DENUNCIA DAY A BERGAMO: DEPOSITATI 40 ESPOSTI, NE ARRIVERANNO ALTRI 150
“SI ACCERTINO LE RESPONSABILITA’ DELLA POLITICA, CHIEDIAMO LA VERITA'”
Uno dietro l’altro, davanti alla procura di Bergamo. In mano i documenti da presentare ai magistrati. Negli occhi la tensione e il dolore di chi ha perso in poche settimane, o in pochi giorni, il papà , la mamma, il marito o un altro familiare per il Covid. E che ora chiede che si appuri se ci sono stati errori nella gestione dell’emergenza.
Che, se c’è qualcuno che ha sbagliato, chi ha sbagliato paghi.
“Siamo andati in procura per avere le risposte che ancora nessuno ci ha dato. Lo abbiamo già detto, ma lo ripetiamo: nessuno ce l’ha con medici e infermieri, anzi. A loro abbiamo chiesto di essere dalla nostra parte. Chiediamo però i magistrati capiscano cosa sia successo a livello istituzionale e amministrativo”.
Tradisce tutta la stanchezza di una giornata difficile la voce di Cristina Longhini. Farmacista che lavora a Milano, stamattina era a Bergamo per presentare – con il comitato Noi Denunceremo – la denuncia per il decesso di suo papà , Claudio. Morto per coronavirus a 65 anni, il 19 marzo, dopo che per giorni – prima che fosse finalmente ricoverato – gli erano state sostanzialmente negate diagnosi e cure.
Insieme a lei, davanti alla procura, altri familiari: “È stato come rivivere, insieme, nonostante le mascherine, quel dolore che non siamo riusciti a elaborare nei mesi scorsi”, racconta ancora ad HuffPost, mentre ripercorre il primo Denuncia Day di Bergamo.
Il primo, perchè oggi sono stati presentati una quarantina di esposti. Ma a breve ce ne saranno altri: “Ne stiamo preparando circa altre 150. Torneremo presto, per portarle in procura. Riteniamo di doverlo fare sempre qui, a Bergamo, perchè è stato l’epicentro della tragedia”, spiega ad HuffPost Consuelo Locati, l’avvocato che ha aiutato il comitato a scrivere gli atti da portare ai magistrati.
Tra questi c’era anche il suo, con la storia di suo padre, anche lui vittima di Covid. Ultimo della lista, perchè voleva dare spazio prima agli altri. “Ho presentato prima le denunce tutte insieme, in quanto avvocato. Poi i familiari sono andati uno ad uno a portare il loro esposto, la loro storia”.
Sono state ore difficili per chi ha perso un familiare e non ha avuto modo di salutarlo, nè di essergli accanto nei suoi ultimi giorni. “Abbiamo vissuto un momento molto sentito, molto forte”, spiega ancora Locati. Al comitato è stata messa a disposizione una sala, con alcuni funzionari che hanno aiutato i familiari a formalizzare la denuncia.
La speranza di chi era lì è che si arrivi alla verità . Si riesca a capire se almeno alcune di queste morti, con una gestione diversa della crisi Covid, avrebbero potuto essere evitate.
Non fanno nomi e cognomi da Noi Denunceremo, lasciano che siano i magistrati ad arrivarci. Ma tra i tanti dubbi che si pongono ce n’è uno che si portano dentro da mesi: perchè l’area di Bergamo non è stata fatta zona rossa per tempo? Due settimane di chiusura in più – non sono i soli a pensarlo – avrebbero, forse, ridotto i danni.
Per Luca Fusco, ideatore del comitato dopo la morte del padre per Covid, la politica ha delle responsabilità : “La prima – spiega all’Ansa – è quella di non aver chiuso la Valseriana quando doveva essere chiusa, cioè il 23 febbraio, lasciando trascorrere 15 criminali giorni, fino all′8 marzo quando la Regione Lombardia è diventata zona arancione”.
