DAI VERBALI DI BISIGNANI SPUNTA LA MACCHINA DEL FANGO SULLA BOCASSINI
LA DEPUTATA PDL BIANCOFIORE RIVELA UN DOSSIER SUL FIGLIO DELLA PM… EMERGONO I NOMI DELLA PRESTIGIACOMO E DELLA SANTANCHE’ TRA GLI INTERLOCUTORI ABITUALI DEL FACCENDIERE
In tanti parlavano con il grande “triangolatore” del potere e in tanti adesso tremano.
Perchè l’inchiesta della Procura di Napoli su dossier e ricatti è entrata nel cuore del sistema di relazioni intrecciato da Luigi Bisignani con esponenti di primissimo piano della politica, dell’economia, della magistratura.
Con lui si confrontavano o chiedevano consiglio parlamentari e ministri del governo in carica, come la titolare dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.
Molti di quei colloqui sono stati intercettati dagli inquirenti.
E dalle conversazioni allegate all’indagine emergono episodi che non costituiscono reato ma fanno sicuramente riflettere.
Come una telefonata registrata il 16 gennaio scorso.
Da una parte dell’apparecchio c’è Bisignani, dall’altra la parlamentare del Pdl Micaela Biancofiore.
La deputata allude a una vicenda vecchia di quasi quattordici anni, una rissa fra ragazzi sull’isola d’Ischia nella quale era rimasto coinvolto il figlio dell’attuale procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, pilastro del pool Mani pulite che in quei giorni sta indagando anche sul caso Ruby e viene tenuta costantemente nel mirino della macchina del fango.
La Biancofiore introduce l’argomento.
Bisignani però tronca quasi subito la conversazione. “Ne parliamo da vicino”, afferma.
E in un dialogo successivo la Biancofiore si dice rammaricata, forse proprio per aver affrontato un tema troppo delicato per essere discusso al telefono. Coincidenza vuole che all’indomani di quella telefonata si sia svolto ad Arcore un pranzo con i direttori delle principali testate riconducibili a Berlusconi. Tempo qualche altro giorno, il 22 gennaio, e il Giornale pubblica un servizio proprio su quella serata ischitana di quasi tre lustri fa, attaccando pesantemente Ilda Boccassini.
Un’idea dell’ampiezza dell’indagine traspare da un inciso dell’ordinanza con la quale il giudice Luigi Giordano ha disposto gli arresti domiciliari per Bisignani per tre ipotesi di favoreggiamento e ha chiesto il carcere per il deputato del Pdl Alfonso Papa.
Il gip cita infatti il titolo di un paragrafo della richiesta dei pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio che affronta, fra gli altri argomenti, “i rapporti con Gianni Letta e la presidenza del Consiglio dei ministri, quelli con l’Eni, con altri esponenti di governo, con i vertici dei servizi di sicurezza, con Dagospia”. Materiale che il magistrato, dopo aver escluso a carico di Bisignani e Papa le accuse di associazione per delinquere e di aver costituito un’associazione segreta, non ha ritenuto di “approfondire ed illustrare” perchè, sottolinea, riguarda “dichiarazioni e intercettazioni di persone non indagate”.
Da quelle pagine però emerge, rileva il giudice, “la rete di relazioni umane e professionali” nella quale Bisignani si muove da sempre “in modo disinvolto”.
Con lui si confrontava il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo in un colloquio intercettato e sul quale il ministro è stata poi anche ascoltata come testimone dai pm Curcio e Woodcock.
Anche altri componenti dell’esecutivo erano in contatto con l’influente uomo d’affari.
Come il sottosegretario per l’Attuazione del programma Daniela Santanchè, in favore della quale Bisignani sostiene di essersi speso per rimuovere il veto politico opposto dal presidente della Camera Gianfranco Fini dopo la scelta della Santanchè di guidare la Destra alle ultime elezioni politiche.
E sembra che anche Luca di Montezemolo avesse chiesto a Bisignani di valutare la possibilità di far confluire i consensi dell’Eni in Confindustria su un nome apprezzato dal presidente della Ferrari.
La caratteristica di Bisignani, ha spiegato ai pm uno dei testimoni, il presidente del Poligrafico dello Stato Roberto Mazzei, è quella di essere “un triangolatore. Difficilmente dice i fatti suoi a qualcuno. È uno che separa”.
Per poi, se necessario, unire.
Dario del Porto e Francesco Viviano
(da “La Repubblica“)
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