GIANLUIGI PARAGONE E IL COMPLOTTO SULLA CHIUSURA DELLA GABBIA: “HA VINTO IL CIAONE”
IL CONDUTTORE INDICA RENZI COME MANDANTE, MA FAREBBE BENE A DIRE CHE UN 3,5% DI SHARE E’ LA CAUSA PRINCIPALE DELLA DECISIONE DE LA7
Ieri sera Gianluigi «Bombatomica» Paragone ha annunciato urbi et orbi la chiusura de La Gabbia, il programma dal titolo profetico che conduce da qualche anno su La7. Nell’intervento di chiusura della trasmissione, che è diventato già un cult su Internet, Paragone ha cominciato a ringraziare tutti come di consueto e poi, di colpo, ha annunciato: «Ringrazio anche il nuovo direttore Andrea Salerno anche se La Gabbia non rientra più nei suoi piani editoriali. Va bene così. Quindi ci salutiamo, La Gabbia termina qui, chiude qui i battenti. Ha vinto il Ciaone. E con questo Ciaone ci salutiamo».
Il Giornale fa sapere che giornalisti, autori e operatori hanno appreso la notizia della cancellazione solo nel pomeriggio durante una riunione con Paragone.
La chiusura del programma arriva a poche settimane dalla nomina di Andrea Salerno alla direzione della rete televisiva di Urbano Cairo.
E anche il video di saluto di Gianluigi Bombatomica nelle sue poche parole ha un obiettivo ben preciso: velatamente, Paragone accusa il “Ciaone” e non può venire in mente a questo proposito il famigerato tweet del renziano Ernesto Carbone che si beava del mancato raggiungimento del quorum al referendum trivelle concludendo proprio con un #ciaone la frase.
Un complotto dei renziani per chiudere La Gabbia?
Questo sembra sostenere Paragone, che non è nuovo a uscite originali di questo genere — memorabile l’adesione alla teoria del complotto sulle matite cancellabili durante le elezioni — mentre le migliori menti della nostra generazione (cit.) sono già partite all’assalto.
Sul suo blog un preoccupatissimo Diego Fusaro parla di “decisioni dall’alto”…
Mentre un redivivo Paolo Barnard, che ha denunciato in più occasioni presunte cacciate da parte dello stesso Paragone, annuncia retroscena inquietanti.
La stessa cosa fa Elio Lannutti dell’Adusbef, che su Twitter parla dell’«informazione libera di Paragone, fastidiosa per Bankitalia, Draghi, Bce».
E mentre TvBlog sostiene che Massimo Giletti potrebbe prendere il posto di Paragone, visto che sembrerebbe aver deciso di lasciare la RAI, su Twitter parte la caccia ad Andrea Salerno, il quale, «allineato» insieme a Urbano Cairo «alla politica delle larghe intese», ha ucciso la creatura di pòro Gianluigi. Anche se non tutti sembrano dispiaciutissimi, anzi.
La solidarietà , soprattutto politica, è però innegabile. Salerno viene persino accusato di essere renziano, anche se soltanto qualche mese fa ha lasciato la Rai Tre renziana guidata da Daria Bignardi.
Su Twitter comincia a farsi strada l’hashtag #BoicottaLa7, che denunzia le orribile cenzure contro Paragone.
Ma è sulla pagina fan di Gianluigi che si vede il vero deesagio: «Anche Cairo si è venduto. Bene!!!! Boicotterà³ pure La7. Infami e traditori. Grande stima a Gianluigi Paragone, un grande giornalista con la schiena dritta», dice Giacomo; «Non è possibile che chiuda questa trasmissione. Non ti sei allineato col regime Gianluigi ecco perchè ti chiudono e ci chiudono questa bella trasmissione, una delle poche che dice le cose come sono», gli fa eco Marco; «Il primo giornalista che ha parlato di signoraggio bancario sul grande schermo. Top Gianluigi», sostiene Gianluca.
Insomma, c’è chiaramente complotto anche se l’arbitro non l’ha fischiato perchè cornuto.
Lo share medio de La Gabbia, tra il 3,1 e il 3,8%, interessa a pochi.
Insomma, La Gabbia chiude. Tutti quei matti ci mancheranno.
Anche se Mentana lancia il cliffhanger. To be continued?
La7 è come una strada di artigiani, in cui ognuno ha la sua bottega, coi suoi talenti e i suoi difetti: insomma con le sane differenze che rendono varia un’offerta. Capita che arrivi qualcuno da fuori ad aprire il suo spazio, ed è sempre ben accetto. Capita che qualcuno scelga di andare altrove, ed è il mercato. Ma dalla strada delle botteghe della 7 non si sfratta nessuno, nè lo si lascia nella bottega chiusa. Magari si cambia un’insegna, si mette in mostra un lavoro nuovo, ma niente epurazioni. Paragone chiaro?
(da “NextQuotidiano”)
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