In queste due settimane, continua Fusco, “noi bergamaschi abbiamo viaggiato, lavorato, bevuto il caffè e fatto gli aperitivi e a quel punto il virus ha circolato senza problemi. Sono anche convinto che se ci fosse stata la chiusura tempestiva della zona rossa nella provincia di Bergamo forse non avremmo dovuto chiudere tutta la Lombardia. E probabilmente avremmo evitato il lockdown italiano”.
Per chi ha denunciato oggi, e per chi lo farà nelle prossime settimane – non solo a Bergamo, ma anche probabilmente nel resto di Italia – inizia adesso una lunga attesa. Il percorso per accertare eventuali responsabilità non sarà breve. Lo sanno, ma hanno pazienza:
“Il nostro unico obiettivo era offrire le nostre testimonianze”, spiega ancora Cristina Longhini. “Lasciamo lavorare la magistratura – è l’invito di Fusco – magari si scopre che la pandemia era incontrollabile, anche questa sarebbe una verità . Noi vogliamo sapere se si poteva fare qualcosa e, se si poteva e qualcuno non l’ha fatto, allora è colpevole”.
Come è nato il Comitato “Noi denunceremo”
Il Comitato nasce a Bergamo dall’omonimo gruppo Facebook che ha raccolto, ad oggi, oltre 55mila aderenti. Lo scopo dell’Ente è quello di raccogliere le testimonianze delle vittime dell’epidemia di Covid-19 e/o dei loro familiari, per fornire, all’Autorità Giudiziaria, il materiale necessario ad accertare se l’ecatombe che ha colpito il nostro Paese potesse essere evitata attraverso l’adozione delle misure di prevenzione e protezione previste dalla legge. Il fine che si propone il Comitato non è, quindi, la vendetta ma l’accertamento della verità , perchè il sacrificio di migliaia di persone non sia stato vano e quanto accaduto non possa ripetersi.
Che tipo di procedimento legale state avviando?
La prima iniziativa avviata dal Comitato, per il tramite dei suoi avvocati, è quella di predisporre e depositare, per ciascuno dei suoi aderenti, un esposto-denuncia descrittivo di ciò che gli è capitato: la mancanza di assistenza domiciliare, il ricovero difficoltoso o tardivo, l’assenza di informazioni ai familiari. Gli esposti-denuncia ripercorrono inoltre, la diffusione dell’epidemia sul territorio e la sconvolgente impreparazione mostrata dalle autorità politico-amministrative nel contrastarla.
Quali potrebbero essere le responsabilità ?
I filoni di indagine saranno diversi: da quello legato alla mancata chiusura dell’Ospedale di Alzano da parte delle autorità della Regione Lombardia, a quello che riguarda la mancata istituzione di una zona rossa nel bergamasco, a quello inerente le Rsa ove, del tutto improvvidamente, per disposizione delle autorità regionali, vennero ricoverati malati Covid. Inoltre ci sarà poi il filone relativo alla mancata adozione delle misure di sicurezza e protezione previste dai piani pandemici, regionali e nazionali.
Quali potrebbero essere le conseguenze per ASL/Stato enti locali?
Potrebbero profilarsi responsabilità penali e civili in capo a chi rivestiva “posizionidi garanzia”, e, quindi, responsabilità civili (con obbligo di risarcimento dei danni) in capo agli stessi soggetti, e agli enti che rappresentavano.
Cosa dovrebbe fare oggi un familiare di una vittima Covid-19 o un cittadino guarito ma che ancora conserva le conseguenze della malattia, e che magari non è nemmeno stato testato
L’invito ai familiari delle vittime e, più in generale, ai cittadini colpiti dal virus (che, in alcuni casi, ne subiranno per molto tempo, se non per sempre, le conseguenze) è quello di far pervenire le loro testimonianze. Questo servirà a fare chiarezza sulla vicenda.
(da agenzie)
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