DOPO IL “SUPER TUESDAY” COMINCIA LA VERA PARTITA PER LA PRESIDENZA DEGLI STATI UNITI: BIDEN SARA’ SEGUITO DAL SUO TUTOR OBAMA, TRUMP SI AFFIDA ALLA NUORA LARA
NIKKI HALEY SI RITIRA MA POTREBBE CANDIDARSI COME INDIPENDENTE (SOLO PER FAR PERDERE TRUMP), MICHELLE OBAMA SI CHIAMA FUORI “DALLA PRESIDENZA”: E SE FINISSE A FARE LA VICE?… L’ALTRO NOME DA AFFIANCARE A BIDEN E’ GAVIN NEWSOM, GOVERNATORE DELLA CALIFORNIA
Passato il Super-Tuesday, ora si fa sul serio: comincia la vera partita per le elezioni americane. Joe Biden si farà aiutare dal suo “gran visir” Barack Obama; Donald Trump, che ha allontanato la moglie Melania (insofferente e algida), la figlia Ivanka e il marito Jared Kushner (considerati troppo moderati), ora si appoggerà alla nuora Lara, moglie del figlio Eric.
Sarà lei, futura co-presidente del Comitato nazionale repubblicano, a gestire la macchina organizzativa per la campagna elettorale.
La vittoria a valanga di “The Donald” alle primarie repubblicane in 13 stati su 15 ha avuto come primo effetto l’annuncio del ritiro di Nikki Haley. Con l’unica candidata alternativa fuori dai giochi, l’ex puzzone della Casa Bianca ha la strada spianata per la nomination (salvo condanne).
Ma, per il tycoon, essersi tolto dai piedi l’ex ambasciatrice presso le Nazioni Unite potrebbe essere una vittoria di Pirro. La combattiva Nikki, infatti, che aveva raccolto l’entusiasmo di ricchi finanziatori e dell’ala moderata del partito repubblicano (ha raccolto il 9% dei delegati) non ha intenzione di fare subito un endorsement a Trump.
Haley valuta le sue chance di rientrare dalla finestra: potrebbe candidarsi come indipendente, come sognano gli esponenti del partito democratico e come la incitano a fare i repubblicani anti-Trump.
Catalizzando un 5-6% di voti, la sua candidatura potrebbe essere determinante per la vittoria di Joe Biden e per affossare il “rusty Trumpone”.
A proposito di “Sleepy Joe”: nel suo partito hanno ormai capito che l’ottuagenario presidente uscente è insensibile agli appelli di chi gli chiede un passo indietro.
È convinto, il barcollante “commander-in-chief”, di essere l’unico in grado di battere Trump. Ma con la senescenza che incombe, i democratici devono farsi trovare pronti: stanno pensando di affiancargli un vicepresidente giovane, autorevole e in grado di prendere le redini della Casa bianca ovemai la demenza senile mettesse fuori gioco BIden.
Il “cervellone” dietro la strategia campagna elettorale del presidente è Barack Obama che il 28 marzo sarà insieme al collega Bill Clinton (e allo stesso Biden) al Radio City Hall di New York: i tre daranno vita a un evento di raccolta fondi spillando dollari ai mejo riccastri di Manhattan. D’altronde la corsa fino al voto di novembre è costosa e i donatori vicini ai democratici sono piuttosto tiepidi sulla ricandidatura di Biden. Non solo: Obama sta conducendo un casting per individuare il migliore vicepresidente
La moglie, Michelle, rimane in cima alla sua lista: è popolare, combattiva, e l’allure del suo cognome è una garanzia di autorevolezza.
Ci sono due problemi: il primo è proprio Biden, che non ha intenzione di mettersi vicino una personalità così ingombrante e “scomoda”. Il secondo è la stessa Michelle, scettica all’idea di scendere in campo a stretto giro.
Non a caso, tramite il suo staff, ha fatto sapere che “non intende correre per la presidenza”. Le parole non sono scelte a caso: ha specificato “per la presidenza”, non volendo (potendo?) smentire una sua possibile candidatura come numero due.
L’altro nome in ballo è quello di Gavin Newsom, luccicante governatore della California: un nome popolare nell’élite hollywoodiana e nello star system, che andrebbe però a rafforzare la polarizzazione tra la “deep America” rurale, che vota Trump e il partito democratico “delle città”.
Newsom aspetta e sta a guardare: nel frattempo, ha lanciato alcuni suoi spot sul territorio nazionale. Perché un governatore dovrebbe essere interessato ad aumentare il suo appeal nel resto del Paese? Qui candidatura ci cova?
(da Dagoreport)
Leave a Reply