EROINA, FAVORI E QUEI RAPPORTI CON TORZI: LE OMBRE DI ROCCA INQUIETANO FDI
IL CANDIDATO SCELTO DALLA MELONI ERA ADVISOR DEL BROKER DI BECCIU… QUEI LEGAMI CON GLI EX NAR
Un candidato giusto, una garanzia per competenza ed esperienza, un uomo del fare. Viene definito così dai big del centrodestra l’aspirante presidente Francesco Rocca.
A microfoni spenti, tra i sovranisti c’è però anche chi sostiene l’esatto contrario. E non solo per la condanna per spaccio di eroina incassata dall’ex numero uno della Croce Rossa Italiana quando aveva 20 anni o per gli ex Nar ed ex Terza Posizione che ha arruolato nell’organizzazione di volontariato.
Sul civico con cui Giorgia Meloni spera di ottenere anche la guida della Regione Lazio vi sono infatti diverse ombre sulla carriera che ha fatto nel corso dei 15 anni in cui è stato prima dirigente e poi capo della Cri italiana e internazionale.
I rapporti col broker
Il 19 dicembre scorso, il giorno in cui Rocca si è dimesso dalla presidenza della Croce Rossa ed è stato indicato come candidato presidente alle regionale dal centrodestra, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma ha rinviato a giudizio il broker molisano Gianluigi Torzi, con le accuse di autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il rapporto tra l’aspirante governatore e l’imputato, già coinvolto nell’indagine della magistratura vaticana relativa alla compravendita del palazzo di Sloane Avenue a Londra, in cui è finito pure il cardinale Angelo Becciu, è particolare.
Lo ha evidenziato proprio l’Ufficio del promotore di giustizia vaticana. Rocca ha fatto parte dell’advisory board della Jci Holding Ltd, una società considerata riferibile a Torzi, e nello stesso board c’erano l’ex ministro del Governo Berlusconi e attuale presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, e l’ex ministro Giulio Tremonti. La Jci, il 29 ottobre 2019, ha fatto un bonifico da 31.200 euro a Rocca, come “corrispettivo quale componente advisory board”.
Nel 2020, durante il periodo più duro del Covid, la Lighthose Group Unlimited dello stesso Torzi ha siglato un contratto per vendere mascherine alla Croce Rossa e il giorno dopo quella firma Rocca è stato nominato direttore della Jci. Il 2 aprile del 2020 la società di Torzi ha quindi venduto 100mila dispositivi di protezione alla Cri, per un totale di 320mila euro, e il 9 aprile, “verosimilmente per contraccambiare il favore”, Rocca ha nominato Torzi advisor dell’Ufficio di Presidenza della stessa Croce Rossa.
L’aspirante governatore ha però assicurato che sull’acquisto di mascherine non vi fu alcuno “scambio” o “tornaconto” e che nella vicenda Torzi lui è “parte lesa”. Non è chiaro per quale ragione il numero uno della Croce rossa internazionale, in grado di parlare anche con i capi di Stato, per recuperare mascherine abbia avuto bisogno del broker molisano, ma andò così.
Gestione contestata
C’è chi poi, nel passaggio della Croce Rossa da una gestione pubblica a una privata, sostiene che 2.500 persone formate da anni siano state messe da parte e siano state assunte altrettante persone, con conseguenti spese esorbitanti: “È stato creato un ufficio di collocamento”.
E gli stessi sostengono che siano stati svenduti ben 1.706 immobili, tra cui il prestigioso palazzo di via Toscana. Detrattori, si dirà, che ci sono ovunque, anche nelle migliori famiglie.
Tra i vari incarichi Rocca è stato anche eletto presidente di Confapi Sanità, la confederazione che rappresenta le aziende del settore sanitario, sedendo nel consiglio insieme a Giampaolo Angelucci, figlio del deputato leghista Antonio.
Una realtà lontana da quella del volontariato. “Solo veleni da campagna elettorale”, giurano gli amici di Rocca. Ma sull’aspirante governatore c’è pure un’apparente contraddizione, che sta creando imbarazzi nella Croce Rossa.
I due principi cardine dell’organizzazione sono la neutralità e l’indipendenza. Difficili quando Rocca, una carriera già tutta a destra, è passato nello stesso giorno da presidente della Cri a candidato presidente per le regionali. L’allarme era già stato lanciato a ottobre, quando si pensava a lui come ministro, da un ex esponente dell’organizzazione: ma venne ignorato.
(da La Repubblica)
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