ANCORA UNO SCANDALO AL CSM: ALLA PROCURA DI FIRENZE VA IL PM GRADITO A DESTRE E RENZI
DECISIVO IL VOTO DEL LEGHISTA PINELLI, GIA’ AVVOCATO NEL CASO OPEN
La nomina del procuratore capo di Firenze diventa il primo scandalo politico del nuovo Consiglio superiore della magistratura.
Filippo Spiezia, sessant’anni, membro italiano e vicepresidente di Eurojust (l’agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria) ha ottenuto l’incarico contro Ettore Squillace Greco, 63 anni, attuale procuratore capo di Livorno.
Ma l’esito in plenum in realtà è stato di 15 a 15: per far prevalere Spiezia, voluto a tutti i costi da Matteo Renzi e dal centrodestra, è stata decisiva la mossa anti-istituzionale del vicepresidente dell’organo, l’avvocato leghista Fabio Pinelli, che contro ogni aspettativa ha partecipato al voto e si è espresso in suo favore, ignorando la prassi e le gigantesche ragioni di opportunità.
Pinelli, infatti, assisteva Alberto Bianchi, già presidente della fondazione Open, imputato per finanziamento illecito e corruzione nel processo sulla cassaforte renziana in corso proprio a Firenze. Non solo: è stato il legale che ha materialmente presentato alla Consulta il conflitto di attribuzione contro la Procura fiorentina sollevato dal Senato nell’ambito di quello stesso processo, sostenendo che i sequestri dei pm fiorentini violassero le prerogative costituzionali di Renzi.
Finora, in tutte le occasioni in cui aveva partecipato al voto (ma solo per non far mancare il numero legale) il vicepresidente leghista si era astenuto, giustificando la scelta proprio con il ruolo istituzionale: se avesse fatto lo stesso in questa occasione, Squillace sarebbe passato per maggiore anzianità. Il voto del vicepresidente, invece, per regolamento a parità di consensi vale doppio.
Va in porto così il piano di Ernesto Carbone, emissario renziano al Csm, e dei consiglieri laici di centrodestra di nominare un “papa straniero“, cioè un magistrato il più distante possibile dal procuratore uscente Giuseppe Creazzo e dai suoi aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli, titolari delle due delicatissime inchieste “politiche” aperte negli ultimi anni nel capoluogo toscano: quella su Open, in cui sono a processo Renzi e il “Giglio magico”, e quella sulle stragi di mafia del 1993 in cui era indagato Silvio Berlusconi e lo è ancora Marcello Dell’Utri. Riassumendo: l’ex avvocato di un coimputato del leader di Italia viva, indicato dalla maggioranza di cui fa parte Forza Italia, viola il suo ruolo istituzionale ed esprime il voto decisivo per nominare il capo dei pm di Firenze, che accusano il leader di Italia viva e i fondatori di Forza Italia. E casualmente vota per il candidato gradito a Italia viva e a Forza Italia, nominato a Eurojust nel 2015 proprio dal governo Renzi.
Per Spiezia, oltre a Pinelli, hanno votato i sette togati conservatori di Magistratura indipendente, i sei laici di centrodestra e Carbone. Per Squillace, invece, si sono espressi sette consiglieri togati progressisti di Area e Magistratura democratica, gli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda, e anche i quattro di Unicost, rimasti in bilico fino all’ultimo; tra i laici, Roberto Romboli (Pd) e Michele Papa (M5s). Astenuti i due membri di diritto, il procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato e la prima presidente Margherita Cassano, che però, intervenendo in plenum, ha espresso parole di stima per il capo dei pm di Livorno.
Squillace, 63 anni, appartiene invece alla magistratura progressista (è iscritto sia a Md che ad Area) e ha una lunga esperienza nella lotta alla ‘ndrangheta, avendo iniziato la carriera in Calabria e in particolare alla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio. Prima di trasferirsi a Livorno nel 2015, era stato già in servizio a Firenze per quasi dieci anni, sempre come sostituto procuratore alla Dda, lavorando a stretto contatto con Turco. La sua scelta avrebbe garantito il massimo della continuità con gli attuali vertici della Procura e per questo era particolarmente invisa a destre e renziani.
(da Il Fatto Quotidiano)
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