GABBIE SALARIALI E GABBIE DI MATTI: AL SUD LA VITA COSTA IL 16,5% IN MENO, MA SI GUADAGNA ANCHE IL 30% IN MENO
LA LEGA VUOLE SOLO FAVORIRE LE SPECULAZIONI CAPITALISTE DEGLI IMPRENDITORI DEL NORD E CONTINUA A VENDERE FUMO AI TOSSICI… IL REDDITO MEDIO IN LOMBARDIA E’ DI 22.800 EURO, IN SICILIA DI 16.190.…SONO NECESSARI I CONTRATTI DI SECONDO LIVELLO CON TRATTATIVE AZIENDALI
Il ministro leghista Calderoli, dopo le lasagne servite nella sua residenza romana a una ristretta cerchia di ministri leghisti e burocrati ministeriali, presente il ministro all’Economia del Nord, Giulio Tremonti, ha fatto una parziale retromarcia: mai parlato di gabbie salariali, ha precisato. Peccato che nelle stesse ore ne auspicasse la reintroduzione il giornale di partito, la Padania, quello per capirci che senza i contributi statali di Roma ladrona di 4 milioni e passa di euro l’anno avrebbe già chiuso da tempo per mancanza di lettori alfabetizzati.
L’argomento aveva tratto nuova linfa da uno studio della Banca d’Italia che aveva evidenziato come il costo della vita al Nord sia superiore del 16,5% rispetto alle regioni meridionali.
Da cui il semplice ragionamento altruista della Lega: i lavoratori del nord devono guadagnare di più ( sottintendendo, visto che non siamo un Ente di beneficienza, che quelli del Sud dovrebbero guadagnare di meno), così possono fare una bella spesa e comprare magari una bottiglia di vodka in più per il figlio minorenne che, non avendo una mazza da fare e cose serie a cui pensare, può sgolarsela di giorno in qualche stradina di periferia della padagna.
Peccato che questa analisi superficiale mancasse di un altro elemento fondamentale che il centro studi della Cgia di Mestre ( quindi attendibile associazione del Nord non accusabile di inquinamento terronico) ha messo in rilievo il giorno successivo.
Semplicemente evidenziando quelli che tutte le persone non disoneste in Italia sanno, ovvero che al Nord il redito medio ponderato da lavoro dipendente è superiore del 30% rispetto a quello del Sud. Le gabbie salariali in pratica esistono già , a tutto scapito e sfruttamento del Meridione, dove gli stipendi sono notevolmente più bassi e ai genitori non avanzano i soldi per la bottiglia di vodka per i figli.
Nella prima fascia di redditi troviamo le regioni del Nord: Lombardia con 22.800 euro, Piemonte con 20.710, Liguria con 19.820, Friuli con 19.690, Veneto con 19.490.
Nella seconda fascia quelle del Sud: Campania con 17.010 euro, Sicilia con 16.190 euro, Puglia con 15.040 e Calabria con 14.180.
Altro dato interessante: i lavoratori con solo i minimi contrattuali sono il 10% al Nord, il 30% al Centro e il 40% al Sud: in base a questo schema, quasi la metà dei lavoratori del Meridione viene retribuito con il minimo salariale, rispetto al rapporto di 1 a 10 che si registra al Nord.
Ritornando alle gabbie salariali, ricordiamo che esse furono abolite tra il 1969 e il 1972: erano state intese come minimi contrattuali differenziati nelle varie zone del Paese.
Nei primi anni ’60, ad es., se a Genova il salario era pari a 100, a Reggio Calabria era 80.
Una differenza voluta per favorire l’apertura di aziende e fabbriche al Sud, arretrato economicamente.
Ma le aziende private non arrivarono mai e continuarono ad espandersi al Nord.
Nel Mezzogiorno aprirono solo le aziende a partecipazione statale, troppo poco per i lavoratori del Sud che, infatti, continuarono a dover migrare al Nord .
Introdurre ora le gabbie salariali a favore del Nord equivarrebbe a creare una gigantesca scala mobile in modo indiscriminato e favorire le speculazioni di qualche imprenditore del Nord che avrebbe magari incentivi statali per investire al Sud, senza garantire però radicamento territoriale. Quella delle gabbie salariali poi era un’altra Italia, quella degli anni ’60, una nazione in grande crescita, dove l’80% dei lavoratori era composto da operai e braccianti, ben diversa da quella odierna.
Oggi occorre piuttosto puntare sulla flessibilità , non sulle gabbie, su strumenti più raffinati, come i contratti di secondo livello che garantiscono più valore al salario contrattato in azienda, premiando chi lavora di più e meglio, nord o sud che sia, con un utilizzo intelligente degli orari di lavoro e delle festività .
Non servono proposte nostalgiche, ma innovazione e rispetto di tutti i lavoratori.
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