GIORGIA MELONI E L’ETERNA SINDROME DELLE FOGNE
AL DI LA’ DELLA MACCHINA DEL CONSENSO, UNA MINORANZA DI PUPAZZI IN STIVALONI RIMANE CUORE E ANIMA DI FDI
Ieri sera a cena un caro amico a lungo lobbista a Bruxelles trasecolava: Carlo Fidanza, diceva, è uno degli europarlamentari più preparati e più a modo. Non aveva visto il video di Fanpage nel quale il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, il numero tre del partito, sembra trafficare per ottenere finanziamenti in nero, ed è grave, ma mi pare il meno grave: soprattutto si attornia di bambocci riemersi dai sottoscala del Novecento che fanno a gara a chi abbia i titoli per dirsi camerata, e – a camerata, camerata e mezzo – la disputa si concentra su che fare agli immigrati e che fare agli ebrei. Fidanza se ne attornia, li accarezza, li coccola.
Scenette desolanti, per mantenersi nell’eufemistica, e capocomico questo Fidanza che soltanto pochi mesi fa, quando Giovanni Orsina aveva diagnosticato nell’eterna attrazione per le fogne l’indisponibilità di Giorgia Meloni a sostenere Mario Draghi, con una dolente lettera recapitata ad Huffpost aveva protestato per “linguaggi e argomentazioni che francamente speravamo archiviati per sempre”.
Archiviati nel discorso pubblico, ma coltivati, e nella declinazione più brutale e caricaturale, nel privato della fascisteria con l’anima consacrata a Odino e lo stomaco alle birrerie di Monaco.
La reazione di Meloni e di quello sparuto gruppo di attendenti che prova a dirsi classe dirigente – e che perde con Fidanza il più bravo a tenere i gomiti giù dal tavolo – è la reazione con cui si stabilisce la totale inadeguatezza di un partito a governare sé stesso, figuriamoci il Paese.
Guarda caso, proprio ora, inchieste a orologeria, ci colpiscono perché diamo fastidio, vogliamo vedere tutte le cento ore registrate dall’infiltrato di Fanpage, ovvero l’intero armamentario dell’arrampicata sugli specchi.
Va avanti così da anni, all’emersione periodica e costante di un militante di Roccacannuccia travestito da Goering, o di un consigliere comunale di Roccapolpetta nostalgico di forni e camini. Sono sempre stati respinti come scemetti della periferia dell’impero, gente marginale su cui si imposta una questione politica perché diamo fastidio eccetera.
Meloni ha continuamente cercato l’equilibrio sul confine del possibile e dell’impossibile, ha usato parole definitive contro razzismo e fascismo e ha tollerato razzismo e fascismo, ha danzato sulla zona grigia dell’antisemitismo definendo George Soros un usuraio, il che non fa di lei un’antisemita ma ne fa una che – se ne renda conto o no – riempie il gargarozzo dell’antisemitismo di cui è intriso parte della sua militanza e del suo elettorato.
Gianfranco Fini, uno colmo di errori, si era messo la kippah in testa e per questo è stato chiamato traditore – ambiguità, infinita furbina pessima ambiguità, un eterno dire il diritto per girarsi e strizzare l’occhio al contrario – e ora che rimane?
Tredici minuti di video straripanti di razzismo e di antisemitismo attorno ai quali si oppongono disperati distinguo, un esercizio di dozzinale garantismo come se la questione fosse penale e non totalmente politica, persino il richiamo al complotto, sebbene il complottismo sia l’ultima ridotta degli imbecilli.
E dunque Meloni può ben agitarsi, sbraitare che quella robaccia nel suo partito non ha mai avuto diritto di cittadinanza, ma se quella robaccia è arrivata al numero tre del suo partito, se è arrivata a un passo da lei, non soltanto il diritto di cittadinanza ce l’ha, ma è entrata nel palazzo sul tappeto rosso.
Qualche domanda dovrà porsela, e se si dà una risposta onesta capirà di essere stata capace di mettere in piedi una bella macchina del consenso, ma incapace di produrre politica e soprattutto di produrre una leadership, incapace di distinguere fra una minoranza di pupazzi in stivaloni e una maggioranza di elettori normali (e lo stesse vale per le mascherate no vax e no green pass): la minoranza di pupazzi in stivaloni rimane il cuore e l’anima di un partito che – aveva mille ragioni Orsina – si rigira nel crogiolo della sua fogna.
E Giorgia Meloni, passata la stagione della gloria, dei sondaggi, della presidenza dei conservatori europei, tornerà a essere quella che è: una capopopolo della Garbatella.
(da Huffingtonpost)
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