DI MAIO TRA I COCCODRILLI: NEANCHE IN MILLE AD ASCOLTARLO E PURE GRILLO SE NE VA
“LA SUA MANCANZA DI LEADERSHIP E’ INCREDIBILE, NON HO MAI VISTO TANTI NEMICI INTERNI IN UN PARTITO”
Luigi Di Maio riunisce i ministri, Beppe Grillo va a pranzo con Nicola Morra, Paola Taverna, Carlo Sibilia. Quelli che quando si racconta il Movimento e si parla dei parlamentari vicini al fondatore entrano sempre nell’elenco.
È la giornata del capo politico quella che conclude Italia 5 stelle. È solo lui l’oratore di punta sul palco, quello piccolo, un migliaio di persone scarse sotto il sole gentile dell’ottobre partenopeo, giacca senza cravatta e scarpe da ginnastica granata, mise insolitamente sportiva per il solitamente formalissimo leader.
Grillo non c’è. Ha salutato Virginia Raggi (dopo gli insulti a un inviato delle Iene per averla incalzata sui rifiuti a Roma) facendo una comparsata sul palco.
Poi, appena Di Maio ha iniziato a parlare, ha salutato Bonafede e Patuanelli, si è infilato su un caddy e se ne è andato, nemmeno ascoltando il discorso del fu delfino.
Che si è ritrovato solo sul palco, Davide Casaleggio e Virginia Saba uno accanto all’altra ad ascoltarlo da sotto: “Da dieci anni sotto il capo politico nel Movimento non c’è nulla. Non ce lo possiamo più permettere”.
Arriva al cuore politico della giornata dopo aver stancamente ripetuto gli stessi concetti (già un po’ scarichi) del giorno prima. Annuncia la squadra.
Niente nomi, un avventuroso e arzigogolato percorso (“Scusate, le slide non si vedono, c’è il sole”) in date e scadenze che formeranno una squadra di un’ottantina di persone che verranno votate su Rousseau e dovrebbero contribuire a rendere più aperta e partecipata l’elaborazione delle decisioni.
Di Maio rivendica il giusto la scelta, si dilunga nei tecnicismi della selezione, mentre da bordo palco i critici lo bombardano: “Non è il mio modello di condivisione”, dice Nicola Morra. “Alla fine deciderà comunque tutto Luigi”, il punto di Luigi Gallo.
Un 5 stelle molto influente è quasi incredulo: “La sua mancanza di leadership è incredibile, non ho mai visto tanti nemici interni in un partito. Aspettano tutti di vedere come andrà in Umbria per alzare il tiro”.
L’origine di tutto ciò? “Non parla più con nessuno, decide tutto con il suo staff, non c’è alcun tipo di confronto, ed è ovvio che poi le cose vadano così”.
L’operazione per strutturare la gerarchia nei 5 stelle ha un passo lungo, e appena a dicembre si avranno i primi nomi.
L’umore è ondivago e tutt’altro che pacificato. In giro per la Mostra d’Oltremare i capannelli dei deputati parlano incessantemente di un’unico tema: l’elezione dei capigruppo.
Onorevoli si contano, senatori si studiano, oltre allo scranno di presidenti dei gruppi in gioco c’è la prima possibilità di contarsi da tempo.
Guardando appena un poco più in là , ecco che questa girandola di nuove nomine saranno un modo per dare l’occasione a cordate e potentati di emergere, mescolarsi e organizzarsi.
Il sole batte ormai di taglio sull’Italia 5 stelle che sta alle ultime battute, un onorevole socchiude gli occhi, infastidito dalla luce: “Forse questa riorganizzazione non servirà . Di certo abbiamo ufficializzato la nascita delle correnti”.
(da “Huffingtonpost”)
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