CONTINUA L’AVANSPETTACOLO: FRANCESCO CUOMO, IL TATUATORE ULTRA’ CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA A ROMA CON IL TATUAGGIO NAZISTA
“DIABOLIK? UN AMICO DI STADIO. NON L’HO VISTO IL GIORNO IN CUI FU AMMAZZATO. IL PESTAGGIO DI UN AGENTE POLFER? LA MIA FEDINA PENALE E’ IMMACOLATA”
Francesco Cuomo, candidato di Fratelli d’Italia a Roma, è vero che la chiamano “il camerata”?
«Nessuno mi ha mai chiamato così».
Come spiega quel tatuaggio sul suo avambraccio, Werwolf, il nome della Resistenza nazista?
«È una grande forzatura».
In che senso?
«Nel senso che non è un simbolo delle Ss».
Cos’ è allora?
«Werwolf in tedesco significa lupo mannaro, licantropo. Così mi chiamava un amico quando ero ragazzo, perché andavo a letto sempre alle cinque del mattino dopo avere dato una mano ai miei in pizzeria. Me lo feci tatuare con il numero 5 accanto».
Accanto ci sono tre teschi.
«Non sapevo che fosse il nome di una rete clandestina di guerriglieri tedeschi».
Una rete alle dipendenze di Heinrich Himmler.
«Con quel tatuaggio ho girato il mondo, sono stato nei paesi arabi, in America e anche in Germania e non ho mai avuto problemi».
Quindi per lei quello non è un simbolo nazista?
«Ma le pare che nel 2021 uno come me, che lavora nove ore al giorno, sei giorni alla settimana nel centro di Roma, un padre di famiglia, possa simpatizzare col nazismo?
Lei è il candidato degli ultrà della Lazio?
«Ho frequentato la curva da ragazzo. È un grande luogo interclassista. Ma ora ho 47 anni e vado solo alle partite di cartello, in tribuna, con le mie due figlie gemelle».
Era amico di Diabolik, ucciso due anni fa?
«Lo conoscevo. Amici da stadio, più che altro
È vero che Diabolik era con lei il giorno dell’assassinio?
«Non è vero. Era passato dal mio studio per farsi un tatuaggio. Ma io quella mattina non c’ero. Ero a Genova»
Nel 2003 venne incriminato per un pestaggio ultrà di un agente Polfer. Com’ è finita?
«È una brutta storia, con un lieto fine. La mia fedina penale è immacolata. Oggi sono solo un gran lavoratore, nel tempo libero sto in famiglia o faccio sport. E sono un artista».
È fascista?
«No. Sono un patriota, un tradizionalista. Sono per il crocifisso attaccato in aula a scuola. La domenica vado a messa».
Si è vaccinato?
«Non ancora, a febbraio ho avuto il Covid. Sono finito intubato al San Camillo, avevo 40 di febbre e al saturazione a 87. Ho ancora gli anticorpi alti, poi mi vaccinerò. Sono per il controllo, in ospedale ho visto la gente morire».
Quindi è favorevole al Green Pass?
«No. Uno che ce l’ha e un altro senza possono viaggiare insieme in metro, ma poi il primo può entrare nel ristorante e l’altro no. Va trovata un’altra soluzione».
(da La Repubblica)
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