DI MAIO PERDE LO SCONTRO INTERNO: GLI ORTODOSSI DI FICO LO HANNO IMPALLINATO
DI MAIO IMPIETRITO, GRILLO FURIBONDO, E’ SALTATO TUTTO… GLI EMENDAMENTI M5S, PRESENTATI PER FAR CONTENTI GLI ORTODOSSI, AVREBBERO DOVUTO ESSERE BOCCIATI, NEL GIOCO DELLE PARTI… MA DA FORZA ITALIA E PD E’ ARRIVATO L’AIUTINO PER FAR SALTARE IL BANCO
La debacle. Quella di Luigi Di Maio, il tessitore.
Passa in Transatlantico e sembra di colpo diventato pallido. In privato lo raccontano prima impietrito, poi furioso. Vede il voto anticipato sfumare. E insieme alle urne, si allontana e si complica il percorso della sua incoronazione.
“Adesso si deve andare votare e basta, io non perderei altro tempo – sibila a denti stretti – impensabile riprovare a fare la legge elettorale”.
Gli fa eco Beppe Grillo, che liquida il Pd: “Ma fatevela da voi”.
Fosse stato per Di Maio – raccontano i ben informati – gli emendamenti della discordia sarebbero stati ritirati pur di andare avanti con l’accordo, ma ormai è troppo tardi e i duri e puri non glielo avrebbero permesso.
E infatti, tre metri più in là , ecco Roberto Fico che è l’icona della felicità . La legge elettorale è saltata sulla mina del Trentino, che guarda caso è stato il teatro principale della Prima guerra mondiale, e i grillini ortodossi gongolano come se avessero vinto il primo congresso interno.
Il promesso candidato premier grillino guarda nervosamente il cellulare. Mano sulla bocca, quasi pietrificato adesso Di Maio è seduto tra i banchi della Camera.
Ogni tanto qualcuno si avvicina a lui, ma si capisce che il vicepresidente della Camera parla controvoglia. Non può però non sentire quello che gli ortodossi del Movimento dicono sottovoce: “Abbiamo piazzato una mina sul percorso della legge elettorale e il Pd è scoppiato sopra”. E con il Pd tutto l’accordo sulla legge elettorale.*
Alla fine il Movimento non ha retto l’abbraccio con il Pd e Forza Italia.
E infatti, per sedare il dissenso interno, i pentastellati hanno depositato sei emendamenti, uno sull’estensione della legge elettorale al Trentino, ma altri tre particolarmente rilevanti: voto disgiunto, preferenze e premio di maggioranza.
Tutto questo per dire alla base: “Guardate che non siamo cambiati”.
E per far contenti gli ortodossi, convinti — così almeno pensavano i vertici — che sarebbero stati respinti e quindi l’accordo siglato da Di Maio non avrebbe avuto conseguenze.
Ma i franchi tiratori di Pd e Forza Italia questa mattina sono entrati in azione, dando un segnale politico e votando con il Movimento la proposta di modifica sul Trentino. Il Pd ha visto il pericolo dietro l’angolo, cioè che lo stesso schema si potesse ripetere sul voto disgiunto e ha chiesto agli M5s di ritirare gli emendamenti. Ma nulla di fatto. Il testo torna in commissione.
Di nuovo Roberto Fico, il vincitore della partita: “Ritirare gli emendamenti? Impossibile. Quindi ci chiedono di non intervenire in Aula su una legge di interesse nazionale?”.
Sta tutta qui la presa di posizione dell’ala anti Di Maio. E mentre in Aula i grillini che fanno capo al candidato in pectore si agitano tra i banchi, spaesati e stanchi (“In fondo questa legge ci conveniva”, dice un deputato molto vicino al vicepresidente della Camera), Fico li richiama all’ordine.
È il suo giorno ed è anche quello dei senatori, alcuni sono a Montecitorio a godersi lo spettacolo, che esultano: “Con il voto del blog volevano mandarci in galera e non permettere a noi del Senato di presentare emendamenti”.
Era questa infatti la strategia. Presentare emendamenti alla Camera per far contenti gli ortodossi, farli respingere da una maggioranza, che sarebbe dovuta essere compatta, e far votare il blog sul testo approvato dalla Camera.
In questo modo i senatori, molti dissidenti, avrebbero avuto le mani legate.
Adesso è cambiato lo scenario, anche dentro M5s.
(da “Huffingtonpost”)
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