COMICHE GENOVESI, NEONAZISTI IN AFFITTO DAI PADRI SCOLOPI: “CI HANNO DETTO CHE SI OCCUPAVANO DI CARITA'”
L’ANNUNCIO DELL’APERTURA DI UNA SEDE DI “LEALTA’ E AZIONE” IN LOCALI AFFITTATI DA UN ENTE RELIGIOSO, UN INDIRIZZO NON DICHIARATO E ORA FINISCE IN FARSA
Il mistero di un movimento neonazista – La Superba, emanazione locale di Lealtà -Azione – che annuncia trionfalmente l’apertura della prima sede a Genova, ma senza rivelare dove.
Una coppia di artisti-dissidenti, “genovesi in fuga” – l’attore trapiantato a Milano Enrico Pittaluga e l’illustratore emigrato in Canada Niccolò Masini – che riempie in 24 ore 250 cassette postali tra via Serra e via Assarotti.
Un’iniziativa nata per «risvegliare le coscienze» e «mettere in guardia i vicini» dal prossimo arrivo di un’associazione «violenta e xenofoba».
È proprio questa centralissima fetta di città , fino a quel momento «placidamente disinteressata», la candidata a ospitare il movimento di estrema destra.
Ma come si è arrivati a questo?
Ad avvicinarsi alla risoluzione del giallo è alla fine un consigliere municipale, Lorenzo Romanengo del municipio Centro-Est.
Mobilitato dagli amici attivisti (Pittaluga-Masini), che domenica hanno distribuito volantini anche fuori dalle chiese e della sinagoga, Romanengo scopre che a ospitare i naziskin è una fondazione religiosa , che normalmente si occupa di immigrati, progetti sociali e formazione dei giovani: la Fondazione padre Assarotti.
E qui arriva la ciliegina sulla torta: gli ultimi a saperlo, assicurano non senza qualche imbarazzo, erano proprio loro.
«Mi è stato riferito che gli emissari di “La Superba” si sono presentati come un’associazione caritatevole – spiega Romanengo – e, a quanto mi è stato riferito, il presidente della Fondazione non ha ricollegato il loro nome a queste posizioni finchè le prime indiscrezioni sono uscite sui giornali».
Insomma, i padri Scolopi (che ieri Il Secolo XIX ha provato a contattare senza successo), adesso vorrebbero tornare indietro.
Del caso è stato interessato anche don Nicolò Anselmi, vescovo ausiliare di Genova. «È rimasto molto sorpreso, non ne sapeva nulla – spiega Romanengo – tuttavia gli Scolopi sono una realtà a parte, non dipendono dalla Diocesi».
Potrà sembrare incredibile, ma ad accendere il focolaio di protesta non è stata una campagna sui social network , ma il vecchio porta a porta, rispolverato dai due giovani artisti con un certo garbo nel linguaggio e lo spirito di una performance teatrale: «In questo quartiere, in cui siamo cresciuti entrambi, – racconta Pittaluga – manca uno spazio di incontro, un luogo di discussione pubblica. Le sensibilità politiche sono le più diverse, anche molto lontane dalle nostre. Quindi abbiamo pensato di rivolgerci alle persone in modo diverso da come avremmo fatto in una protesta propriamente politica».
Ecco come nasce la lettera, finita nelle mani di 250 famiglie.
Nei toni gli autori non nascondono una lieve ironia, facendo leva sulla sindrome da Nimby (Not in my backyard), piuttosto che su un antifascismo viscerale: «Caro vicino, temo che il nostro quartiere possa andare incontro a conflittualità indesiderate. Ritengo che sia opportuno contattare la proprietà dello stabile per invitarli a valutare attentamente se sia opportuno o meno concedere uno spazio a un’associazione del genere»
Nel frattempo stamattina Romanengo incontrerà i vertici della Fondazione: «Mi risulta che a gestire questa trattativa sia stata una persona anziana. La Superba si è “venduta” come un ente che fa beneficenza, e le verifiche non sono state propriamente rigorose. La Fondazione è molto preoccupata per le conseguenze, lì vicino c’è un centro che ospita rifugiati».
Vedremo come andrà a finire.
(da “il Secolo XIX”)
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