DESERTO RAI, CHIUDE ANCHE “MI MANDA RAI3”
IL PROGRAMMA CHE LANCIà’ LUBRANO E MARRAZZO FALLISCE CON CAMURRI (IL FOGLIO) E CON SABINA LA DIASPORA CONTINUA
Edoardo Camurri, l’ultimo erede di Mi manda Raitre, ce l’aveva messa proprio tutta.
Al numero verde della trasmissione, quello per intervenire in diretta a lamentare un disservizio, una rogna, uno sfogo arrabbiato contro il prepotente di turno, rispondeva lui in persona con un messaggio di caldo benvenuto: raccontateci l’Italia che non va, proveremo a cambiarla insieme.
“Ce la faremo!” era lo slogan che ripeteva continuamente nell’edizione 2011, partita lo scorso aprile con la spada di Damocle già incombente: se si va sotto il 4 per cento non c’è storia che tenga, lo sportello reclami più longevo della televisione italiana chiude baracca e tanti saluti ai cittadini utenti.
In effetti, Mi manda Camurri non ce l’ha fatta.
Dopo l’ennesima puntata a basso share (2,84 per cento con 738 mila telespettatori) e il conduttore ormai in stato confusionale che ha lanciato i titoli di coda prima dell’ultimo blocco, salvo tornare poi in diretta per la conclusione vera del programma e scusarsi per la clamorosa gaffe, il direttore di Rai3 Antonio Di Bella ha deciso di chiudere i battenti. “Il nostro sforzo comune non è riuscito a catalizzare l’interesse del pubblico — ha detto Di Bella —. Siamo già al lavoro per strutturare nuove offerte editoriali in queste e altre fasce d’ascolto”.
Un’indoratura della pillola amarognola, perchè quello di Mi manda Raitre non è un addio da poco.
Il servizio pubblico ha sempre messo in bella mostra il contenitore a uso esclusivo del cittadino in un’azienda costretta a rincorrere lustrini commerciarli e tintinnanti reality show.
Perchè pagare il canone? Per trasmissioni di servizio come questa, era la risposta dei dirigenti nonchè il miglior biglietto da visita per il format ideato nel 1990 da Anna Tortora e affidato alla conduzione di Antonio Lubrano.
Lui, sventolando l’ammiccante domanda che “sorge spontanea”, curò la creatura con stile partenopeo fino al 1997.
Poi la rapida stagione di Luigi Necco e l’arrivo del più carismatico Piero Marrazzo (1997-2004) che, proprio grazie al ruolo di difensore televisivo degli interessi collettivi, trovò la spinta giusta per saltare alla guida della Regione Lazio.
A seguire, le stagioni firmate da Andrea Vianello (2004-2011), passato a condurre la fascia mattutina di rete, Agorà .
Insomma, in 21 anni di onorato servizio, Mi Manda Raitre può dire di aver lanciato personalità e risposto bene alle esigenze del pubblico, ma ora la trasmissione è sospesa e i piccoli grandi drammi dei cittadini vanno serenamente in archivio davanti all’arroganza dei potenti.
Tutti in fila dal Gabibbo? “Vabbè, mica è la fine del mondo” tenta il sorriso Edoardo Camurri, una laurea in Filosofia teoretica e un percorso brillante tra giornali (il Foglio, Vanity Fair), radio (Radio3) e tivù (Omnibus).
Stavolta gli è andata male: “È vero, ma ormai dovevamo arrenderci all’evidenza degli ascolti. Rimpianti? Il format andava adattato meglio a me, al cambiamento che volevo proporre visto che negli ultimi tempi era comunque in difficoltà . Invece è rimasto quello di prima, e io non c’entravo molto. Fa niente, si sbaglia e si cambia nella vita”. Di fatto la trasmissione smette di botto, non va in onda nemmeno un ultimo appuntamento per salutare il pubblico.
Triste chiudere così. Dopo l’addio di Serena Dandini e Roberto Saviano, entrambi passati a La7 dove approderà anche Sabina Guzzanti, Rai3 è ancora più vuota.
“Mah, ormai è fatta — risponde Camurri —. Non so niente più di quanto deciso ieri: trasmissione sospesa, perso un altro pezzo di servizio pubblico, e il futuro è un’incognita oscura”.
Più Rai di così si muore.
Chiara Paolin
(“Il Fatto Quotidiano“)
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