CONTRO IL GOVERNO SI INFIAMMANO ANCHE I VIGILI DEL FUOCO: RISCHIANO LA VITA PER 1200 EURO AL MESE
PRECARI IN RIVOLTA. SEDI DA RIFARE, AUTOMEZZI VECCHI DI 40 ANNI… NEL CORPO DIVAMPA IL MALCONTENTO, MASSACRATI DAI TAGLI DEL GOVERNO
Intervengono dove nessuno è in grado di intervenire.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del 72esimo anniversario della fondazione del Corpo, ha espresso ai vigili del fuoco “la riconoscenza della comunità nazionale per l’opera prestata quotidianamente con grande professionalità e con eccezionale spirito di abnegazione e di coraggio”.
Ma quella di ieri è stata una festa amara, per i 34 mila pompieri in servizio permanente ai quali vanno aggiunti i 20 mila precari (chiamati discontinui) sulle cui spalle si regge gran parte del funzionamento dell’intera struttura.
Franco Giancarlo, segretario Conflsal, ha consegnato, in una lettera al presidente Napolitano, tutto il malcontento che da tempo serpeggia nella categoria e che ieri, alla celebrazione, è stato oscurato e censurato: “Siamo indignati e stanchi di ricevere elogi, aspettiamo fatti concreti e non promesse come sempre inevase”.
Comandati da un prefetto.
Il malessere che serpeggia tra le divise verdi del 115 – alla loro pianta organica mancano all’appello 3 mila addetti – ha più di una causa. §
La prima è certamente l’anomalia della loro collocazione istituzionale: fanno parte del ministero dell’Interno, sono “parenti poveri” delle forze dell’ordine, e dipendono da una struttura dipartimentale in mano ad una quarantina di prefetti – che c’entrano, si chiedono in molti, con i vigili del fuoco? – che gravano sul bilancio gia in rosso dei pompieri per ulteriori 4 milioni di euro. Il vertice, dunque, è bicefalo: da una parte c’è il Dipartimento che fa capo al prefetto Francesco Paolo Tronca, dall’altro il Corpo retto dall’ingegnere Alfio Pini.
Quella dei pompieri è attualmente l’unica struttura del Viminale che ancora non ha un comando espresso dall’interno del Corpo: carabinieri, polizia e finanza sono comandati rispettivamente da un carabiniere, un poliziotto, un finanziere.
I vigili del fuoco, anzichè da un ingegnere, sono guidati da un prefetto.
Perchè? Il problema politico dell’esatta individuazione del settore istituzionale nel quale inserire il Corpo è un problema da tempo sollevato dalla Cgil.
“L’attuale modello organizzativo – tuona Mario Mozzetta, leader nazionale della Cgil Vigilfuoco – è troppo burocratizzato”. Di fatto i vigli del fuoco sono una struttura ibrida, nè forza di polizia, nè componente della Protezione civile che, priva di un centralino dell’Emergenza (e quindi come allertarla in caso di calamità ), ci tiene a smarcare i propri uomini con divise diverse – giallo fluorescente – da quelle dei vigili del fuoco.
I tagli lineari.
La seconda criticità causa del malumore dei vigili del fuoco è quella che accomuna in questo momento tutte le forze dell’ordine: i tagli lineari imposti dal governo ai quali il ministro dell’Interno non s’è saputo opporre.
In totale, 330 miloni di euro, 30 dei quali sono andati a colpire il bilancio del Corpo (2 miliardi, 1700 milioni per le spese del personale, 300 milioni per la gestione).
Va detto che il Corpo ha su di sè il peso di 30 milioni di euro di debiti pregressi che ne inficiano il funzionamento.
“Mancano 3 mila addetti e i tagli lineari del 10 per cento – è l’allarme del prefetto Tronca – rischiano di determinare difficoltà operative al sistema di soccorso”.
“La carenza nel ruolo dei capi squadra – gli fa eco l’ingegner Pini – e dei capi reparto, figure fondamentali per la composizione delle squadre di intervento – rende critica, nei comandi provinciali, l’organizzazione dei dispositivi di soccorso”.
E così, mentre il Viminale propone le medaglie al valor civile, i sindacati denunciano di essere sull’orlo della bancarotta e si rivolgono proprio al presidente della Repubblica per rappresentargli “la situazione disastrosa nella quale versano i vigili del fuoco”.
“I Comandi Provinciali – denuncia il segretario generale Confsal Franco Giancarlo – sono da tempo in rosso col rischio del pignoramento da parte dei creditori delle sedi e il blocco dei mezzi necessari al soccorso. Non possiamo più evitare istanze di decreti ingiuntivi. Siamo morosi per le spese della manutezione mezzi, pulizie caserme, utenze Enel, bollette telefoniche, tasse rifiuti urbani, riscaldamenti, acqua, affitti caserme, distribuzione buoni pasto e rifornimento carburante. I comandanti per poter garantire le missioni istituzionali sono costretti a acquistare carburante senza avere soldi, senza pagarlo, solo per evitare il blocco delle attività di soccorso”.
Mezzi vecchi e superati.
