CORTE DEI CONTI E INPS SMONTANO QUOTA 100: RISCHIA DI SFASCIARE I CONTI PUBBLICI
AUMENTO DEL DEBITO PER 38 MILIARDI IN TRE ANNI, SE DIVENTA STRUTTURALE BUCO DI 90 MILIARDI, PAGHERANNO LE FUTURE GENERAZIONI
Due grandi alert su quota 100.
Uno sui costi che graveranno sulle generazioni future, un altro sull’esodo di personale dagli uffici comunali.
§A lanciarli sono l’Inps, Corte dei Conti e l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni italiani.
Il grosso del costo di Quota 100 “graverà comunque sulle generazioni future”, ha dichiarato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, nel corso di una audizione alla Commissione Lavoro del Senato sul “Decretone” spiegando che se la misura resterà sperimentale per tre anni (e fino al 2026 per la pensione anticipata) aumenterà il debito implicito di 38 miliardi.
Se queste misure diventassero strutturali l’aumento del debito implicito lieviterebbe a oltre 90 miliardi.
Un impatto sui conti dell’Inps, a cui si aggiunge anche la revisione al ribasso della crescita del Pil per il 2019, anch’essa con conseguenze sui conti dell’Istituto previdenziale.
La revisione delle stime di crescita del Pil per il 2019, come quella operata dalla Banca d’Italia che stima una crescita dello 0,5%, rischia di comportare un ‘buco’ da 2 miliardi nelle entrate contributive dell’Inps.
E’ la stima fornita dal presidente dell’Istituto, Tito Boeri, nel corso dell’audizione sul decretone in commissione Lavoro del Senato.
Il bilancio preventivo 2019 dell’Inps, ha ricordato Boeri, è costruito su un incremento del Pil reale dello 0,9%.
“Un incremento dello 0,5% come quello previsto dalla Banca d’Italia (prima che l’Istat certificasse il calo dello 0,2% del Pil nel quarto trimestre 2018) o addirittura pari a zero – ha osservato Boeri – avrebbe un impatto immediato sulle entrate dell’Inps e, in prospettiva, sulle spese per le prestazioni a sostegno del reddito. La previsione di incremento delle entrate contributive è dell’1,4% rispetto all’assestato del 2018 che corrisponde a un incremento di 3,09 miliardi di euro. Una crescita dei contributi in linea con l’andamento del Pil nello scenario (a questo punto relativamente ottimistico) tratteggiato da Banca d’Itala porterebbe a circa due miliardi in meno di entrate contributive rispetto a quanto preventivato.
La quota 100 “ha un impatto significativo” sui conti pubblici: nell’audizione alla Commissione Lavoro del Senato sul “decretone”, anche la Corte dei Conti segnala che “l’anticipo dell’età pensionistica comporta sia esigenze di cassa sia debito implicito, in quanto la componente retributiva non viene corretta tenendo conto della maggiore durata della prestazione stessa”.
“Gli obiettivi perseguiti dalla misura – in primis, stante quanto affermato nella relazione illustrativa, l’aumento dell’occupazione giovanile – sono condivisibili in linea generale, anche se di non semplice conseguimento”, ha detto Angelo Buscema, presidente della Corte dei conti, nel corso di un’audizione in Senato su quota 100.
“Gli auspicati meccanismi di sostituzione dei pensionati che “anticipano” l’uscita dal lavoro con nuove assunzioni sembrano non trovare conferma negli studi che pongono in relazione, per i diversi paesi, l’età di uscita dal mondo del lavoro con la quota di occupazione giovanile”, ha aggiunto.
Con quota 100 nei Comuni “si rischia un esodo anticipato e massiccio di personale, soprattutto dirigenziale, che si è nell’impossibilità di sostituire” viste le attuali regole sul turnover. Lo dice l’Anci nel documento consegnato alla commissione Lavoro del Senato per l’audizione sul decretone, nel quale si stima “in circa 50.000 dipendenti la platea dei probabili aventi diritto alla pensione” nei prossimi “12-18 mesi”.
Un esodo che “potrebbe mettere in serio pericolo l’erogazione di servizi essenziali” compresi quelli legati al reddito di cittadinanza.
(da “Huffingtonpost”)
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