CONTE VA A RIFERIRE A MATTARELLA
IL PREMIER AL QUIRINALE… IL VOTO RESTA L’OPZIONE MENO PROBABILE
Il Pd è furioso per come Giuseppe Conte e la macchina della comunicazione di Palazzo Chigi ha gestito le ultime 48 ore. Nei 5 stelle serpeggiano perplessità e irritazione, Beppe Grillo interviene nella crisi richiamando i “costruttori” citati da Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno, che chiede una riflessione “sull’opportunità di continuare sulla strada di polemiche sterili e strumentali che in questo momento servono solo a dividere le energie di tutti coloro che devono occuparsi di rappresentare il Paese intero”, un monito rivolto sicuramente a Matteo Renzi, ma nel quale vi si scorge anche una critica al premier.
Chi ha sentito in queste ore il fondatore spiega che il suo ragionamento è incardinato su due punti: basta liti, salvaguardiamo la maggioranza e la presenza di M5s al governo, possibilmente con l’attuale premier.
Quest’ultimo assunto apre alla domanda: anche con i responsabili? C’è un passaggio del post di Grillo che sembrerebbe aprire al tanto vociferato soccorso azzurro che riempie gli spifferi di Palazzo: “Non può esistere in questo momento una distinzione tra maggioranza ed opposizione perchè tutti i rappresentanti del popolo devono contribuire uniti a sostenere, in uno dei momenti più bui della sua storia, il Paese”. Opzione che, per quanto faccia loro tremare le vene ai polsi, alla fine sarebbe digerita anche dai 5 stelle pur di non andare al voto.
Conte è salito al Quirinale, un incontro, spiegano, per informare Mattarella dello sviluppo della crisi, senza che al momento sia stata presa alcuna decisione in un senso o nell’altro. Ma la fuga in avanti di ieri è stata “un errore madornale”, a sentire un dirigente pentastellato. Quel mai più al governo con Renzi in caso di rottura è stata una mano giocata male in una partita dove i dettagli sono fondamentali, dando un ulteriore pretesto per l’ex rottamatore per aggiungere motivazioni alla propria insofferenza. “Anche se pensavi che quello di Renzi era solo un bluff, non è quello il modo per stanarlo, la politica non è una mano di poker”, si sfoga un 5 stelle di governo.
Non è un caso che ieri pomeriggio dalla presidenza del Consiglio siano partiti messaggi per stemperare una posizione che fino a qualche ora prima appariva tetragona, e che nel Movimento, che aveva fatto partire la batteria del “Mai più con Renzi”, sia stato dato lo stop all’operazione.
Conte è chiuso a Palazzo Chigi, la linea dura di ieri è stata smorzata, diluita in una trattativa che i pontieri, soprattutto del Pd, da Goffredo Bettini ad Andrea Marcucci, porteranno avanti fino a un minuto prima della conferenza stampa.
“Una crisi ora sarebbe incomprensibile”, dice il presidente del Consiglio, quasi a invitare un’ultima mediazione, mentre i suoi fanno filtrare una tiepida schiarita nei rapporti.
Fonti di Italia viva bollano il riavvicinamento come “invenzioni”, ma sulle eventuali dimissioni della pattuglia di governo le bocche rimangono cucite, e un membro del partito sorride: “Matteo valuta tutto fino all’ultimo, e poi decide”. Si rincorrono le veline, circola voce di un incontro in extremis tra i leader, Palazzo Chigi tace, Iv smentisce categoricamente.
La convinzione, pressochè di tutti i protagonisti, è che il voto sia comunque l’opzione meno probabile al momento. Anche per questo le pressioni per evitare che Conte drammatizzi ulteriormente la situazione con una conta al buio in aula a caccia dei responsabili, ricordando che ai tempi dello scontro con Salvini non ci fu alcun voto, fatto che aprì nella forma e nella sostanza al reincarico.
Si lavora per rimanere nel perimetro dell’attuale maggioranza, con un premier politico (che può essere lo stesso premier uscente, ma non necessariamente) o con uno schema che preveda un presidente di garanzia per tutti (nel borsino salgono le quotazioni di Luciana Lamorgese), concordato con il Quirinale, e una squadra di ministri politici.
Se lo shodown dovesse andare in atto, Conte potrebbe giocarsi un’ultima carta: salire al Colle per uscirne formalmente non dimissionario, allo scopo di non veder sfumare i cruciali provvedimenti su Covid e sullo scostamento di bilancio necessario per il quinto decreto Ristori, in programma tra oggi e venerdì.
Un’estremo scampolo di tempo per ricomporre una situazione che ad oggi, complici le mosse dei suoi due principali protagonisti, sembra essere andata in frantumi.
(da “Huffingtonpost”)
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