Il ‘cahier des doleance’ dei vigili del fuoco che, dicono, “rischiano la vita per 1200 euro al mese, uno stipendio umiliante e indecente”, è un lungo elenco di disfuzioni.
Basta prendere in considerazione, ad esempio, il parco automezzi. Le autopompe serbatoio sono oltre 1500, in media due per ogni sede, il 20 per cento ha più di 40 anni.
Un altro 20 per cento sono oggi fuori servizio per mancanza di fondi necessari per farle riparare. Le autobotti pompa (i mezzi per il rifornimento dell’acqua alle autopompe impiegate negli incendi) sono 600 di cui oltre il 30 per cento con più di 40 anni.
Il 15 per cento sono fuori servizio per mancanza di fondi necessari per farle riparare. Le autoscale sono 300 di cui il 40 per cento con più di 40 anni.
Il 25 per cento sono fuori servizio per mancanza di fondi per farle riparare. Gli anfibi sono 50 di cui la metà con più di 30 anni e l’altra metà con più di 40 anni.
Oltre il 35 per cento sono fuori servizio per mancanza di fondi manutenzione.
I reparti Volo sul territorio sono dodici, ma la metà dei nuclei non ha a disposizione il velivolo adatto al soccorso a causa della mancanza di fondi per la manutenzione ordinaria periodica.
Si tratta dell’elicottero AB412 che può essere impiegato a seconda dei casi o come eliambulanza (con barella e tecnico di bordo verricellista per i recuperi dei feriti in zone impervie).
O in operazioni antincendio boschivo grazie a una benna in grado di trasportare 900 litri d’acqua.
Senza carburante.
Le basi navali nei porti sono 24. Ma anche qua la scure dei tagli s’è fatta sentire di fatto rendendo critica l’operatività .
Valga per tutti l’esempio nel “profondo Nord-Est” di Trieste: in agosto il comandante provinciale ingegnere Carlo Dell’Oppio, rimasto senza soldi in cassa, è stato costretto a emanare un ordine del giorno con il quale praticamente obbligava i natandi di soccorso a starsene nel porto.
(“Visto l’esaurimento dei buoni gasolio acquistati a giugno e continuando a non disporrei di fondi per l’acquisto di ulteriore carburante per le unità navali si è costretti a disporre con effetto immediato che tutte le unità navali dei Vigili del fuoco escano solamente in caso di intervento di soccorso.
E qualora un’imbarcazione si ritrovi con i serbatoi al 20 per cento se ne dispone il fermo per mancanza di carburante”).
Tale situazione è stata ammessa dallo stesso prefetto Tronca. Qualche mese fa al Parlamento ha detto che “risulta del tutto evidente la necessità di procedere all’amodernamento del parco automezzi, delle strumentazioni tecnologiche in dotazione, nonchè della flotta elicotteri.
Occorre sviluppare una rtete avanzata di telecomunicazioni che possa garantire anche in fase di emergenza il collegamento tra e con il personale”.
La risposta del governo e del ministro dell’Interno è stato il taglio di 30 milioni di euro.
Va detto che, a dispetto delle celebrazioni ufficiali del 72esimo anniversario del Corpo, la situazione è talmente drammatica che è un coro unanime di proteste sia dei sindacati che dei vertici dell’amministrazione.
L’ingegner Alfio Pini, capo del Corpo, ha protestato per “i tagli alle risorse per consumi intermedi (meno 34 per cento) e per investimenti (meno 30 per cento)”.
“La riduzione di queste risorse – ha sottolineato Pini – mette in crisi l’acquisto di carburante, vestiario, equipaggiamenti, dispositivi di protezione individuale, manutenzione dei mezzi e della attrezzature, manutenzione e adeguamento delle sedi, formazione del personale, mensa, pulizie, utenze non più comprimibili. I Comandanti provinciali devono dunque assumere posizioni debitorie per garantire l’operatività del soccorso”.
“A fronte di tagli che ammontano in media al 25 per cento degli stanziamenti del 2010 – ha aggiunto – con punte di oltre il 50 per cento per capitoli relativi ad esempio alle telecomunicazioni e al settore NBCR (nucleare battereologico chimico radiologico) il Corpo si troverà nell’impossibilità di garantire una adeguata organizzazione del servizio di soccorso tecnico urgente e degli altri compiti istituzionali”.
Pini, prima delle ultimi alluvioni, aveva anche avuto occasione di criticare, senza mai citarla direttamente, la gestione Bertolaso scandita a colpi di decreti emergenziali.
“L’esperienza maturata in occasioni delle recenti calamità – era la critica del capo del Corpo – testimoniano la scarsa efficacia dell’attuale modello organizzativo che prevede la gestione delle risorse stanziate dal governo in capo a Commissari straordinari per le emergenze, stante la carenza di stanziamenti a favore dei vigili del fuoco e il ritardo con cui le competenze vengono corrisposte al personale impegato”.
In altre parole il capo del Corpo manda i vigili del fuoco in missione per far fronte alle calamità senza tuttavia poter disporre delle risorse necessarie al loro finanziamento.
(da “L’Espresso“)
Leave a Reply