GOVERNO CON IL FIATO SOSPESO E I RADICALI NICCHIANO
OGGI PER I RADICALI E’ “IMPROBABILE LA NOSTRA FIDUCIA”, DOMANI CHISSA’… AUMENTANO I DISTINGUO NELLA MAGGIORANZA
“Non so quanti giorni o settimane ha davanti il governo. Di certo una maggioranza che si regge su pochi voti non può andare avanti molto”.
Guido Crosetto sintetizza così lo stato di salute dell’esecutivo. Lo fa mentre a Palazzo Chigi si fa la conta dei voti in vista della prossima fiducia sul maxi emendamento alla legge di stabilità con le misure anti-crisi e con l’ansia di nuove defezioni che cresce.
E che l’allarme in casa Pdl sia davvero ai massimi livelli lo confermano le parole di Maurizio Sacconi. “Per quanto riguarda il maxi emendamento che sarà varato dal governo contro la crisi è meglio non parlare al momento di ricorso al voto di fiducia”, ha detto il ministro del Lavoro.
“Di fiducia in questo momento non si deve parlare – ha precisato – perchè l’auspicio è che quel maxiemendamento sia valutato senza pregiudizio”.
“Mi auguro – ha aggiunto il ministro – che nella commissione parlamentare vi sia un esame oggettivo per quelle misure fondamentali per la nostra economia e che non vi siano posizioni ostruzionistiche e pregiudiziali”.
Berlusconi vede materializzarsi quota 314, ovvero la perdita della maggioranza assoluta in aula alla Camera.
Senza contare i frondisti scajoliani e l’area dei “dissidenti” (Roberto Antonione, Isabella Bertolini, Giancarlo Pittelli e Giorgio Stracquadanio), firmatari della lettera che chiede al premier di promuovere un nuovo esecutivo.
E alla lista degli indecisi si aggiunge anche il Pri di Francesco Nucara: “Ci riserviamo di votare la fiducia al governo solo sulla base dei contenuti che saranno presentati alle Camere”.
Oscillante, invece, l’atteggiamento dei sei deputati radicali, eletti nel centrosinistra e da tempo in rotta di collisione con il Pd: “Se il governo si dovesse presentare con un emendamento che contiene la traduzione legislativa di tutti i punti contenuti nella lettera del governo all’Europa, la domanda è un’altra: perchè mai non dovremmo votarlo?” dice Rita Bernardini.
Ma Silvio Viale frena: “Una cosa è valutare le proposte e i provvedimenti nel merito ed eventualmente votarli, altra cosa è dare la fiducia al governo”.
“Il 90 per cento corrisponde a grandi linee ai nostri referendum di 15 anni fa”, sottolinea Maurizio Turco, ma “noi siamo all’opposizione e non voteremo al fiducia al governo”.
Nel frattempo il governo mostra tutte le tensioni che lo agitano. “Un passo indietro di Berlusconi andrebbe fatto – dice il deputato del Pdl Giancarlo Mazzuca – se è per il bene del Paese, perchè l’importante è quello, oggi è in gioco il Paese”.
Ma c’è anche chi prova a fare muro tirando il ballo coerenza e fedeltà : “Se Bonciani e D’Ippolito quando ci sarà da votare voteranno contro, saranno degli irresponsabili” attacca Stefano Saglia, sottosegretario allo sviluppo economico con delega all’energia. Mentre Sandro Bondi rimanda al mittente la proposta di Pier Ferdinando Casini di un governo dalle large intese (e senza Berlusconi):
“Casini dispiega tutta l’arte della lusinga e della dissimulazione nei confronti del Pdl. Casini, al pari di Bersani, sa bene che un governo di larghe intese non è fra le cose possibili, e nasconde semplicemente l’obiettivo di diventare l’ago della bilancia nella prossima legislatura”.
Rincara la dose Osvaldo Napoli: “Il governo se deve cadere è bene che cada in Parlamento. Le crisi extraparlamentari non si addicono a questo tempo nè alla virulenza di questa crisi”.
Disco rosso anche dal ministro Ignazio La Russa: “Non c’è bisogno di fare ammucchiate, governi di larghe maggioranze, basterebbe che per qualche mese ciascuno, a partire dalla maggioranza, facesse il proprio dovere, avendo come primo obiettivo quello di affrontare e superare un momento difficile”.
Ma l’ipotesi di un esecutivo di transizione trova una certa freddezza anche nel campo dell’opposizione.
“E’ necessario andare alle urne al più presto – commenta Antonio Di Pietro – Attenti ai governi tecnici perchè una maggioranza che poi di fatto finirebbe per fare le stesse che non vogliamo faccia Berlusconi, sarebbe come cadere dalla padella alla brace”.
Il Pd, che domani chiama a raccolta i suoi militanti a Roma, dice di essere pronto “a fare la propria parte per l’emergenza” senza temere le elezioni.
“L’esecutivo ha le ore contate e non deve trascinare il paese nel baratro. Siamo, come abbiamo dimostrato in questi mesi, responsabili e pronti a un governo d’emergenza. Ma, di fronte all’irresponsabilità di altri, non abbiamo paura delle elezioni”, conclude Ventura.
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