GRILLO E CASALEGGIO, “O COSI’ O CE NE ANDIAMOâ€: EVVIVA LA DEMOCRAZIA DIRETTA (DAI POTERI FINANZIARI)
I PARLAMENTARI M5S: “ORA BEPPE VENGA QUI A SPIEGARCI”: E’ RIVOLTA NEI GRUPPI ALLA CAMERA E AL SENATO
“Vengano qui a parlare con noi. Vengano a spiegarci cosa significa quel post”. L’assemblea dei parlamentari a 5 stelle va avanti fino a notte fonda, ed è una polveriera.
Perchè per la prima volta non è una minoranza di “dissidenti”, a non capire.
Le parole di Grillo e Casaleggio hanno mandato in frantumi ogni certezza, hanno sconvolto ogni equilibrio.
Così, anche i più ortodossi chiedono: «Come facciamo con il lavoro in commissione? Siamo in tanti a occuparci di cose che non sono nel programma, a che serve se non possiamo portarle avanti? ».
Luis Orellana si lancia in un’invettiva secca contro le guide del Movimento.
Elena Fattori attacca chi scrive i post sul blog. Francesco Campanella va via prima della fine, scuote la testa: così proprio non va.
Il capogruppo a Montecitorio Alessio Villarosa prova a rassicurare: «Mi hanno detto che Beppe e Gianroberto sono disponibili a venire a Roma».
Gli scettici borbottano: «Sì, come no, una volta al mese».
I pompieri, a lavoro da ore, invitano a non perdere la calma, cercano fino all’ultimo di scongiurare un voto che potrebbe far esplodere tutto.
Perchè si era capito fin dal mattino, che le parole piovute dal blog sarebbero state pesanti come pietre.
Quando a mezzogiorno, la porta insolitamente chiusa del gruppo 5 stelle a Palazzo Madama non riusciva a trattenere le urla provenienti dall’interno.
Dove non c’erano dissidenti, ma gli ultraortodossi Paola Taverna, Elisa Bulgarelli, Laura Bottici, Maurizio Buccarella.
Sullo schermo del computer campeggiano le parole di condanna a una linea che hanno considerato vincente fino a poche ore prima.
Loro si guardano in faccia smarriti. Arriva Andrea Cioffi, rosso in volto, addosso l’aria del pugile suonato. Non sanno cosa fare.
Alla fine, si decide per la riunione congiunta alla Camera.
La capogruppo Taverna – pur arrabbiata – scongiura una preriunione tra senatori, evita il «tutti contro Grillo», ma perfino un fedelissimo come Alberto Airola si lascia sfuggire: «Stavolta Beppe ha preso un abbaglio, bisognerà spiegarglielo, chiarirgli le idee».
Da Milano, in realtà , il messaggio che filtra è ancora più duro: Grillo e Casaleggio tornano a minacciare di abbandonare il Movimento se continua sulla strada delle proposte personali, tanto più su un tema per loro controverso da sempre come l’immigrazione (assente dal programma elettorale proprio per poter fare la parte della Lega in posti come il Veneto e quella della sinistra progressista dove serviva rubare voti al Pd).
La reprimenda la innesca il guru: Casaleggio è convinto che portando avanti un tema del genere si perdano voti.
Ed è soprattutto visceralmente contrario all’abolizione di un reato che – testuale – «hanno tutti i Paesi del mondo» (balle … n.d.r.)
Stavolta, però, la retromarcia non è facile. Perchè quella proposta è ben lontana dall’essere un’iniziativa personale.
Maria Mussini non ha paura di spiegarlo ai giornalisti: «Ne abbiamo parlato tutti insieme e non si è levata una sola voce contraria. A questo punto bisogna andare avanti. Io coi miei elettori parlo tutti i giorni, rispondo a loro, non c’è bisogno che qualcuno mi dica cosa pensa la base».
Quindi sì, quando si tratterà di votare in aula, lei quell’emendamento lo approverà .
E lo stesso faranno alla Camera Paola Pinna, Girolamo Pisano e molto altri.
I dissidenti storici – un po’ in disparte – si godono la scena.
Il fuoriuscito Adriano Zaccagnini si accende una sigaretta e sorride. Chi proprio non vuole andare contro il leader, come Riccardo Fraccaro, spiega che «il problema non è l’emendamento, ma il fatto che sia stato presentato senza un progetto organico, che a discuterne non sia stata l’assemblea».
Mentre parla, arriva il nuovo post di Grillo: quello secondo cui, anche qualora l’assemblea fosse favorevole, e perfino con l’approvazione degli iscritti sul blog, i punti fuori dal programma non possono essere presentati se non alle prossime elezioni.
Panico. «E gli inceneritori? E il nostro piano carceri?». Già , il progetto consegnato ieri mattina stessa al capo dello Stato – secondo l’ennesima nuova interpretazione delle regole – è carta straccia.
Tra l’altro era scritto proprio lì, che il reato di immigrazione andava abolito.
Giorgio Sorial, già autore di una proposta sullo ius soli, dice chiaro che sì – serve un ddl organico sull’immigrazione – ma quel post non gli piace: «È un autogol ».
Se non è una rivolta, manca pochissimo: Manlio Di Stefano, da sempre allineato, spiega: «Non siamo la Francia, subiamo sbarchi continui, questo reato non fa altro che complicare i rimpatri e affollare le carceri».
Se davvero si faranno vivi, Grillo e Casaleggio dovranno trovare argomenti più convincenti di regolamento e venti punti di programma.
Dovranno spiegare ai “portavoce” a cosa servono le loro menti e i loro cuori. Non sarà facile. Probabilmente non accadrà .
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica“)
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