COME SALVINI HA FREGATO I PASTORI SARDI
LE PROMESSE NON SONO STATE MANTENUTE, RICOMINICIA LO STATO DI AGITAZIONE
La Sardegna ha eletto un governatore appoggiato dalla Lega, Matteo Salvini aveva annunciato il suo personale impegno per il latte a un euro allo scopo di fare campagna elettorale sulla pelle dei pastori sardi, e loro preparano la replica delle violente manifestazioni di febbraio quando le strade dell’isola vennero messe a ferro e fuoco dai produttori di latte che protestavano per i prezzi troppo bassi pagati dai produttori di Pecorino Romano (50-60 centesimi contro almeno l’euro richiesto).
In piena stagione turistica, la replica delle proteste di febbraio (latte sversato nelle strade e blocchi stradali, paralisi di alcuni porti) potrebbe avere ricadute disastrose per l’intera regione.
Spiega oggi Il Messaggero:
I produttori in inverno avevano cessato le proteste a fronte di tre impegni: il governo avrebbe ritirato il prodotto in eccedenza per fare alzare i valori; un nuovo regolamento del consorzio,attualmente sbilanciato a favore dei caseifici; una anticipazione immediata ai pastori di 72 centesimi al litro con conguaglio a novembre.
La delibera sul ritiro — dopo mesi di sollecitazione — è arrivata solo questa settimana: il ministero dell’Agricoltura — in accordo con i ministeri del Lavoro e degli Affari sociali — ha stanziato 14 milioni per ritirare le eccedenze tramite aste pubbliche.
Ma passeranno altri mesi per l’operatività prima che l’Agea stili i regolamenti con i criteri per comprare e poi per donare in beneficienza (e a chi?) il pecorino.
In alto mare anche la questione delle anticipazioni. Anzi c’è il rischio che sia un boomerang perchè il pecorino sardo dop continua ad essere venduto a valori ben lontani dagli auspicati 8,20 euro al chilo che avrebbero consentito ai caseifici di portare a 1,02 al litro il prezzo del latte
Nelle maggiori borse merci di venerdì il formaggio sardo è stato venduto mediamente ad appena 6,65 euro al chilo.
Quindi a novembre gli allevatori potrebbero trovare la cattiva sorpresa di dover restituire gli anticipi ricevuti. Infine — ed è il capitolo più controverso — l’approvazione mercoledì delle nuove norme del consorzio della Dop
Gli allevatori se da un lato annunciano un pacifico ricorso all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, dall’altro minacciano nuove pesanti proteste.
Eppure nel consorzio ogni loro voto varrebbe quanto quello dei produttori: con 12mila allevamenti e 2,6 milioni di pecore garantiscono una produzione di 3 milioni di quintali di latte, che dopo la trasformazione in pecorino romano dop, vale 250 milioni di euro e per il 70% è esportato nel mondo.
(da “NextQuotidiano”)
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