CONFINDUSTRIA ATTACCA IL GOVERNO: “PARLATE MENO, CREATE SOLO SFIDUCIA, NON SI RISOLVONO I PROBLEMI CHIUDENDO LE FRONTIERE MA SAPENDO GESTIRE I FLUSSI”
BOCCIA PROSPETTA UNA MANOVRA DA ALMENO 32 MILIARDI: “STOP A PROMESSE IRREALIZZABILI”
Parlare di meno, allentare lo spread, non dividersi su promesse irrealizzabili, non cavalcare le ansie, stringere un patto per la crescita che parta dal taglio del costo del lavoro e da un piano shock sulle infrastrutture. Perchè il Paese non sta ripartendo come dovrebbe. Perchè nell’agenda di Governo arriverà una manovra pesantissima “almeno 32 miliardi”, per cui “non esistono scelte indolori”.
Vincenzo Boccia parla davanti alla platea di Confindustria e traccia una strada durissima da percorrere per l’Italia. Parla al Governo, direttamente. Critica chi vuole sforare il deficit, così come chi pensa di chiudere le frontiere ai migranti. Sottinteso, Matteo Salvini. Chiede soprattutto di allentare lo spread, che minaccia l’economia e le imprese.
“Le parole che producono sfiducia sono contro l’interesse nazionale” e le parole di chi governa “non sono mai neutre: influenzano le decisioni di investitori, imprenditori e famiglie” afferma il presidente di Confindustria, di fronte alla platea dell’assemblea annuale.
Non usa mezzi termini: “Abbassare lo spread e rilanciare la crescita. Non dobbiamo nasconderci i problemi, ma neppure cavalcare le ansie” afferma, perchè “il paese non riparte con lo slancio dovuto, necessario, che è alla nostra portata, che ci meritiamo”. Quindi, secondo Boccia, che chiude il suo mandato da presidente, “per rimetterci a correre sarà utile liberarci dal peso di parole che inducono alla sfiducia. Che evocano negatività , che peggiorano il clima”.
Arriva una manovra durissima. “Dobbiamo dirci con franchezza che non ci sono scelte semplici o indolori con la prossima legge di bilancio” perchè “se l’Italia volesse rispettare alla lettera le regole europee previste dal patto di stabilità e crescita, dovrebbe fare una manovra strutturale per il 2020 da almeno 32 miliardi di euro: una manovra imponente, con effetti recessivi”.
Servono “responsabilità e ragionevolezza” per “costruire insieme un piano triennale – credibile e ambizioso allo stesso tempo – che ci permetta di trattare con i partner europei un aggiustamento graduale, serio e strutturale, affiancato a misure per sostenere la difficile fase congiunturale. Affrontiamo in modo non ideologico il nodo risorse, mettiamo il debito pubblico su un sentiero discendente e la crescita su un sentiero ascendente”.
In un altro passaggio della sua relazione all’assemblea, Boccia ricorda che Confindustria ha già “detto chiaramente che aumentare il deficit per la spesa corrente – non per gli investimenti – e, di conseguenza, aggravare il debito pubblico, è l’esatto opposto di quello che serve al paese”. Poi l’appello: “oggi Confindustria propone al Governo del paese e alle opposizioni di collaborare tutti insieme per impostare una politica economica basata su realismo e pragmatismo, guidata dalla visione. Pragmatismo nelle scelte – non ideologiche, ma di buon senso- e visione prospettica”.
Confindustria chiede ad esempio “un piano shock per grandi infrastrutture e piccole opere destinate a mettere in sicurezza suolo, ponti, scuole e ammodernare strade. Con modalità di erogazione snelle e tempi rapidi”.
Boccia fissa alcuni obiettivi per la P.A. – “valorizzare i nostri talenti, con un piano straordinario di 10 mila assunzioni di giovani qualificati. Più ingegneri, economisti, architetti, geologi. Questo, ne siamo certi, aiuterebbe l’efficacia delle decisioni pubbliche e, quindi, chi produce” – per la giustizia – “tagliamo i tempi investendo sulle persone, sulle tecnologie, sull’organizzazione” – per l’ambiente. Invita a “scrivere meno leggi, monitoriamone gli effetti, valutiamo l’impatto e poi correggiamo le criticità ”, chiede una collaborazione Stato-Cdp per “pagare i debiti verso le imprese: il ritardo è inaccettabile e provoca sofferenze che non hanno nulla a che vedere con i rischi tipici del mercato”.
Per quanto riguarda l’immigrazione, “abbiamo bisogno per gestire le sfide dell’immigrazione di un’Europa forte e coesa”. “L’Africa che oggi ha 1,2 miliardi di abitanti, ne avrà il doppio tra 30 anni: davvero pensiamo che la soluzione sia chiudere le frontiere? Noi no” dice il presidente degli industriali. “La soluzione passa per una gestione condivisa, ma anche dal contributo che le nostre imprese possono dare”.
(da agenzie)
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