GAME OVER: I RENZIANI DRAMMATIZZANO L’INCIDENTE E LO VIVONO CON SENSO DI LIBERAZIONE
E MANDANO UN MESSAGGIO A MATTARELLA: “AL VOTO CON LA LEGGE CHE C’E'”
Game over. Ecco Lorenzo Guerini, dopo l’incidente. Sembra che non aspettasse altro: “La legge elettorale è morta, i Cinque stelle l’ammazzata. Parliamoci chiaro: non ci sono più le condizioni per andare avanti”.
Il Pd, alla ripresa dei lavori in Aula, proporrà il rinvio in commissione della legge.
Il che equivale a dire che è finita. Già da ora. Al primo incidente d’Aula su un emendamento che non è l’architrave della legge.
Game over, soprattutto, anche per chi nutre l’alibi che non si può votare. La sensazione è che il Pd sia già al “dopo”, alla prossima mossa.
Matteo Orfini, presidente del Pd, spiega all’HuffPost: “Mi pare evidente che questo Parlamento non è in grado di modificare o varare alcuna legge elettorale. Abbiamo provato col Mattarellum… Abbiamo tentato col tedesco… E, aggiungo, non è che siamo al gioco dell’oca che ogni volta si riparte d’accapo. Ci sono due leggi elettorali per definizione auto-applicative, quelle uscite dalla Consulta. Andremo al voto con quelle. Punto”.
Nelle prossime ore, sarà un crescendo.
Sui Cinque Stelle, che “non sono dimostrati affidabili”, che “votano una cosa in commissione, poi in Aula si tirano indietro”, che “hanno paura del voto anticipato”. Un crescendo sul Parlamento che riesce più a fare nulla, già diretto alle orecchie del capo dello Stato.
Il Renzi pensiero è che a questo punto non può fare finta di niente: Mattarella ha chiesto una legge elettorale, il Pd ha fatto il tentativo, l’accordo votato dall’80 per cento delle forze politiche è franato, dunque, che fare di fronte a un Parlamento che non è in grado di proseguire? Votare, appunto, con la legge che c’è, aggiustata con un decreto sui punti che a cuore Mattarella.
Il contesto giustificherebbe questa richiesta, che la volta scorsa fu stoppata proprio da Mattarella, anche in modo brusco e solenne.
Convocò i presidenti delle Camere, chiese con “urgenza” una legge elettorale. Un gesto pesante quasi come un messaggio alle Camere. Ora il contesto sarebbe di un tentativo franato in un cumulo di macerie. Un Parlamento impazzito, ma anche una maggioranza terremotata, col rapporto incrinato tra Pd e Alfano. Meglio dunque il voto, dice Renzi, con la legge che c’è.
Insomma, il primo voto sulla legge elettorale è stato l’Incidente, tanto cercato. Vissuto quasi come una liberazione.
Più di una vecchia volpe d’Aula spiega: “È evidente che siamo di fronte a una drammatizzazione da parte del Pd. In fondo se ci fosse un accordo politico la roba dell’emendamento Biancofiore la rimetti al Senato. Mica è una cosa fondamentale. Invece lo stanno caricando, imputando ai Cinque Stelle la responsabilità . Il punto è che l’accordo non lo reggeva nè l’uno nè l’altro. E si è rotto”.
E tale rimarrà anche se i Cinque stelle dovessero provare a riaprirlo, rinunciando ai loro emendamenti. Più di un parlamentare racconta che parecchi renziani, nel voto segreto, hanno aiutato a picconarlo.
Perchè, in fondo, lo schema del segretario del Pd è sempre stato questo: al voto col Consultellum. Il resto era una mossa per far vedere al Quirinale che l’appello non era caduto nel vuoto, anzi rispettato fino in fondo.
Ora, pensa Renzi, l’alibi è caduto.
(da “Huffingtonpost”)
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