FINI: “CHI HA VINTO LE ELEZIONI NON E’ AL DI SOPRA DELLA LEGGE”
A REGGIO CALABRIA FINI RISPONDE A BERLUSCONI: “LA PRESUNZIONE DI INNOCENZA NON PUO’ ESSERE CONFUSA CON LA PRESUNZIONE DI IMPUNITA'”… “LA LEGGE DEVE ESSERE UGUALE PER TUTTI E CHI SBAGLIA PAGA”…”LA NOSTRA IDEA DI DESTRA E’ DIVERSA DALLA CARICATURA CHE NE FA IL CENTRODESTRA AL GOVERNO: LA LEGALITA’ DEVE ESSERE UN ABITO MENTALE”
«Chi ha vinto le elezioni non può pensare di essere al di sopra della legge»: lo dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al secondo convegno organizzato da Fli sul tema della legalità , a Reggio Calabria, aggiungendo :«Il giustizialismo è un male, ma non può esserci giustizialismo quando si ribadisce chiaramente che la presunzione di innocenza non possa essere confusa con la presunzione di impunità ».
In uno dei passaggi dell’intervento, è apparso evidente il riferimento alle ultime vicende del caso Ruby: «Quando si è oggetto di indagini complesse, che gettano una luce particolarmente negativa, dire “non mi muovo” o “non considero possibile essere sottoposto ai magistrati” è una richiesta evidente di impunità ».
Il presidente della Camera fa un veloce riferimento alla legge elettorale: «La preferenza non è di per sè lo strumento migliore per scegliere il proprio parlamentare. Molto meglio è il collegio uninominale, in cui ciascuno si presenta al proprio collegio e ci mette la faccia».
E poi ancora un affondo contro l’ex alleato. «Non voglio infierire, ma il buon nome dell’Italia da qualche tempo a questa parte viene sottoposto a dure critiche non solo per le inchieste ma per i comportamenti di chi l’Italia la rappresenta».
Il presidente della Camera coglie l’occasione per replicare a Silvio Berlusconi che nel pomeriggio lo aveva accusato di aver messo in atto un «disegno eversivo» contro il governo, prima boicottando i tentativi di riforma sulla giustizia e poi mettendo in atto la scissione di Futuro e libertà .
«Ho il dovere di ricordare al presidente del Consiglio», dice Gianfranco Fini, «che Fli è nata per l’impossibilità nel Pdl di affrontare certe questioni, di dire scomode verità e soprattutto perchè abbiamo pensato fosse un dovere morale dimostrare che a certi principi noi crediamo davvero. Perchè in certi momenti tacere diventa essere corresponsabile. Non ce la sentivamo di non dire, di tacere».
Il leader di Fli non fa allusioni: «Quando si arriva a dire che Vittorio Mangano è un eroe, o si ribadisce che non è vero oppure si diventa complici».
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, durante l’intervento telefonico al convegno dell’associazione Noi riformatori di Milano, aveva accusato senza mezzi termini il presidente della Camera di avere impedito la realizzazione della riforma della giustizia «non per mancanza di impegno ma per l’opposizione prima di Casini e poi di Fini».
Da Reggio Calabria Gianfranco Fini fa propria l’accusa e la ribalta: «Ringrazio Berlusconi che mi ha riconosciuto oggi dinanzi agli italiani il merito di aver bloccata una certa riforma della giustizia come il processo breve. Quella norma non poteva essere accettata da una forza politica che rispetti la Costituzione».
E poi puntualizza: «I precetti della Costituzione vanno rispettati e non declamati: la legge è uguale per tutti e chi sbaglia deve pagare».
Poi da Fini arriva una frase di solidarietà verso magistrati e forze dell’ordine che suona, ancora una volta, come un attacco all’ex alleato Silvio Berlusconi: «L’idea di destra che abbiamo è diversa dalla caricatura di centrodestra che ora è intenzionato solo a evitare che italiani sappiano, che facciano chiarezza. La legalità è un abito mentale, che presuppone che ai più giovani si debba ricordare che ci sono doveri cui bisogna adempiere. Per la legalità devono essere impegnati tutti, politica e istituzioni in prima linea, devono essere sempre trasparenti».
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