scorsi il piano di privatizzazioni sale da 0,3 ad 1 punto di Pil rimodulando il profilo del rapporto debito-Pil che fin dal prossimo anno scenderà dal previsto 130, pre-negoziato, al 129,2 per cento.
Il terzo aspetto è la stima di crescita del Pil: fissata all’1,5 per cento la previsione è ormai obsoleta per via della guerra dei dazi e del rallentamento dell’economia europea, Germania compresa.
Con ogni probabilità la previsione sarà fissata all’1 per cento: in questo modo la componente congiunturale delle coperture dovuta sostanzialmente alle nuove entrate viene meno a favore della componente strutturale venendo incontro alle richieste di Bruxelles.
E così dai 16 miliardi del balcone di Palazzo Chigi il fondo dedicato a finanziare le due “bandiere” gialloverdi diminuirà di oltre 5 miliardi grazie a rinvio dell’attivazione delle misure e all’effetto-rinuncia.
Quota 100, leghista, perderà 2,7 miliardi, scendendo dai 6,7 miliardi previsti a 4 miliardi grazie a vari paletti (mancato guadagno, cumulo, finestre di uscita dilazionate con partenza ad aprile) che provocheranno un effetto-rinuncia di circa il 15 per cento. Il reddito di cittadinanza, grillino — questa è la novità di ieri — scende sostanzialmente nel 2019 da 9 a 6,1 miliardi, più del miliardo e mezzo di cui si era parlato: in pratica 2,9 miliardi in meno come conseguenza dell’avvio a marzo (9 mesi invece di 12) e, anche in questo caso, dell’effetto-rinuncia che viene valutato al 10 per cento.
Ieri quindi è arrivato l’accordo nel vertice con Giuseppe Conte che ora dovrà andare a Bruxelles per farsi dire di sì ed evitare la procedura d’infrazione, ammesso che ci riesca
Sulla quale, e non è una sorpresa, concordavano tutti i paesi, anche quei leader che avevano dimostrato (a parole) grande amicizia e vicinanza con Salvini (vedi Orban).
I gialloverdi si sono resi conto di essere isolati e la procedura d’infrazione sarebbe arrivata in ogni caso molto prima delle elezioni europee e senza che un rimpasto possa togliere gli attuali Dombrovskis e Moscovici dai posti che attualmente occupano, visto che la Commissione “scade” a novembre 2019.
L’Italia era sola contro tutta l’Europa e questo gli strateghi del nuovo vittimismo politico non mancheranno di farlo notare per spiegare le loro scelte.
Il problema è che fino a ieri avevano sostenuto che non avrebbero ceduto ai ricatti: ora dovranno spiegare perchè lo hanno fatto.
Ma la tendenza alla supercazzola non manca in seno alla maggioranza. Il punto è fino a quando gli elettori crederanno alle barzellette invece che alla verità .
(da “NextQuotidiano“)
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