“GLI ITALIANI REAGISCANO, BASTA CON L’EVASIONE. INDEBOLIRE IL RUOLO DI EQUITALIA E’ UN ERRORE”
L’INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA CORTE DEI CONTI GIAMPAOLINO: “GLI ONESTI NON STIANO AL GIOCO DEGLI EVASORI”…. “A NOI IL CONTROLLO DEI BILANCI DEI PARTITI”
Presidente, il premier Mario Monti ha detto che contro l’evasione siamo in «uno stato di guerra». Condivide?
«È una partita difficile da giocare, che richiede una strategia chiara di contrasto e la ferma determinazione di attuarla. Ma non si tratta solo di reprimere, bisogna indurre e consolidare comportamenti di massa strutturalmente corretti», risponde il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino.
Chi evade spesso dice che lo fa per sopravvivere. Chi ha la ritenuta alla fonte non accetta queste giustificazioni. La questione fiscale divide il Paese.
«Ci sono anche attività economiche marginali che riescono a sopravvivere solo restando sprofondate nel sommerso, soprattutto nel Mezzogiorno. Ma per lo più si tratta, appunto, di attività marginali e, magari, in non pochi casi, anche criminali. In realtà , chi evade lo fa perchè ritiene di aver così trovato il modo di vivere meglio di chi è tanto ingenuo da onorare la sua obbligazione di contribuente. Salvo, naturalmente, beneficiare anche dei servizi e delle prestazioni dello Stato sociale finanziati da chi non evade. I cittadini onesti devono imparare a non stare più al gioco di chiunque pensi di poter fare il furbo, sia che si tratti del negoziante che del medico, dell’avvocato o dell’idraulico. Nella consapevolezza che favorire l’evasione significa pagare due volte il fornitore: per il bene o il servizio ottenuto, ma anche per le prestazioni sociali gratuitamente assicurategli. Con l’aggravante del danno che ne deriva in termini di maggior pressione fiscale legale e di effetto di squilibrio dei conti pubblici».
Ci vuole anche un cambiamento culturale. Non chiamiamo più gli evasori «furbi», dice Monti. Secondo lei sta cambiando l’atteggiamento dei cittadini verso l’evasione?
«Sì. E anch’io avverto una crescente insofferenza nei confronti dei cosiddetti furbi, molti dei quali sembrano incalliti e comunque del tutto indifferenti rispetto ai problemi in cui il Paese si dibatte. Il positivo mutamento di clima è sicuramente il risultato anche del modo deciso e coerente con cui questo Governo sta contrastando l’evasione».
Oggi lo Stato dispone di tutti gli strumenti necessari a stanare gli evasori?
«La Corte apprezza la reintroduzione dell’obbligo di allegare alla dichiarazione Iva gli elenchi clienti e fornitori la cui sospensione aveva privato gli uffici finanziari di uno strumento potentissimo di controllo incrociato delle contabilità delle imprese. Ma va valorizzata anche e soprattutto la predisposizione di misure e di azioni idonee a favorire il consolidamento di comportamenti di massa più corretti. Non è immaginabile, nè auspicabile, che i frutti del contrasto all’evasione possano essere esclusivamente e permanentemente legati a una crescente attività di repressione, inevitabilmente non sempre scevra anche da qualche ricaduta di connotazione vessatoria».
Nonostante i grandi sforzi fatti in questi anni, si recuperano circa 10-12 miliardi di euro l’anno a fronte di un’evasione stimata in almeno 10 volte tanto. Perchè?
«La cifra del recupero di 10-12 miliardi si riferisce anche ad importi che sarebbe improprio attribuire integralmente ai risultati della lotta all’evasione in senso stretto. Sono ricompresi, ad esempio, tutti gli importi legati alla pura e semplice correzione degli errori che tutti possiamo commettere nel compilare la dichiarazione dei redditi. Ciò che andrebbe, in realtà , misurato è, come dicevo prima, piuttosto l’effetto che si ottiene in termini di accresciuta e permanente adesione spontanea, quella che in inglese viene definita come tax compliance . È da tempo che la Corte dei conti insiste perchè l’Amministrazione finanziaria si attrezzi con i meccanismi e le metodologie utili per effettuare queste valutazioni. È tutta l’attività dell’Amministrazione finanziaria che deve essere impostata e gestita con l’obiettivo di massimizzare l’adesione spontanea: con la repressione, ma anche con la persuasione, con l’assistenza, il supporto, nonchè (perchè no?) con l’incentivazione premiale dei comportamenti adesivi».
Si punta molto sulla collaborazione dei Comuni per stanare gli evasori. È la strada giusta?
«Non c’è dubbio che i Comuni potrebbero fare molto per contribuire ad una maggiore adesione spontanea. Ma questo risultato non ci sarà se, anche involontariamente, si indebolisce l’efficacia dell’attività di riscossione. Indebolire il ruolo di Equitalia a favore di una miriade di improvvisate società locali di riscossione sarebbe un errore gravissimo che mi auguro non sia commesso».
Si potranno pagare meno tasse quando si sarà tagliata la spesa, dice il governo. La spending review la convince?
«Per risultare efficace, la spending review deve essere analitica ed approfondita e deve valorizzare gli sforzi in precedenza compiuti. E deve legarsi a obiettivi di riorganizzazione anche profonda degli apparati pubblici, eliminando duplicazioni e sovrapposizioni. Verificando sistematicamente, senza preclusioni pregiudiziali, l’effettiva utilità della stessa attività amministrativa svolta. Le cosiddette resistenze burocratiche sono spesso solo il riflesso dello scarso grado di approfondimento dell’utilità e della fattibilità degli interventi ipotizzati».
La Corte dei conti dovrebbe aiutarci a combattere gli sprechi. I primi che vengono in mente sono quelli connessi alla politica. Secondo la relazione Amato potrebbe essere la Corte a esaminare e convalidare i bilanci dei partiti. È d’accordo?
«Certamente sì. La nostra Costituzione assegna alla Corte il compito di partecipare, nei casi e nelle forme stabilite dalla legge, al controllo sulla gestione finanziaria degli enti cui lo Stato contribuisce in via ordinaria. Se pertanto è prevista una contribuzione in via diretta o indiretta ai partiti, il controllo sulla loro gestione finanziaria, più correttamente, dovrebbe essere affidato alla Corte dei conti».
E contro la corruzione cosa fa la Corte? Vale 60 miliardi di euro l’anno avete denunciato, ma nel 2011 sono state inflitte condanne solo per 75 milioni di euro. Perchè?
«La cifra totale, frutto di elaborazioni fondate su fonti interne e internazionali, è da intendersi come un dato meramente indicativo. Di certo vi è la grande distanza tra gli importi delle condanne inflitte dalla Corte e la totalità del danno che la corruzione infligge al Paese. Le ragioni di questo divario sono molteplici. Una soluzione a tale situazione sarebbe quella di affiancare all’attività giurisdizionale, come mezzo per combattere la corruzione, una più ampia ed incisiva attività di controllo, sia preventivo che successivo, che avrebbe il pregio di unire a una maggior ampiezza di intervento anche una più rilevante efficacia interdittiva ovvero correttiva delle situazioni di mala gestio in atto, così da colpire non solo corruzione bensì la ben più ampia massa dei comportamenti caratterizzati da inefficienza gestionale».
Enrico Marro
(da “Il Corriere della Sera“)
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