DOPO AVER PROMESSO LE CASE PER TUTTI, IN ABRUZZO ORA SI VORREBBERO METTERE GLI SFOLLATI IN CASERMA
TANTO VALEVA ALLORA FARLO SUBITO… LE 2.267 CASETTE PROMESSE NON SARANNO PRONTE A SETTEMBRE E AL MASSIMO ACCOGLIERANNO 12.000 SFOLLATI… E GLI ALTRI 28.000 DOVE SI METTONO? DI CASETTE CE NE VORREBBERO 11.000… PER SALVARE LA FACCIA SI VORREBBE ALLOGGIARNE MOLTI NELLA CASERMA DI COPPITO, PER POTER CHIUDERE LE TENDOPOLI A USO TV
Facciamo una premessa: quello che si sta facendo per i terremotati all’Aquila, tra qualche errore giustificabile nell’emergenza, è apprezzabile. La nostra Protezione civile nella prima fase ha retto benissimo le conseguenze del sisma, dimostrando un’elevata professionalità .
Ci dispiace solo che questo organismo che dovrebbe essere “super partes”, rappresentando l’Italia tutta, tenda talvolta ad avere un atteggiamento compiacente verso il governo di turno, avallando ipotesi e soluzioni irrealizzabili.
E andiamo al problema: è stato un errore promettere quello che non si sarebbe potuto mantenere. Sia quando, subito dopo il sisma, il premier aveva promesso per settembre che “tutti sarebbero stati in una casa” (anche perchè a settembre all’Aquila fa freddo), sia ancora in questi giorni quando si parla di settembre come data ultima per eliminare le tendopoli, iniziando a consegnare le 2.267 casette prefabbricate (consegna ultimata a novembre, secondo le previsioni).
In realtà la situazione è molto più complessa e tutt’altro che “rose e fiori” come si vorrebbe far apparire e quello che infastidisce è proprio questo approccio superficiale del governo che promette soldi senza precisi capitoli di bilancio e disponibilità , diluendoli in 20 anni, garantisce case sapendo che non saranno sufficienti e poi opera pressione di nascosto sulla G.D.F. per ottenere la disponibilità della caserma di Coppito come abitazione per gli sfollati, solo per poter far vedere in Tv che si chiudono le tendopoli.
Sintetizziamo il problema, dati alla mano.
Per ricostruire le abitazioni degli aquilani (23.000 completamente distrutte) è chiaro a tutti che ci vorranno anni.
Quanto alle casette prefabbricate il governo ne ha previste 2.267, pensando di alloggiarvi per l’inverno 12-15-000 persone.
Attualmente i cantieri aperti sono 9 sui 19 previsti, 48 le piastre antisismiche montate su 166.
I primi alloggi dovrebbero essere consegnati a metà settembre e poi i rimanenti entro novembre. Prima osservazione: a fine settembre già si congela all’Aquila di notte.
Seconda osservazione: gli sfollati non sono 12-15.000, ma sono 60.000 di cui 40.000 i senza casa completamente e quindi le casette dovrebbero essere in realtà 11.000 e non 2.267.
Il giochetto delle tre carte di “costringere” a rientrare chi sta negli alberghi sulla costa per sostituirli con chi sta nelle tendopoli è impercorribile, sia perchè la terra ( come previsto peraltro dai sismologi) continua a tremare, sia perchè una buona parte la casa non l’ha più.
Non a caso annotiamo in questi giorni una polemica forte tra Bertolaso e il Governo da una parte e la Guardia di Finanza dall’altra.
I primi vorrebbero sistemare un buon numero di terremotati nella caserma di Coppito a settembre, per poter far vedere in Tv che le tendopoli sono state chiuse e le promesse mantenute, sparpagliando gli sfollati altrove.
I secondi non ci sentono di bloccare tutta la loro attività di formazione degli allievi per far diventare la caserma un hotel.
A margine di quanto detto, vi sono altri problemi.
Gli sfollati sistemati negli hotel della costa vivono con le valigie in mano, spostati di giorno in giorno da un albergo ad un altro per esigenze turistiche.
A molti è stato vietato dagli alberghi l’uso della piscina, della spiaggia e l’aria condizionata in camera.
Nelle tendopoli in questi giorni ( Bazzano, Monticchio, Fossa, Sant’Elia) c’e una invasione di milioni di cavallette ( se la tenda si chiude si muore dal caldo, se si tiene aperta si viene assaliti).
Per finire con Tremonti che aveva annunciato che “gli aquilani torneranno a pagare le tasse da gennaio” e Berlusconi che va in giro nelle tendopoli a dire il contrario.
Senza dimenticare che sono 6.000 le richieste di cassa integrazione di chi purtroppo non ha perso solo la casa, ma anche il lavoro.
Con questo quadro reale, lasciamo ai nostri lettori trarre le conclusioni sulla opportunità di continuare a fare promesse e smargiassate.
Forse con un po’ di umiltà e meno protagonismo si otterrebbero migliori risultati.
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