NEL FORTINO DEL SENATUR CRESCE LA VOGLIA DEL GRANDE STRAPPO: “E’ ORA DI MOLLARE SILVIO”
IL SINDACO DI GEMONIO: “ANCHE NEL PAESE DOVE VIVE BOSSI E’ STATO TRADITO DAL REFERENDUM: IL 53% E’ ANDATO A VOTARE”…”NELLA LEGA TROPPI POLTRONARI E TROPPA GENTE CON DOPPI INCARICHI”
Il ministro non c’è, è a romaladrona. Però c’è il vicino di casa. Il sindaco.
«È casuale, ci siamo trovati ad abitare uno a fianco all ‘altro». Anche se come larghezza via Verbano potrebbe competere con una pista da biglie (chiedere agli uomini delle scorte), si può supporre che tra Umberto Bossi e Fabio Felli, apprezzato primo cittadino di Gemonio, di beghe per il parcheggio non ne sorgeranno.
Felli, di mestiere imprenditore immobiliare, è un novizio della Lega, nel senso che nonostante sia al suo secondo mandato è iscritto al partito da appena un anno.
Di Bossi dice: «Ognuno è talmente impegnato nel suo che nessuno dei due interferisce».
Però magari succede che il sindaco è andato a votare al referendum-“sì” sull’acqua, “no” sul nucleare – e che l’invito del ministro a disertare le urne gli è «sfuggito», parole sue.
Tira una strana aria a Gemonio.
Di «attesa» e di nervosismo, nemmeno troppo velato.
Sono già accadute cose, altre possono accadere.
Per esempio, come chiedono molti, e tutti saranno a Pontida con le orecchie bene aperte, che «la Lega torni fare la Lega» e Bossi decida di mollare Berlusconi.
Felli spara una metafora a rilascio immediato: «Un conto è se sei bene in sella al cavallo, con le briglie in mano. Altro conto è se il cavallo sbanda e ti porta dove vuole lui. In questo caso è meglio scendere dal cavallo».
Inutile specificare chi sia il cavallo.
«Finora siamo stati in sella facendo i contorsionismi, di sbieco, cercando di stare in equilibrio in nome del benedetto federalismo fiscale. Adesso però è arrivato il momento di guardare a noi stessi e di sganciarci».
Saremo pure a casa del Capo, nel tempio dell’ortodossia leghista.
Sarà anche vero, ed è la prima cosa che ti fanno notare i nonni di Gemonio in piazza Vittoria, che Arcore ha tradito Berlusconi (è stato eletto un sindaco Pd) ma Gemonio non ha tradito Bossi (Felli è stato confermato l’anno scorso con il 47%).
Eppure, distinguo identitari a parte, il coro che si leva da questo borgo di case che lassù in alto abbraccia il castelletto dei Bossi e il vessillo col Sole delle Alpi che sventola in giardino, è netto. «Dobbiamo andare da soli. Berlusconi è bollito e avanti così fa bollire anche noi», ragiona il militante che rientra dal lavoro e trova chiuso il bar.
Chiusa anche la sede della Lega, quella dove l’anno scorso, prima di Capodanno, due petardi hanno fatto saltare la vetrina. «La sezione è aperta a tutti ogni lunedì sera dalle 21», è mestamente scritto su un cartello.
Accanto, il poster «Lega Nord, coerenza e serietà ».
Centro metri più in là , sulla bacheca in piazza denominata “Ur pur-tun, nutiziarii de Gimon”, c’è ancora l’avviso agli elettori del referendum.
Il quorum è stato del 53%, i “sì” oltre il 90%.
Per il Senatur, uno scorno.
Qualche impavido ha attaccato alla parete di legno l’invito al “pranzo in tricolore” (dall’antipasto al dolce) organizzato al centro socio assistenziale: c’è solo da augurarsi che il ministro non passi di qui.
Che cosa sta covando nella roccaforte del Carroccio?
Quali pensieri agitano la provincia varesotta, l’officina che ha sfornato gran parte della sua classe d ir gente? «La nostra gente è stanca di annunci e di balle, vuole risultati concreti, palpabili». Stefano Candiani, sindaco di Tradate e segretario provinciale dei lumbard, è un leghista della prima ora.
«Io sono secessionista, ma se vuole mi contengo e dico: basta stare dietro alla riforma della giustizia, ai bunga bunga e a tutte le puttanate di Berlusconi. Non puoi aspettare che arrivi una goccia d’acqua alla bocca quando sei arso dalla sete».
Da Pontida Candiani dice che si aspetta una presa di consapevolezza «forte» da parte di tutti. «Facciamola finita coi compromessi. Ci vuole un ritorno alle origini. Perchè anche tra di noi di poltronari e di gente che mantiene doppi incarichi ce n’è in giro troppa».
Grande è il disagio dopo la doppia scoppola ammministrativo-referendaria.
Un malessere che si aggiunge a quello provocato dai tagli del “prudente” Tremonti.
Risultato: i sindaci varesini sono fuori dagli stracci.
Matteo Bianchi : «Se non hanno coraggio per le riforme, a partire dal ministro dell’economia, meglio mollarli».
Il capopopolo della lotta ai tagli di Tremonti è Attilio Fontana, confermato borgomastro di Varese, maroniano doc.
«Il disagio dei leghisti? E’ la logica conseguenza della falce che si è abbattuta sugli enti locali lasciando invece intatti gli sprechi nel resto della pubblica amministrazione. La Lega è a un bivio: conviene sceglierebene la strada».
Chequalcosa si sarebbe ingolfato qualcuno lo aveva previsto.
Daniele Marantelli, il pontiere tra il Pd e il Carroccio, amico di Bossi e di Maroni, guarda le acque agitate. «Dicevano che la Lega aveva la golden share del governo. Invece era il contrario: il padrone era Berlusconi. Adesso se ne sono accorti».
Berizzi Paolo
(da “La Repubblica“)
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