FCA-RENAULT, INTERVISTA AL MINISTRO FRANCESE LE MAIRE: “TROPPA FRETTA E TROPPI RISCHI”
“L’INTESA AVREBBE RESO PIU’ FRAGILE RENAULT”… “ELKANN NON MERITA CRITICHE, LUI VOLEVA CORRERE, NOI AVERE PIU’ GARANZIE, OGNUNO E’ RIMASTO FEDELE ALLA PROPRIA LINEA”
Dopo un Cda della Renault lungo e complicato, mercoledì sera, la Fca ha ritirato la sua offerta di fusione. Chi è responsabile di questo fallimento?
“La Fca ha fatto la scelta di ritirare la sua offerta. È una scelta che rispetto. Questa operazione rappresentava una bella opportunità sul piano industriale. Questo resta vero. Ma lo Stato, azionista di riferimento della Renault, aveva fissato delle condizioni che dovevano essere tutte soddisfatte. Siamo stati chiari fin dal principio. Volevamo degli impegni sulla preservazione dei livelli occupazionali e dei siti di produzione in Francia. Chiedevamo anche garanzie sulla governance del futuro gruppo, e auspicavamo che partecipasse al programma sulle batterie elettriche. Ma la prima delle nostre richieste era che questa fusione avvenisse nel quadro dell’alleanza tra Renault e Nissan. Questo presupponeva che i rappresentanti della Nissan all’interno del consiglio d’amministrazione della Renault votassero a favore del progetto. Mercoledì sera, questa condizione non era soddisfatta: il nostro partner si sarebbe astenuto in caso di voto nel Cda della Renault. Avremmo potuto prendere più tempo per ottenere il loro sostegno, necessario per lanciare la fusione su basi chiare e solide. Tanto più che il mio viaggio in Giappone alla fine di questa settimana, per il G20 dei ministri economici, mi permetteva di proseguire le discussioni con i nostri partner giapponesi. La Fca ha fatto una scelta diversa”.
Un voto mercoledì sulla proposta della Fca serviva semplicemente ad aprire una nuova fase di discussioni. Questo lasciava tempo per proseguire il negoziato con la Nissan senza uccidere il progetto…
“In un’operazione di questa portata, dove sono in gioco centinaia di migliaia di posti di lavoro, più di 30 miliardi di euro di capitalizzazione di Borsa, tecnologie di avanguardia, non possiamo permetterci il lusso di avere qualcuno che non è pienamente convinto. Se alcuni partner esprimono delle reticenze, si può star certi che il progetto fallirà . Non volevamo prendere nessun rischio, nè per l’alleanza con la Nissan nè per la Renault. L’alleanza tra Renault e Nissan esiste da vent’anni. È uno degli elementi chiave del rafforzamento della Renault, cioè del nostro strumento industriale. La Renault sono circa 4 milioni di veicoli prodotti. Nissan e Mitsubishi, circa 7 milioni. Questa alleanza ci ha permesso di creare delle sinergie sulle piattaforme, di fare la corsa in testa sul piano delle tecnologie a bordo e dei veicoli elettrici. Prendersi il minimo rischio di indebolirla sarebbe stato irresponsabile”.
Questo fallimento rimette in discussione il ruolo di Jean-Dominique Senard alla testa della Renault?
“Jean-Dominique Senard ha la mia fiducia”.
Lei insiste sul rafforzamento dell’alleanza. Ma bisogna essere in due a volerlo e la Nissan dall’inizio dell’anno oppone resistenza agli sforzi di Jean-Dominique Senard. Non è stato un errore dare così tanto peso al gruppo giapponese nel negoziato fra la Renault e la Fca?
“L’azionista pubblico ha mostrato la sua lealtà verso il partner giapponese e la sua costanza nelle scelte strategiche fatte vent’anni fa. La lealtà e la costanza contano, anche nel mondo degli affari. Tuttavia, le cose non possono rimanere così. La governance attuale dev’essere più efficace e più rispettosa degli equilibri fra i due partner. Gli sviluppi tecnologici devono essere accelerati”.
Il fallimento delle trattative con la Fca non rischia di rendere più fragile la Renault, subordinando per di più la sua capacità di movimento strategica alla buona volontà della Nissan…?
“La Renault ha delle carte importanti! La Renault è una casa automobilistica solida, che è un passo avanti a tutte le altre nei veicoli elettrici, che possiede dei marchi forti, dalle auto economiche come la Dacia o la Lada fino alle auto sportive prestigiose come l’Alpine. E la Renault è in una situazione finanziaria sana. Quello che avrebbe reso più fragile la Renault sarebbe stato impegnarsi in un’operazione senza basi chiare, trasparenti e solide”.
La sua posizione però è paradossale: lei afferma che il ruolo dello Stato non è quello di gestire imprese commerciali, ma al tempo stesso il governo è onnipresente nel dossier Renault.
“Perchè lo Stato è l’azionista storico della Renault. Che cosa avrebbero detto se avessimo svenduto gli interessi industriali della Francia? Che cosa avrebbero detto se non avessimo tenuto contro delle preoccupazioni del nostro partner giapponese? La situazione attuale è che lo Stato possiede il 15 per cento della Renault. E deve assumersi le sue responsabilità “.
Non aveva nessuna stretta al cuore, all’idea che la Renault, l’antica Règie Nationale, potesse passare sotto il controllo di una società olandese?
“Quello che mi fa stringere il cuore è quando vedo delle fabbriche che chiudono e dei lavori nell’industria minacciati. E per garantire un futuro solido alla Renault e ai dipendenti della Renault, che siano a Clèon, a Sandouville o altrove, bisogna portare a termine la rivoluzione tecnologica in corso. Continuo a sostenere che questa operazione era un’opportunità industriale. Avere una sede in Olanda era un’idea che si poteva contemplare, considerando che la Francia conservava una sede operativa che copriva l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa. Guardate l’Airbus, che è uno straordinario successo. La sede sociale è ad Amsterdam. Ma la sede dello sviluppo aeronautico è a Tolosa”.
John Elkann, il presidente della Fca, è stato troppo intransigente e troppo goloso?
“John Elkann ha svolto il suo ruolo di presidente della Fca. Aveva la libertà di ritirare la sua offerta. Lui voleva andare avanti rapidamente, mentre noi volevamo prenderci più tempo per mettere in sicurezza un progetto che poteva avere impatti industriali e tecnologici considerevoli. Ognuno è rimasto fedele alla sua logica, nessuno merita critiche”.
Il matrimonio tra Renault e Fca non è andato in porto. Quello tra Psa e Fca è possibile?
“Ci saranno dei movimenti di concentrazione nell’industria automobilistica nei mesi e negli anni a venire. È indispensabile per finanziare gli investimenti nei veicoli elettrici, autonomi e connessi, che sono quantificati in decine di miliardi. Non sono al corrente di nuove operazioni”.
(da “La Repubblica”)
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