GIGANTESCO CONDONO DI NATALE PER GLI EVASORI: RITORNA IL SALDO E STRALCIO PER I MALFATTORI
E’ LA VITTORIA DI CHI HA BENI E REDDITI NASCOSTI O INTESTATI A PRESTANOME… E POTREBBE INTERESSARE AL PADRE DI MAIO, CASO STRANO
Ecco il condono di Natale. Tale è, impossibile chiamarlo diversamente. §Nascosto, ma neanche tanto nei commi del maxi emendamento, arrivato in Senato all’ultimo minuto utile.
Come sempre, quando c’è da nascondere qualcosa. Come un bel regalo di Natale a chi ha dichiarato ma non pagato le tasse.
Il “saldo e stralcio”, così viene chiamato negli articoli 101 e commi seguenti. Ovvero: si salda una cifra più bassa per stralciare le pendenze contratte con lo Stato.
È un gigantesco condono, potente macchina di consenso senza scandalizzarsi tanto sul terreno della “legalità ” che – udite udite – non prevede un tetto massimo di debiti stralciabili.
Praticamente il paradiso dei finti poveri con beni e redditi nascosti o intestati a prestanome, altro che aiuto a chi è in difficoltà .
Volete un esempio? Eccolo.
Prendiamo una persona fisica con Isee da 15mila euro e cartelle esattoriali per 200mila per Iva e tributi non pagati.
Grazie al “saldo e stralcio” del governo gialloverde potrà chiudere la cartella pagando 70mila euro: 24.500 nel 2019, 14.000 nel 2020, 10.500 per ciascuno dei tre anni successivi.
È evidente che un contribuente con Isee di 15.000 euro, uno che non sia un finto povero, non riesce a pagare queste cifre. Riuscirebbe a farlo chi invece dichiara e poi non paga.
E quando i debiti aumentano sempre di più magicamente risulta essere nullatenente.
È questa l’Italia dell’illegalità diffusa, che vota col portafoglio più che con gli ideali pronta a consegnarsi in massa al potere che tutela la furbizia.
Norme che riguardano migliaia di italiani. E che potrebbero riguardare anche il papà di Luigi Di Maio e l’azienda di famiglia.
Perchè il “saldo e stralcio” è previsto per le persone fisiche e per le aziende in liquidazione, purchè la procedura di liquidazione sia stata aperta prima della presentazione della dichiarazione per aderire al condono.
Come nel caso dell’azienda di Luigi Di Maio, messa in liquidazione all’inizio di dicembre. Potrebbe perchè di quell’azienda non si conoscono ancora i bilanci degli ultimi due anni, quindi non è dato sapere se ci sono debiti.
Mentre quella del padre è stata chiusa nel 2006. Come persona, Di Maio senior ha tre ipoteche nate da un credito di Equitalia di circa 176mila euro, di cui due particelle di terreni e un immobile.
Debito che, in otto anni, non è stato mai pagato. Secondo i più maliziosi alcune delle cartelle esattoriali che lo riguardano, pubblicate nei giorni scorsi sui giornali, rientrano nella tipologia valida per il saldo e stralcio.
E le opposizioni sono già pronte a scatenare un inferno in materia.
Mancano però i dati dell’Isee, del padre di Di Maio di cui, al momento, si conosce solo il reddito imponibile di 88 euro.
Di più, per il momento, non è consentito sapere nell’epoca dell’assenza di trasparenza, con una manovra arrivata all’ultimo minuto utile senza consentire al Parlamento il tempo di leggerla.
Sarebbe troppo chiedere l’indicatore della situazione economica di Di Maio senior per capire se siamo solo di fronte a un condono o se il condono contiene anche una “norma ad papà incorporata”.
(da “Huffingtonpost”)
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