CONFRONTO DI STILI: “MELANIA E’ LA SFINGE DELL’AMERICA FAKE, JILL PIU’ CLASSICA, MA SPRINT”
L’ANALISI DELLA PROBABILE EX FIRST LADY E DI CHI STA PER SUBENTRARLE … “JILL BIDEN INSEGNA ALL’UNIVERSITA’, HA PORTAMENTO, SA COME MUOVERSI E NON E’ UNA RITOCCATA DALLA CHIRURGIA PLASTICA”
Melania Trump “rimarrà negli annali come una delle figure più random della storia degli Stati Uniti, sfinge pop di un’America in cui il fake risulta più credibile del vero”. L’analisi impietosa della (probabile ex) first lady arriva direttamente da Palazzo Madamas, “osservatorio permanente sullo stile dei poteri forti”, account nato in questi giorni sui social network.
HuffPost ha raggiunto telefonicamente il misterioso fondatore — ex firma della moda che oggi studia i look dei potenti — per chiedergli di fare un confronto tra la moglie di Donald Trump e la (probabile) prossima first lady, Jill Biden, moglie di Joe, che in questo momento è a un passo dalla Casa Bianca.
“Il paragone non è possibile”, spiega, “perchè comunque Jill Biden è stata già moglie di un vicepresidente (il suo attuale marito Joe)” nell’era Obama, quindi durante il mandato di un “presidente popolarissimo”, ed è una donna che da tutta la vita sta sotto i riflettori, visto che suo marito era già senatore e politico navigato”.
Insomma, è abituata alla ribalta mediatica, “sa cosa dire e cosa non dire, sa come muoversi”. Diversamente Melania, “anche se senza dubbio è in assoluto la più fotogenica first lady della storia, perciò avvantaggiata come icona di stile”, si è ritrovata in quel ruolo “senza avere gli strumenti per farlo, tanto che è fin troppo facile darle addosso”.
Il suo guardaroba? “In questi quattro anni ci ha regalato una serie di autentiche perle finte: dal power dressing da soap opera per i viaggi di Stato, agli outfit ‘Top Gun’, fino a quelli ‘La mia Africa’, con un citazionismo talmente letterale da rasentare il cosplay (la pratica di travestirsi da personaggi di videogiochi, fumetti o della letteratura fantasy, ndr)”. Quasi come se fosse “una che interpreta un ruolo e non una che è first lady”.
Gli abiti di per sè “le stanno bene, sono impeccabili, perfetti, ma sono muti, non dicono granchè” e spesso risultano “fuori contesto”. Quando è venuta in Italia “ha voluto omaggiare il nostro Paese scegliendo Dolce & Gabbana, ma il cappotto da oltre 50.000 dollari che ha indossato non ha aiutata la sua popolarità “.
Lei si veste “come si sarebbe vestita una moglie del Presidente Usa negli anni Ottanta, quando le prime donne d’America non avevano voce e si guardava solo come arredavano la Casa Bianca e quali charity sostenevano”.
Si tratta di uno “stile conservatore”, che “non prende rischi” e forse alla fine “è meglio così”: le volte che ha cercato di fare dei passi un po’ più azzardati “è stato un disastro”, come quando “ha messo il famoso parka con la scritta ‘I really don’t care. Do u?’ ed era appena stata con il marito a visitare un campo di rifugiati’…”. In quell’occasione “non si è capito a cosa di riferisse ed è stato completamente frainteso”.
Prima di lei c’era stata Michelle Obama, “con un senso dello stile pazzesco, che padroneggiava lo strumento della moda e che ha capito subito che gli abiti della first lady non sono una questione di sessismo, ma un canale attraverso cui si può fare politica”.
Lo ha compreso quando ha indossato “i designer americani, promuovendo dei giovani stilisti, che è la stessa cosa che fa Kate Middleton in Inghilterra”, che addirittura in occasione del fidanzamento ufficiale ha messo “un abito di un famoso pronto moda inglese che poi ha fatto soldout in una settimana in tutto il Paese”. Lei con la sua scelta “voleva sostenere quel settore dell’economia”.
Melania è stata “il colpo di scena nel colpo di scena dell’elezione di Trump” e con lei “d’un tratto ci siamo trovati come in un film di Almodovar”. Forse “non voleva nulla di più di sposare il miliardario Trump e farci un figlio”, quindi è probabile che si sia trovata in una situazione più grande di lei.
“La cosa le è caduta tra capo e collo e non l’ha saputa gestire bene: pensiamo al plagio di un discorso di Michelle Obama, episodio che ha contribuito a farne un meme nottetempo”. Il fondatore di Palazzo Madamas non si ferma più ed emette la sua sentenza: “Da un punto di vista paradossale e comico i suoi errori comunicativi sono fantastici, inarrivabili”.
La consorte del democrat Biden, invece, “sa gestire la sua presenza mediatica ed ha un profilo molto diverso: è una professoressa universitaria d’inglese”.
Il punto di contatto potrebbe essere “la bellezza e il fatto che anche lei abbia avuto nella vita una breve parentesi di modelling come Melania, prima di incontrare Joe Biden”.
A differenza della signora Trump, però, “niente jet privato, niente foto di nudo sulla pelliccia e con addosso solo gioielli”. Jill è “una donna che si cura ed ha un certo portamento”. Il suo è uno stile “abbastanza conservatore, però sprint”, da classica signora americana “volitiva, che se c’è da fare una cosa la fa senza chiedere il permesso al marito”.
Guardando le foto che girano in Rete si nota la sua passione per le scarpe alla moda, come le J’adior di Dior e in passato le rockstud di Valentino.
“La sua — fa notare l’ex penna del fashion system — è una storia ancora tutta da scrivere, però a giudicare da come ha affrontato la campagna elettorale, mi sembra che non si sia mai messa delle cose particolarmente obbrobriose”. Vedremo se i designer “faranno a gara a vestirla o se faranno come Tom Ford che si rifiutò di vestire Melania, anche se poi motivò la scelta dicendo che una first lady dovrebbe indossare capi non troppo costosi”. Quella di Jill Biden è una “bellezza matura che lei porta con naturalezza e non con una maschera di chirurgia plastica”.
(da “Huffingtonpost”)
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