EMINENZE AZZURRE: È GIANNI LETTA IL VERO PAPA
INCHIESTA P4: RIVELAZIONI, SOLDI E FAVORI ALL’OMBRA DEL SOTTOSEGRETARIO…BISIGNANI: “RIFERIVO A GIANNI LETTA TUTTE LE INFORMAZIONI CHE MI PASSAVA PAPA SULLE VICENDE PROCESSUALI CHE RIGUARDAVANO LUI E VERDINI”
“Mi chiedete se io informassi Letta delle notizie e delle informazioni riservate di matrice giudiziaria comunicatemi da Papa; a tal riguardo vi dico che sicuramente parlavo e informavo il dottor Letta delle informazioni comunicatemi e partecipatemi dal Papa, e in particolare di tutte le vicende che potevano riguardarlo direttamente o indirettamente come la vicenda riguardante il Verdini, come la vicenda inerente al procedimento che riguardava lui stesso (e cioè il Letta) e il Chiorazzo”.
È Luigi Bisignani a metterlo a verbale lo scorso marzo davanti ai pm napoletani.
“Il Chiorazzo” di nome fa Angelo, è un imprenditore cooperativo vicino a Comunione e Liberazione e ai democristiani di ieri e di oggi (Andreotti, Mastella, Letta).
Letta è invece Gianni, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che con Chiorazzo finì indagato dalla Procura di Potenza.
Papa, infine, di nome fa Alfonso. È un giudice in aspettativa e un deputato del Pdl che ha avuto esperienza al ministero della giustizia prima con Roberto Castelli e poi con Clemente Mastella.
Sarebbe lui, a detta di Bisignani, l’uomo in grado di carpire “notizie e informazioni giudiziarie riservate” da consegnare nelle mani dell’eminenza azzurrina che siede a Palazzo Chigi.
L’inchiesta sulla P4 fornisce nuovi particolari della vicenda.
Maria Elena Valenzano, già assistente parlamentare di Papa, racconta come avesse ricevuto, tra le altre, una consulenza dalla Axilium di Chiorazzo che le avrebbe fruttato mille euro lordi al mese.
Per fare cosa? Curare alcuni rapporti istituzionali, le dissero.
Cosa che, si evince dalle sue dichiarazioni, non fece (“Non ho mai svolto alcuna prestazione pur emettendo regolare fattura”).
Ma perchè? Papa le spiegò che quella cifra era a lui dovuta “in ragione delle rottura di scatole dategli dal Chiorazzo stesso con riferimento ai problemi giudiziari”.
Ecco allora che le informazioni privilegiate e riservate che Papa riusciva a recuperare – dicono i pm – avevano un prezzo.
Ma qual era il prezzo che questa stessa messe di notizie coperte da segreto aveva a Palazzo Chigi?
I magistrati accusano il gruppo di Bisignani di favoreggiamento.
In pratica, scrivono, tutelavano “i soggetti ‘amici’ inquisiti (che all’uopo venivano avvisati dei procedimenti in corso) ad eludere le indagini (impedendo addirittura. in taluni casi, l’avviarsi delle indagini stesse e la iscrizione di un relativo procedimento penale)”.
Tra i soggetti amici non c’è dubbio che vi fosse il potente segretario alla Presidenza del Consiglio.
Il nome di Gianni Letta appare 17 volte nell’ordinanza sulla P4.
Sulla vicenda che lo vedeva indagato con Chiorazzo, ad esempio, Bisignani dà la sua versione: “Papa mi disse di essersi informato e di aver acquisito informazioni attraverso l’ex Procuratore aggiunto Achille Toro”.
Ma Letta, l’uomo che ancora ieri il presidente del Consiglio definiva “un galantuomo e un servitore delle istituzioni”, non è solo il collettore di notizie delicate che riguardano lui o la sua parte politica.
L’uomo è il cardine di un sistema politico e istituzionale e per ciò stesso elemento delicato.
Il generale Adriano Santini, direttore dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) chiarisce come il suo ruolo “dipende direttamente dal Presidente del Consiglio, per il tramite del sottosegretario delegato dottor Gianni Letta”.
E Valter Lavitola, il direttore editore dell’Avanti coinvolto nell’affaire di Saint Lucia e della casa a Montecarlo del cognato di Gianfranco Fini, in maniera più spiccia, constata: “È noto che in Italia chi decide effettivamente su tutto ciò che riguarda i servizi civili e militari è Gianni Letta con il quale – precisa – io non sono in buoni rapporti”.
Chi aveva buoni rapporti con lui era Alfonso Papa.
È Letta a spiegare ai magistrati: “Ho conosciuto Papa quando era al ministero della Giustizia e che è rimasto al ministero sia con Castelli che con Mastella. Ricordo che un giorno il Papa mi disse che aveva aspirazioni politiche. In seguito del Papa e delle sue aspirazioni politiche mi parlò anche il Bisignani. Io rappresentai tale aspirazione del Papa a Berlusconi, (che mi disse che aveva ricevuto molte altre sollecitazioni riferite sempre al Papa). Dopo l’elezione a deputato, il Papa mi chiese di fare il Sottosegrerario. Ma non è stato mai accontentato”.
Papa, quindi, raccomandato da Bisignani e Letta, riuscì a farsi eleggere.
I giudici scrivono: “L’inserimento nelle liste elettorali potrebbe integrare l’utilità prevista come corrispettivo dell’atto nel reato di corruzione”, proprio per il sistema delle liste bloccate che consente di “nominare” i futuri deputati.
Non c’è però causa-effetto tra le notizie riservate che avrebbe procurato a Bisignani e la sua ascesa politica.
Anche perchè, scrivono i pm, Papa aveva dalla sua Castelli, Pera, Previti e Cosentino.
Eduardo Di Blasi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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