FORZA ITALIA ADDIO, CONGRESSO NUOVO PARTITO DOPO IL REFERENDUM. SILVIO PADRE NOBILE, IL COORDINATORE UNICO VERRA’ ELETTO
TOTI, GELMINI E CARFAGNA SE LA GIOCANO
La lunga riflessione, il silenzio e anche quel senso della misura che portano le grandi paure hanno fatto maturare la grande decisione, nella testa di Silvio Berlusconi.
A ottobre, dopo il referendum, si svolgerà il congresso del nuovo partito che prenderà il posto di Forza Italia.
La notizia è che del nuovo partito di cui più volte si è parlato Silvio Berlusconi si è convinto. Tanto che ha iniziato a ragionare del “come”, già nell’incontro con i capigruppo.
L’idea è di mantenere il ruolo di presidente, da padre nobile. Mentre il coordinatore unico sarà eletto in modo democratico.
“Eletto”, proprio così: un evento da quelle parti. Una sorta di “primarie” di partito. Non un congresso con le tessere perchè in tempi pentastellati, seppellire un marchio nato nel ’94 con procedure che ricordano i partiti di dieci anni prima, non gli sembra una idea ad effetto.
E sta pensando a una sorta di “primarie” di partito. Non la designazione di un erede ma un “chi vuole corra e vinca il migliore”.
Nuovi metodi per un nuovo partito. Perchè, vista da lontano e con distacco, Forza Italia è sembrata a Berlusconi peggio di come la vedeva da vicino. Un partito senza spinta, lacerato dai conflitti, dalle ambizioni di un ceto politico che ha poco da dire. In una parola, “vecchio”, senza vele per il vento dei tempi. Da consegnare al museo, come una barca che ha vinto tante regate in questi vent’anni.
L’operazione, con le banche, l’ha chiusa la Rossi: prestiti ottenuti e accordi fatti con le banche per sanare i debiti. In modo da avere tutto pronto per ottobre-novembre.
Proprio la Rossi è uno dei pochi collaboratori ancora ammessi ad Arcore dopo la riorganizzazione imposta dalla famiglia, perchè più volte chiamata dallo stesso Berlusconi.
Il che, secondo i maligni, avrebbe prodotto qualche reazione contrariata della famiglia e di Marina.
Fatto sta, che la riorganizzazione, al momento, tiene, col fedelissimo Valentino Valentini che gestisce due “deleghe” pesanti: “l’agenda del presidente”, nelle mani di Alessia Ardesi fino al ricovero di urgenza al San Raffaele e le “relazioni esterne”, nelle mani di Deborah Bergamini, passata dal ruolo di portavoce di Berlusconi a quella di portavoce del partito.
Una retrocessione notevole, considerando che fine farà il partito.
Ora i comunicati stampa partono dalla “segreteria del presidente”.
Il segnale della nuova investitura è la foto, all’uscita del San Raffaele, di Berlusconi che si appoggia a Valentino Valentini, sbarbato per la prima volta in vita sua, proprio come piace a Berlusconi, dopo anni in cui è stato l’unico collaboratore a cui era concesso di portare la barba.
Una rasatura che sa di devozione totale. Nel nuovo gruppo ristretto anche Sestino Giacomoni, al fianco di Berlusconi dal 2005 prima dell’era del cerchio magico.
La sola ipotesi del congresso ha già scatenato le brame della nomeklatura azzurra. Cene, trame, ambizioni.
Attovagliati qualche sera fa in un ristorante del centro c’erano parecchi i big del partito: Toti, Gelmini, Romani, Marin e Maurizio Gasparri, per iniziare a ragionare sul coordinatore unico.
Il più attivo è Giovanni Toti, che si sente potenziale federatore del centrodestra: “Esportiamo il modello Liguria, lì dove governiamo con la Lega” è il suo schema. Toti, ma anche Gelmini o Carfagna.
Questi i nomi “spendibili” attorno a cui già iniziano le trame congressuali. Sempre che Berlusconi non cambi idea.
Al momento, da imprenditore, è concentrato sul “brand”. “Centrodestra unito”, “Altra Italia” alcune ipotesi, ma non sembrano definitive.
Perchè la verità è che mentre tutta la nomenklatura azzurra è ossessionata da Renzi, il Cavaliere è rimasto molto colpito dai Cinque stelle la cui onda di novità ed estraneità alla politica gli ricorda Forza Italia delle origini.
Ed è sull’alternativa a loro che va pensato il nuovo partito, altrimenti il partito nasce già vecchio.
(da “Huffingtonpost”)
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