FITTIPALDI: “DI MAIO E L’ARROGANZA DEI POLITICI, LE QUERELE PER CHIUDERE LA BOCCA A CHI INDAGA”
QUANDO GRILLO SCRIVEVA: “LA QUERELA SERVE AL POTERE, E’ UN’ARMA DA RICCHI, USATA PER INTIMIDIRE E TAPPARE LA BOCCA. DI SOLITO SI QUERELA LA VERITA’, MAI LA MENZOGNA”… COME SI CAMBIA, FREQUENTANDO LE STANZE DEL POTERE
Oggi il candidato premier dei Cinque Stelle Luigi Di Maio minaccia di presentare querela contro di me. Mi accusa di “disonestà intellettuale” per lo scoop sulle polizze vita di Romeo, la cui beneficiaria era Virginia Raggi.
Dice che, oltre a dare la notizia, ho ipotizzato «voto di scambio». Vero. Ma non io. I magistrati.
Ho scritto, giovedì sera sull’Espresso, che «secondo ipotesi di scuola che circolano tra chi è vicino al dossier, ma che restano ancora tutta da verificare, gli investimenti in polizze potrebbero nascondere tentativi di infiltrare e condizionare le “comunarie” organizzate dal Movimento Cinque Stelle che individuarono il candidato sindaco di Roma».
E all’Aria che tira ho ribadito che quelle ipotesi investigative, su tutti i giornali il giorno dopo, ipotizzavano anche investimenti in conto terzi e voto di scambio.
Sospetti poi caduti 12 ore dopo la pubblicazione del mio pezzo, dopo che i pm romani hanno appunto verificato (analizzando i flussi sui conti di Romeo) che le ipotesi erano appunto infondate, o indimostrabili.
La storia della «polizza a sua insaputa» resta invece ancora un mistero glorioso e inspiegabile, che nemmeno di Maio riesce a chiarire.
Di Maio, per raccontare il clima nel quale lavorano i giornalisti d’inchiesta in questo paese, è solo l’ultimo arrivato.
Solo negli ultimi tre mesi sono stato minacciato di querela dall’amico di Renzi Marco Carrai («Fittipaldi fa contro di me una campagna subdola e denigratoria», novembre 2015).
Dal cardinale George Pell, che ha in passato chiuso gli occhi davanti ad abusi sessuali ed è stato pure promosso in Vaticano, e dall’ex vescovo di Messina («il libro di Fittipaldi? Opera del demonio. Querelo» gennaio 2016).
Passando per Raffaele Marra («Scarpellini e la casa Enasarco? Il livore di Fittipaldi gli impedisce un doveroso e sereno approfondimento dei fatti», così poco approfonditi che è stato arrestato 15 giorni dopo sulla base dei miei articoli, ottobre 2015, mentre Raggi, Di Maio mentre denunciavo le collusioni se lo tenevano stretto al loro fianco e al fratello Catello («i miei business a Malta? Da Fittipaldi ora voglio 100 mila euro, dicembre 2015), concludendo con Romeo («querelo “L’Espresso e Fittipaldi») e Di Maio.
Che è in compagnia anche del cardinale Tarcisio Bertone, Nicola Cosentino, Renata Polverini, Stefania Prestigiacomo e altri 200 galantuomini di cui è inutile elencare nomi.
Finora le cause le ho vinte tutte. Civili e penali.
L’Italia è al 77esimo posto della libertà di stampa non solo per giornalisti spesso proni al potere (confermo la pratica), ma anche per la barbara moda delle querele temerarie. I giornalisti hanno un ruolo delicatissimo, mettono in vetrina la vita e il destino (anche politico) delle persone, possono distruggere reputazioni, ed è giusto che chi sbaglia, paghi.
Ma le querele usate dal potere per chiudere la bocca a chi indaga sono aggressioni intollerabili. Che rischiano alla fine di sfiancare anche il più tenace dei cronisti.
Per chiudere, indovinate chi scriveva queste parole nel 2009?
«La querela serve al potere. La querela è un’arma da ricchi. Usata per intimidire. Per tappare la bocca. Per togliere i mezzi economici all’avversario. Spesso con la ricerca del pelo nell’uovo, come ad esempio un mancato virgolettato in una frase. La querela può essere penale o civile. Se va bene si infanga l’avversario e si porta a casa un piccolo tesoretto. Magari con la cessione del quinto dello stipendio di un povero diavolo…Di solito si querela la verità , mai la menzogna. Di solito chi querela sono i politici e i rappresentanti delle cosiddette istituzioni, mai i cittadini. Di solito la querela viene usata in mancanza di altre argomentazioni per finire sui giornali di regime e fare la figura dell’innocente. Schifani che non può essere processato ha querelato Travaglio, Ghedini minaccia di querela chiunque dia del puttaniere al suo cliente (in pratica mezzo mondo), Cicchitto querela l’Espresso…È il regime!».
Era Beppe Grillo.
Evidentemente dopo essere entrato nelle stanze del potere, lui e Di Maio hanno cambiato idea. Un vero peccato.
Emanuele Fittipaldi
(da “L’Espresso”)
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