DAI BILANCI IN ROSSO AI SUPER COMPENSI PER SE’: IN AULA DA SANTANCHE’ OMISSIONI E SILENZI
SMENTITA DAI DIPENDENTI LA VERSIONE CHE LA MINISTRA NON HA MAI GETITO LA KI GROUP
Gli emolumenti presi dalle sue aziende. La gestione di alcune società da lei negata e la dipendente messa in cassa integrazione che ha continuato a lavorare. E, ancora, la reale situazione di Visibilia al centro di una indagine della procura di Milano che la vede iscritta nel registro degli indagati. Sono almeno quattro i punti della lunga difesa della ministra Daniela Santanché in Senato che non tornano. Quattro affermazioni che non sono corrette e che sono state smentite dai diretti interessati.
La gestione della Ki Group
Uno degli elementi emersi nelle inchieste giornalistiche di questi giorni è la gestione della ministra insieme al suo ex compagno Caio Mazzaro nell’azienda del biologico Ki Group: azienda che non ha pagato fornitori e nemmeno il Tfr ad alcuni dipendenti. “Non ho mai avuto il controllo e la gestione della Ki Group — ha detto in aula Santanchè — e da gennaio 2019 ho assunto una carica sociale senza alcun potere operativo”. In realtà fino al 2022 lei è stata presidente del cda dell’azienda e alcuni dipendenti, presenti in Senato, hanno smentito la sua versione. Come Monica Lasagna, ex responsabile fornitori: “Io avevo contatti diretti con lei e facevo riunioni con lei ogni 15 giorni”. ”Ho lavorato in amministrazione e avevo il figlio Lorenzo Mazzaro che mi dava istruzioni, e quando aveva dubbi chiamava la mamma”, ha aggiunto la dipendente Raffaella Caputo.
I super compensi
Come denunciato da Report in meno di nove anni solo come stipendi per le cariche sociali, “Daniela Santanchè si sarebbe portata a casa 2,5 milioni e Canio Mazzaro 6”. Santanchè ha smentito questa versione: “Con riferimento ai compensi preciso — ha detto in aula — di aver incassato dal 2019 appena 20 mila euro all’anno. Negli anni precedenti con i bilanci in crescita ho ricevuto circa 100 mila euro”. Qui ha detto una mezza verità, dimenticandosi l’altra parte: lei in aula ha parlato solo degli emolumenti presi come presidente del cda di Ki Group. Ma compensi anche superiori ai 200 mila euro all’anno, secondo Report, li ha presi nella capogruppo Bioera.
I conti in Visibilia
La ministra ha invece detto di essere orgogliosa della sua gestione in Visibilia, la società editrice: “Sono stata socia di maggioranza e ho ottenuto grandi successi rianimando riviste che tutti avete letto — ha detto — poi è arrivata la crisi dell’editoria che ha travolto tutto il settore. Alla fine del 2022 la procura ha proposto istanza di fallimento per quattro società Visibilia: per due società ha ritirato la proposta e ho messo a garanzia anche la mia casa per salvare le aziende, meriterei un plauso”. Tutto risolto dunque no? Peccato che la ministra non abbia fatto alcun cenno sulla perizia di parte sul tavolo della procura che denuncia errori nei bilanci: omissioni che non hanno fatto emergere passività per 4 milioni a partire dal 2014. E denuncia anche strane manovre come finanziamenti da 680 mila euro dati a una società terza, di proprietà di Santanchè con usufruttuario l’ex compagno Alessandro Sallusti, non restituiti quando Visibilia era già con debiti per milioni di euro e lei cercava fidi in banca. E non ha detto nulla sul prestito non restituito a Invitalia per l’emergenza Covid, pari a 2,7 milioni di euro.
La dipendente in cassa Covid
La ministra ha poi sminuito la vicenda della causa civile in corso a Roma avviata da una dipendente che sostiene di essere stata messa in cassa integrazione Covid a sua insaputa e di aver continuato a lavorare per Visibilia mentre svolgeva anche una consulenza al gruppo di FdI al Senato. In aula Santanché ha detto: “C’è poi una dipendente che sostiene di non sapere di essere stata messa in cassa integrazione. La sua situazione è stata sanata, ma posso assicurare che lei non ha mai lavorato in Visibilia da quando era stata messa in cassa integrazione”. Ma se è stata sanata adesso, vuol dire che qualcosa non andava prima, no?
L’avvocato La Russa
Il presidente del Senato ha detto di non aver mai lavorato per Visibilia o il fondo Negma. In realtà ha inviato per Visibilia e Negma due diffide a un quotidiano online di Milano, ma adesso si scopre, perché lo ha detto la ministra in aula, che La Russa è stato incaricato anche di una diffida contro il socio di minoranza (Giuseppe Zeno) che ha presentato esposti alla Consob sui prestiti a Visibilia del fondo Negma. Secondo Santanché questo socio chiedeva accordi indicibili e per questo è stato diffidato: dall’avvocato La Russa che ieri presiedeva l’aula durante l’informativa della ministra.
(da La Repubblica)
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