FONTI DI POLIZIA IN CONGO: “PORTATI NELLA FORESTA E UCCISI”. “ERANO SENZA SCORTA”
IL COMMANDO DI 6 PERSONE AVREBBE PRIMA ATTACCATO IL CONVOGLIO E UCCISO L’AUTISTA
Sono due, entrambi del Programma alimentare mondiale (Wfo), i veicoli presi di mira oggi nell’attacco nella Repubblica democratica del Congo in cui sono rimasti uccisi l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e un autista dello stesso Pam.
Lo ha detto il rappresentante aggiunto del segretario generale dell’Onu nel Paese, David McLachlan-Karr, che “condanna con la più grande fermezza” l’episodio. L’attacco è avvenuto a nord-est di Goma.
Il convoglio attaccato in Congo “si stava recando da Goma a visitare il programma di distribuzione di cibo nelle scuole del Wfp a Rutshuru” e viaggiava senza protezione dei caschi blu della missione Onu nel Paese (Monusco), perchè era stato autorizzato il viaggio senza una scorta di sicurezza.
Oltre alle tre vittime – i due italiani, l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, più l’ autista – altri passeggeri sarebbero rimasti feriti.
“Il Wfp lavorerà con le autorità nazionali per determinare i dettagli dietro l’attacco, che è avvenuto su una strada che era stata preventivamente dichiarata sicura per viaggi anche senza scorta”, si legge nella nota del Wfp.
Secondo fonti della polizia locali, al vaglio degli inquirenti italiani, l’ambasciatore e il carabiniere sarebbero stati portati nella foresta, dopo la morte dell’autista, e lì uccisi.
Il commando, di 6 persone, avrebbe prima attaccato il convoglio e ucciso l’autista. Gli assalitori avrebbero quindi condotto gli altri nella foresta e, proprio mentre stavano arrivando delle forze locali in soccorso, avrebbero sparato al carabiniere, circostanza nella quale anche l’ambasciatore è morto.
Scattato l’allarme, sul posto si sono diretti una pattuglia dell’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura – distante poche centinaia di metri – ed anche alcuni soldati dell’esercito congolese, anch’essi non lontani.
Il resto non è ancora chiaro. Sembra che proprio quando la pattuglia dell’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura è entrata in azione, gli aggressori abbiano sparato alla guardia del corpo dell’ambasciatore. Uno dei sopravvissuti, interrogato dalle autorità locali, avrebbe detto che gli assalitori parlavano tra loro in kinyarwanda e che si rivolgevano agli ostaggi in swahili.
Il fatto che l’ambasciatore viaggiasse con un veicolo non blindato “sarebbe molto grave: bisognerà verificare le responsabilità di tutti gli attori coinvolti” afferma all’agenzia Dire Sam Kalambay, analista politico, tra i consiglieri della presidenza congolese. “Le fotografie mostrano vetri infranti, forse a causa dello scambio di colpi d’arma da fuoco seguito all’attacco dei miliziani dopo l’imboscata”. “In quelle zone non si può avere una sola guardia del corpo e con un veicolo che non sia blindato” dice l’analista.
Il ministro degli Esteri della Repubblica democratica del Congo, Mari Tumba Nzeza, ha promesso all’Italia che il Governo congolese “farà di tutto per scoprire chi c’è alla base dello spregevole omicidio”. “Una settimana fa era venuto qui, nel mio ufficio, per invitarci a eventi in Italia l’estate prossima”. scrive il ministro degli Esteri su Twitter. “Faccio le condoglianze non solo a mio nome, ma anche a nome del governo congolese al governo italiano per questa perdita immensa”.
Le autorità congolesi che stanno indagando privilegiano al momento la pista del gruppo ribelle armato “Forze democratiche per la liberazione del Ruanda”, meglio noto con l’acronimo Fdlr-Foca, secondo quanto riferisce France24 citando il governatore della Regione e ricordando che nella stessa zona nel 2018 furono rapiti due turisti britannici. Secondo gli Usa, il gruppo è responsabile di una dozzina di attentati terroristici realizzati nel 2009.
(da “Huffingtonpost”)
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