“DA SILVIO UNA RESA A RENZI”: CRESCE LA PROTESTA IN FORZA ITALIA
IL LEADER RICHIAMA ALL’ORDINE I DISSIDENTI, MA IL MALUMORE DILAGA PER L’ACCORDO SULLA RIFORMA DEL SENATO
«Una resa». Due parole, sconsolate e rassegnate, saltano di bocca in bocca tra i parlamentari di Forza Italia in attesa dell’incontro con Berlusconi.
A Montecitorio, stranamente movimentato di giovedì pomeriggio, i forzisti di tutte le sfumature ripetono queste due parole.
Poi c’è pure chi ne aggiunge una terza: «Una resa incondizionata».
Si fa riferimento all’accordo chiuso tra il Cavaliere e Renzi sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale. I dissidenti saranno chiamati all’ordine: da Brunetta a Minzolini, fino a quei quasi 40 senatori che vogliono un Senato elettivo.
L’incontro di stamane tra il premier e l’ex premier ha sigillato l’intesa del Nazareno, quando i due si incontrarono nella sede del Pd e si discusse soprattutto di legge elettorale.
A gennaio si stabilì come doveva essere cambiato il Senato per superare il bicameralismo perfetto.
Allora si disse – genericamente – che quella parte del Parlamento non doveva essere eletta direttamente dal popolo, ma essere espressione delle autonomie. Ora ci saranno tanti piccoli aggiustamenti di composizione e di competenze, ma quell’idea rimane: ed è l’idea tutta partorita a Palazzo Chigi e che Forza Italia sostanzialmente sta trangugiando.
Altra storia è invece la legge elettorale: su questa Berlusconi era stato più chiaro.
Ha accettato obtorto collo il doppio turno ma ha ottenuto una serie di sbarramenti per i piccoli partiti che saranno costretti ad allearsi con il vecchio padre padrone del centrodestra, pena l’irrilevanza e l’impossibilità di eleggere un deputato.
E poi le liste bloccate, niente preferenze.
Un’altra delle richieste di Berlusconi che il segretario del Pd ha sottoscritto nonostante la ribellione all’interno del suo partito e le richieste da parte dei 5 Stelle.
Ecco, questo impianto è rimasto, a cominciare dalle liste bloccate che consentono ai padroni dei partiti di decidere chi mettere in lista.
Niente preferenze che permettano ai “ras” di alzare la testa, come pensava di fare Fitto alle Europee (ha preso quasi 240 mila voti e ha chiesto le primarie, ma Berlusconi non gliele vuole dare).
Ora la «resa» è consegnata all’assemblea dei parlamentari di Forza Italia ed è Berlusconi in persona a spiegarla con effetti speciali ai quali nel suo partito però nessuno crede più.
Prima di entrare nella sala della Regina le varie sfumature berlusconiane spiegavano che il Cavaliere non ha più la forza del leone, ora che pure Pier Silvio si è arruolato ai “laudatores” di Matteo.
Il padre, come sempre il più perspicace, lo aveva fatto per primo. E poi ha altro a cui pensare. Per sè (il processo Ruby con sentenza il 18 luglio) e per suo figlio Pier Silvio (processo Mediatrade) .
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)
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