ELEZIONI EUROPEE, COSI’ FDI E LEGA SI CONTENDONO I RAS DEL VOTO (MA NON ERANO CONTRO I CAPIBASTONE?)
IL CARROCCIO SI ACCORDA CON CESA E DIALOGA CON TOTI PER EVITARE DI SPROFONDARE… FDI CERCA DI AGGANCIARE FEDELISSIMI DI ZAIA… SI E’ APERTO IL MERCATO DEL VOTO
Una lotta intestina senza esclusione di colpi dal Veneto alla Sicilia, dalla Lombardia al Lazio. Giorgia Meloni e Matteo Salvini, da Nord a Sud, stanno andando allo scontro per accaparrarsi calamite del voto o per prendere posti di potere. E per i due l’obiettivo è lo stesso: la prova di forza in vista delle prossime elezioni europee. Uno scontro con sgambetti e tensioni anche in Parlamento, a partire dall’accelerazione della Lega sul disegno di legge per il terzo mandato, che serve a Salvini per dare un futuro a Luca Zaia in Veneto. Peccato però che FdI non voglia il terzo mandato perché per il prossimo anno punta a prendersi proprio il Veneto.
In questo scontro sotterraneo, ma nemmeno tanto, il più attivo in queste ore è il leader leghista e ministro Matteo Salvini, che si vuole giocare il tutto per tutto alle Europee per aumentare il suo peso nel governo (o almeno per non perderne altro). Ha soffiato sulla protesta dei trattori, proponendo l’esenzione totale dell’Irpef nelle stesse ore in cui il ministro Francesco Lollobrigida cercava di reperire fondi per consentire una riduzione almeno fino a 10mila euro di reddito agricolo. E ha giocato d’anticipo in vista elezioni europee chiudendo un accordo con il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa: nella circoscrizione Sud sarà candidato con la Lega (e la benedizione di Cesa) Aldo Patricello, mister 80mila voti eletto cinque anni fa nelle file di Forza Italia. In quota scudocrociato per la Lega potrebbe essere candidata nella circoscrizione Isole anche la figlia dell’ex ministro siciliano Salvatore Cardinale, Daniela, e non è escluso che proprio in questo scontro interno al centrodestra Salvini accolga nelle sue liste l’eurodeputato Raffaele Stancanelli, in uscita da Fratelli d’Italia dopo una rottura fortissima con Meloni e il suo cerchio magico.
E sempre in Sicilia Salvini ha incassato il sostegno elettorale alle liste della Lega del Movimento per l’autonomia dell’ex governatore Raffaele Lombardo, altro portatore di consensi. In Sicilia FdI è stata più volte messa all’angolo dal potente vicepresidente leghista della regione Luca Sammartino: prima ha affondato la norma regionale salva-ineleggibili che avrebbe messo in sicurezza un paio di deputati patrioti, poi ha fatto incetta di manager della sanità sotto il naso dei meloniani. Da parte loro, i deputati di Fratelli d’Italia oltre a minacciare la crisi della giunta hanno affondato la restaurazione delle province a cui miravano non solo i leghisti ma anche la Dc di Cuffaro e il governatore Schifani.
Salvini comunque è scatenato e punta dritto a togliere voti ai meloniani: se da un lato gioca a fare il moderato raccogliendo voti al centro, dall’altro per dare fastidio alla premier ha ormai chiuso l’accordo per candidare capolista nell’Italia centrale il generale Roberto Vannacci, noto per posizioni su omosessuali, ruolo delle donne e immigrazione che fanno presa a destra, nello stesso bacino elettorale di FdI. Non a caso, sussurrano che dal ministero della Difesa di Guido Crosetto si stia tentando una ricucitura dello strappo con Vannacci proprio in chiave anti Lega.
E a proposito di tensioni, dopo il caso Sardegna, con la decisione imposta da Giorgia Meloni di non sostenere l’uscente Christian Solinas, spinto dalla Lega, si vocifera di una vendetta alle urne: il Partito di azione di Solinas potrebbe dirottare parte dei suoi voti per il governatore a Renato Soru anziché dare sostengo a Paolo Truzzu di FdI.
E non finisce qui: anche in Umbra Fratelli d’Italia sta rimettendo in discussione la ricandidatura della governatrice uscente della Lega, Donatella Tesei.
Salendo verso Nord la strategia non cambia: contatti molto intensi vengono registrati in queste ore tra Salvini e il governatore della Liguria Giovanni Toti, che non sarebbe convinto di andare da solo alle Europee con Noi con l’Italia di Maurizio Lupi. Salvini accoglie per arginare alle urne Meloni, che invece nel frattempo punta alle poltrone che contano.
Tensioni pure in Veneto, storica roccaforte della Lega, dove Salvini teme un effetto Zaia ma al contrario. Se il governatore non correrà per un terzo mandato, avrà difficoltà a tenere in piedi la sua potente macchina elettorale che da sola vale 500 mila voti. Macchina che si sta sfaldando. Tra i leghisti si stanno facendo sentire le sirene meloniane e un dialogo forte con FdI lo stanno avviando in queste settimane due consiglieri regionali di peso legati a Zaia, Luciano Sandonà e Silvia Rizzotto: entrambi si sono astenuti sulla legge del fine vita facendo naufragare la proposta da Zaia.
Di certo c’è che FdI chiede spazio in Veneto sulle nomine di sottogoverno e nelle proposte di legge. Non a caso i meloniani non hanno sostenuto un’altra legge cara a Zaia: la norma sulle «stanze panoramiche» che aprirebbe a edificazioni in alta quota.
Anche in Lombardia Fratelli d’Italia, guidata dai fratelli La Russa e affini, chiede più spazio al governatore leghista Attilio Fontana: lo scontro si è acceso sulle nomine dei dirigenti della Sanità, che non avrebbero soddisfatto le richieste del partito di Meloni. E ora FdI chiede i direttori di tre Istituti di ricovero con i vertici in scadenza tra Milano e la provincia. Ma Salvini non ha intenzione di cedere una sola poltrona, pensando proprio al voto di giugno per le Europee. La sua ossessione. Ma anche l’ossessione di Meloni, che punta a fare il botto al Nord.
(da La Repubblica)
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