CONTRORDINE ONOREVOLI, LA BARBERIA DELLA CAMERA RIMANE APERTA
IL SERVIZIO VERRA’ RIDOTTO IN NOME DEI TAGLI
Rivoluzione alla barberia della Camera.
I deputati non dovranno rinunciare al servizio di coiffeur allestito nell’apposito salone in stile Liberty, al piano Aula di palazzo Montecitorio. Ma il servizio verrà ridotto, in nome della spending review e soprattutto della razionalizzazione delle spese.
Soprattutto su impulso del questore di Scelta civica Stefano Dambruoso, il collegio dei questori della Camera ha deciso di ridurre il personale e gli orari di apertura della barberia.
Una soluzione che porterà la Camera a spendere ogni anno circa 150 mila euro in meno per assicurare il servizio di parrucchiere interno.
Si spenderà meno per assicurare un taglio a buon prezzo a deputati, giornalisti e assistenti parlamentari, ma la Camera in realtà non risparmierà rispetto alla spesa attuale.
Vediamo perchè.
Il progetto dei questori, che dovrebbe entrare in vigore da febbraio, prevede che i barbieri vengano ridotti dall’attuale formazione di 7 a 4 e che, di conseguenza, la barberia rimanga aperta meno ore a settimana, con la possibilità ad esempio di chiusure pomeridiane.
I tre “figaro” che non faranno più parte dell’organico della barberia sono comunque personale assunto dalla Camera con regolare concorso e verranno rincovertiti in altre mansioni, come quella di commessi ai vari piani di Montecitorio.
Circostanza già avvenuta ad esempio per gli ex addetti alla buvette.
I sette “figaro”, sia quelli che rimarranno che quelli che usciranno dalla barberia, manterranno comunque tutti il loro attuale stipendio (che cambia a seconda dell’anzianità di servizio).
Questa “rivoluzione” sulle note del barbiere di Siviglia, quindi, poco modificherà la spesa annua della Camera, che rimarrà per lo più sempre la stessa.
L’”assalto” dei questori alla barberia è semmai un segnale di razionalizzazione della spesa, un segnale anche mediatico: spendiamo meno soldi per un servizio che in molti, fuori dal Palazzo, considerano un privilegio.
A marzo, quando girò voce in Transatlantico che i questori avrebbero potuto chiudere il coiffeur, il questore Dambruoso lo disse chiaro e tondo: “Una cosa è certa, come deputato di Scelta civica non potrò ripresentarmi ai miei elettori avendo avallato un servizio con circa 400mila euro di costi in perdita per le casse della Camera, vale a dire 400mila euro di tasse pagate dagli elettori stessi”.
Perchè, secondo i conteggi, il servizio di barberia (ora aperto anche a donne, collaboratori parlamentari e giornalisti non iscritti all’Asp), che è comunque un servizio a pagamento (18 euro per taglio e shampoo), costa alla Camera ogni anno circa 500mila euro, a fronte di un introito di circa 92mila euro.
Con i tagli a personale e orari invece, spiega il questore Paolo Fontanelli (Pd), si avrebbe “una minor spesa annua per il servizio di barberia pari a circa 150 mila euro annui”.
Con buona pace di Figaro.
(da “Huffingtonpost”)
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