GLI ULTIMI DEMOCRISTIANI AL CENTRO DELLA SCENA
RENZI, L’APOSTATA… CONTE, IL CONVERTITO… CASINI, LA RISERVA DELLA REPUBBLICA… TABACCI, IL FEDERATORE… FRANCESCHINI, LO STABILIZZATORE
Riaggiorniamo le correnti Dc. . E scopriamo che oggi gli ultimi democristiani non sono stati affatto marginali. Procediamo con lo schema a ripartizioni stagne.
Matteo Renzi, l’apostata.
Colui che ha aperto la crisi, rinnega di essere mai stato Dc. In realtà il suo primo intervento politico fu la richiesta di licenziare Forlani da segretario dc. Lo scrisse sul giornalino liceale, poi il suo futuro sarebbe stato in Ppi e Margherita, come tutti i democristiani di sinistra. Un Dc che nega di essere democristiano, un classico.
Giuseppe Conte, il convertito.
Mai stato dc, il premier, e mai stato un politico, prima del battesimo del fuoco di governo. Ma in tutti gli interventi pubblici si inchina al cattolicesimo politico, invoca ‘la democrazia dei cristiani’ di Pietro Scoppola, cita Moro e loda De Gasperi. È sospettato di voler lanciare una propria lista che definisce ‘popolare ed europea’, e questa è la vera ragione per cui Renzi vuole disarcionarlo.
Pier Ferdinando Casini, la riserva della Repubblica.
Si muove felpato, l’ex presidente della Camera, ultima riserva della Repubblica di marca democristiana doc. Il suo nome gira per il Quirinale, per la guida di un Governo istituzionale, ma lui è il più esperto di tutti e sa che i ruotismi della politica possono spingerti al Colle ma anche fuori dal Parlamento. E dunque esorta Renzi alla prudenza, inutilmente.
Bruno Tabacci, il federatore.
A 74 anni suonati è il più vitale e dinamico dei democristiani protagonisti della crisi: ha federato un gruppo parlamentare destinato a crescere ancora, sposa l’idea della lista di Conte, ma le imprime il dna che gli piace di più, ossia quello popolare contaminato da quel tanto di ‘azionismo’ che connotà³ la sinistra lombarda della Dc. Se si farà un governo, sarà ministro, se non si farà lo rivedremo certamente nel prossimo Parlamento.
Franceschini, lo stabilizzatore.
Chiamato in causa da molti come possibile successore del premier, Dario gioca la parte dello ‘stabilizzatore’, indossa il gessato più forlaniano del suo guardaroba, e scopre che gli calza a pennello. Potrebbe venir bene per il Quirinale, che Arnaldo -quello vero – mancà³ per un soffio.
Aggiungendo doverosamente Rosato e Guerini, protagonisti del toto ministri col secondo addirittura possibile premier, la schiatta democristiana del Parlamento finisce qui.
Pende su di essa la diagnosi del più intelligente dei vecchi democristiani, il compianto Carlo Bernini, ultimo doge Veneto della Balena Bianca: “gli ultimi democristiani, più che a rifare la Dc, si sono applicati a completare la loro carriera”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply