FESTA DELLA DONNA: NON MIMOSE, MA PROPOSTE
L’8 MARZO, TRA MANIFESTAZIONI ED INIZIATIVE IN OLTRE 50 CITTA’, TORNA AD ESSERE UNA GIORNATA DI LOTTA PER IL LAVORO…. LE RICHIESTE: CANCELLAZIONE DELLE DIMISSIONI IN BIANCO, ASSEGNO DI MATERNITA’ PER 5 MESI, CONGEDO OBBLIGATORIO RETRIBUITO PER I PADRI PER 15 GIORNI, COME STABILITO DAL PARLAMENTO EUROPEO
Non è più tempo di mimose.
Domani le donne scenderanno in piazza con proposte, richieste concrete. Vogliono lavoro e uguaglianza di trattamento e lo chiederanno a voce alta in oltre cinquanta città d’Italia come non avveniva da tempo ormai.
E’ il ritorno ufficiale dell’8 marzo.
Certo, è anche il centenario della Giornata internazionale delle donne.
E lo celebrerà in pompa magna pure il Parlamento europeo, ma non basta a spiegare quello che sta accadendo in questi giorni.
Iniziative su iniziative, cortei, idee dal Piemonte alla Sicilia.
Che siano cento anni di anniversario non lo ricorda quasi nessuno, che sia il momento di far sentire la propria voce sì.
E quindi archiviato il tempo delle manifestazioni con i mazzolini gialli e l’aria un po’ scanzonata, finito il tempo delle cene e dei regalini, a scendere in piazza sarà di nuovo la rabbia.
«Per alcuni anni ci si è illusi che ci fosse uguaglianza e che tutti gli articoli della Costituzione fossero attuati – spiega Valeria Fedeli, sindacalista, e fra le fondatrici del movimento «Se non ora quando» – Ora sappiamo che non è così e, quindi, l’8 marzo torna ad avere un ruolo centrale. Infatti le nostre manifestazioni parleranno di lavoro».
Porteranno in piazza tre richieste.
Innanzitutto l’introduzione della legge 188 voluta dal governo Prodi e abrogata dal governo Berlusconi che cancellava le dimissioni in bianco, un foglio di dimissioni fatto firmare senza data al momento dell’assunzione che il datore di lavoro usa nel momento in cui la donna va in maternità per sbarazzarsene.
Poi, un assegno di maternità universale per cinque mesi a tutte le madri, dipendenti o autonome, stabili o precarie, a carico della fiscalità generale e non di un fondo Inps.
Infine, il congedo obbligatorio (e non solo facoltativo) per i padri retribuito al 100% per quindici giorni, come previsto dalla legge approvata dal Parlamento Europeo lo scorso ottobre.
Le richieste delle donne del «Snoq» arriveranno domani dalle mille piazze.
A Roma si inizia a da piazza Vittorio a Roma.
Sul palco operaie tessili, giornaliste, insegnanti, sportive, scrittrici, migranti, studentesse, insieme a Claudia Pandolfi, Valeria Golino, e Carmen Consoli.
Il loro simbolo una coccarda rosa.
Ma le sigle in piazza saranno molte, a conferma dell’importanza della giornata.
Le città di tutta Italia sono coinvolte, da Cuneo a Firenze, da Napoli a Benevento, fino a Milano e Roma.
«L’Italia è un Paese in cui il lavoro delle donne viene considerato ancora non indispensabile – continua Valeria Fedeli – se vengono licenziate 300 lavoratrici, come è accaduto all’Omsa, ne parlano in pochi e non suscita alcuno scandalo. Se avessero perso il lavoro 300 uomini che sarebbe accaduto?. La prossima tappa sarà la nascita di un grande movimento di donne: un soggetto politico e non partitico che avrà rapporti con le istituzioni per creare un ampio dibattito politico e portare avanti le nostre richieste».
Flavia Amabile
(da “La Stampa“)
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