“GHEDINI MI DISSE CHE GALAN POTEVA USARE QUELLA DITTA PER I FONDI NERI”
MA IL LEGALE SMENTISCE BAITA E MINACCIA QUERELE
«Non sono indagato nè sono l’anello di congiunzione tra l’inchiesta sugli appalti per la costruzioni del Mose e Silvio Berlusconi. E, aggiungo, nei suoi verbali il dottor Baita (ex amministratore delegato della Mantovani, arrestato nel febbraio 2013, ndr) mai ha prospettato che direttamente o indirettamente mi sia stato fatto pervenire del denaro. Infine, Colombelli non è il mio uomo nero. Ha conosciuto a casa mia, casualmente, la signora Minutillo e io l’ho frequentato trattandosi di persona gradevole, simpatica e con la comune passione per i motori»
Con una lunga nota, in cui annuncia querele a giornali locali e nazionali, il senatore Niccolò Ghedini ha voluto sottolineare la sua totale estraneità all’inchiesta sul Mose.
Dove effettivamente il suo nome non compare nel registro degli indagati, ma viene citato più volte da Piergiorgio Baita, da Giovanni Mazzacurati, che del Consorzio Venezia Nuova era il presidente, e dalla segretaria del governatore del Veneto Giancarlo Galan, Claudia Minutillo.
In questi termini.
«Ho conosciuto Colombelli (William Ambrogio, ex console di San Marino e presidente della società Bmc, ndr) a casa di Ghedini – racconta la Minutillo, interrogata il 14 giugno di un anno fa –. Ricordo che prese poi la parola Ghedini, il quale disse a Galan che avrebbe potuto ben sfruttare la ditta del Colombelli anche per finanziare le campagne elettorali in Veneto: il riferimento – specifica la donna – era ovviamente alla possibilità che la Bmc emettesse false fatture nei confronti delle ditte che poi andavano a corrispondere somme di denaro a Galan». Una testimonianza diretta, dunque, a differenza dei tanti “de relato” con cui la Minutillo ha condito i suoi interrogatori, cosa che ha reso – agli occhi dei pm – le sue dichiarazioni spesso fragili, non del tutto attendibili.
La Minutillo, in quell’occasione, va oltre, e aggiunge che «tra i destinatari delle somme raccolte dal Mazzacurati vi erano il dottor Gianni Letta e Marco Milanese ».
Anche l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha smentito ogni possibile addebito: «Sono sempre stato corretto, non ho mai fatto richieste di alcun genere al Consorzio ».
E così il capogruppo Pdl, Renato Brunetta: «Non ho ricevuto contributi elettorali dal Consorzio Venezia Nuova»
Di Ghedini, come detto, ha parlato anche Baita, durante i suoi cinque interrogatori davanti ai pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonini, che seguono l’inchiesta Mose.
«Ma non l’ho mai incontrato direttamente », ha specificato, dopo aver detto di aver finanziato «le campagne del Pdl milanese»
C’è, però, un altro passaggio, nei 18 faldoni in cui sono contenuti tutti gli atti dell’indagine sulle tangenti della “cupola” veneziana, in cui viene nominato Niccolò Ghedini.
Faldone 11, gli interrogatori di Giovanni Mazzacurati, il burattinaio di tutto il sistema del Mose. Racconta Mazzacurati: «Erano venute delle lamentele attraverso, per esempio, gli avvocati di Berlusconi, Ghedini… È una persona non particolarmente simpatica che… niente, che ha detto che noi soldi non ne tiravamo fuori, per cui ci fu una discussione, perchè dicevano che davamo pochi soldi…»
Alla loro parte, al Pdl?, chiede il pubblico ministero. «Sì, sì, hanno detto che noi eravamo troppo tirchi. Replicai che purtroppo quelli erano i soldi che avevo».
Ma anche in questo caso, il discrimine sta nella testimonianza diretta. Ghedini si rivolse direttamente a Mazzacurati per avere più soldi per il partito, o no? «No, me l’ha detto Baita». Lei replicò che al solo governatore Galan dava un milione di euro l’anno?, chiede il pm.
«Sì, solo che dovevo stare attento a dire delle cose del genere perchè dopo Ghedini andava da Berlusconi e diceva… Potevano venire fuori degli incidenti…chiamiamoli diplomatici, insomma».
L’avvocato Ghedini ha ribadito che nel processo Mose continuerà a difendere Galan: «Non è stata ritenuta alcuna incompatibilità ».
(da “La Repubblica”)
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