DEMANSIONAMENTO, TELECAMERE E VIA ART 18: ECCO COME SARA’ IL JOBS ACT
MANSIONI FLESSIBILI, CONTROLLO DEI LAVORATORI E TUTELE CRESCENTE, SALARIO MINIMO PER I CO.CO.PRO. E REVISIONE DEL NUMERO DEI CONTRATTI
La premessa è d’obbligo. L’emendamento alla legge delega sulla riforma del mercato del lavoro, che sintetizza l’accordo della maggioranza e le intenzioni del governo, è vago, come solo le leggi delega sanno essere.
E così, dell’annunciato contratto a tutele crescenti, che per i nuovi assunti sostituirà il contratto a tempo indeterminato, non si sa molto, se non che il governo dovrà normarlo, riscrivendo – su delega del parlamento, appunto – lo Statuto dei Lavoratori.
Sì conoscono però i testi di riferimento del premier, in materia, a cominciare dal lavoro del senatore Pietro Ichino.
Lo stesso vale per il tema delle mansioni, cioè per quello che sarà dell’art. 13 dello Statuto dei Lavoratori, dove però si lascia immaginare che le imprese avranno più possibilità di demansionare, e potranno contare su mansioni più flessibili.
L’iter, comunque, è questo: il Senato dovrà approvare la legge delega, che ha incassato per ora solo il via libera della commissione Bilancio, con i democratici che hanno votato compatti, nonostante i malumori espressi a mezzo stampa.
Poi la legge dovrà essere approvata dalla Camera. Solo dopo, il governo, entro sei mesi dall’approvazione, la riempirà di contenuti, sciogliendo definitivamente tutti i nodi, compresa l’entità della sospensione dell’art. 18 per i nuovi assunti.
Le deleghe che il governo si farà assegnare dal parlamento, al netto dei dettagli, annunciano però alcune importanti novità .
Ecco uno schema in costante aggiornamento.
ARTICOLO 18
Maurizio Sacconi è contento. Stefano Fassina dice che quella che ha in mente Renzi è una cosa «di destra». I sindacati pensano allo sciopero generale. Elsa Fornero dice che a lei il Pd ne ha dette di tutti i colori per molto meno. Anche se l’emendamento non cita espressamente l’art.18, in sostanza, il governo avrà mandato di riformare il contratto a tempo indeterminato, che per ogni nuovo assunto diventerà il «contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio».
Il principio, su cui dovrà applicarsi il governo è cioè questo: ogni nuovo assunto, sia alla prima esperienza lavorativa o sia un disoccupato che rientra nel mercato del lavoro, non avrà da subito diritto alle stesse tutele garantite dal precedente contratto a tempo indeterminato, ma le otterrà gradualmente. Quanto gradualmente, appunto (e cioè per quando durerà la sospensione dei diritti) lo dovrà stabilire il governo.
La sospensione, stando alle dichiarazioni pubbliche dei dirigenti vicino al premier, e alle proposte già depositate da alcuni deputati del Pd, e dal senatore PIetro Ichino (oggi in Scelta Civica), dovrebbe riguardare anche l’art.18.
DEMANSIONAMENTO
Oggi l’art. 13 dello Statuto dei lavoratori sancisce che «il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito».
In sostanza, se fai un lavoro per quel lavoro devi esser contrattualizzato e pagato. Il resto è un illecito, sia se si svolge una mansione superiore alla propria qualifica, sia se con una determinata qualifica si viene messi a svolgere una mansione inferiore, vedendo così ugualmente lesi i propri diritti, tra cui quello alla crescita professionale.
Il governo chiede di poter rivedere la «disciplina delle mansioni, contemperando l’interesse dell’impresa all’utile impiego del personale in caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l’interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita, prevedendo limiti alla modifica dell’inquadramento».
SALARIO MINIMO
Rispetto al testo precedente, con il suo emendamento il governo prevede di introdurre «anche in via sperimentale» il compenso orario minimo per le prestazioni di lavoro subordinato, estendendolo però anche «ai rapporti di lavoro co.co.co., nei settori non regolati da contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro più rappresentativi».
È questo l’unico punto non oggetto di contesa con i sindacati, anche se bisognerà capire l’entità del salario minimo, per evitare che possa rappresentare un autogol come è stato nel caso del contratto nazionale giornalistico, che ha visto sì stabilire delle tariffe minime che però, a detta dei precari, hanno solo reso legali paghe troppo basse.
RIORDINO
Anche per garantire l’efficacia del contratto a tutele crescenti, il governo avrà poi mandato per l’«abrogazione di tutte le disposizioni che disciplinano le singole forme contrattuali, incompatibili con le disposizioni del testo organico semplificato».
Si deve sfoltire le numerose forme contrattuali, «al fine di eliminare duplicazioni normative e difficoltà interpretative e applicative». Il governo dovrebbe predisporre «un testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro»
TELECAMERE SUL POSTO DI LAVORO
Il governo, si legge nell’emendamento, «tenendo conto dell’evoluzione tecnologica e contemperando le esigenze produttive ed organizzative dell’impresa con la tutela della dignità e della riservatezza del lavoratore», avrà mandato di revisionare la «disciplina dei controlli a distanza» dell’attività dei lavoratori. Il governo, in sostanza, dovrà aprire all’uso delle telecamere sui luoghi di lavoro, ad oggi espressamente vietato dallo Statuto, e concessa «previo accordo con le rappresentanze sindacali» solo per garantire la sicurezza o per esigenze produttive.
Luca Sappino
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