GRILLO HA PAURA A CACCIARE PIZZAROTTI PRIMA DEL VOTO A ROMA: DIVERSI PARLAMENTARI PRONTI A LASCIARE IL MOVIMENTO
IL COMICO NON PUO’ VEDERE IL SINDACO DI PARMA, MA ROMA FRENA: “STIAMO ATTENTI A NON CREARE IL CAOS PRIMA DEL VOTO”
Una mossa che fa parte dell’abc della politica: evitare decisioni clamorose alla vigilia delle elezioni.
Dunque, per il momento, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti resta dov’è, cioè un po’ dentro e un po’ fuori dai 5Stelle, ma la tentazione di chiudere la vicenda con la cacciata del primo cittadino rimane molto forte.
La linea ufficiale che trapela a Montecitorio è che, dopo aver ricevuto le controdeduzioni in seguito alla sospensione, adesso i vertici del Movimento si prenderanno “il tempo necessario” per esaminare le carte.
Nel frattempo, spiegano fonti parlamentari, si aspetta anche l’esito delle indagini scattate nel febbraio scorso quando Pizzarotti ha ricevuto un avviso di garanzia (tenuto nascosto) per abuso d’ufficio.
Quello che viene definito “tempo necessario” consentirebbe di far slittare la decisione definitiva a dopo il voto per le amministrative.
L’espulsione di Pizzarotti e il ritiro del simbolo sarebbero, infatti, uno scossone troppo forte da gestire in piena campagna elettorale.
È questo il ragionamento portato avanti da alcuni componenti del Direttorio, tra cui Luigi Di Maio.
Tra i primi ad essersi mostrato titubante e ad aver posto alcuni quesiti politici tra cui appunto l’opportunità di sospendere il sindaco di Parma, che ha anche un grande seguito nel Movimento a livello territoriale, in un momento in cui i 5Stelle provano a conquistare Roma e a ottenere un buon risultato a Torino e Napoli.
Dieci giorni fa, alla fine, la decisione di sospendere il sindaco di Parma l’ha presa Beppe Grillo insieme a Davide Casaleggio, nei contatti tra Genova e Milano, e le remore di Di Maio sono state superate.
Anzi, il leader pentastellato avrebbe espulso Pizzarotti per direttissima, ma poi ha desistito perchè il regolamento prevede che vengano dati dieci giorni alla persona che si trova sotto accusa per inviare le sue controdeduzioni. E così è stato.
La tentazione di cacciare Pizzarotti tuttavia rimane ed è molto forte, tanto che le controdeduzioni non hanno convinto del tutto Beppe Grillo. Non solo.
A non essere piaciuti sono stati soprattutto i toni, definiti “provocatori”.
Basti pensare al passaggio in cui il sindaco ha detto che la “la procedura di sospensione è regolata da un documento che non ha alcuna efficacia giuridica, per questo ci sentiamo pienamente titolati ad andare avanti”.
E poi ancora: “I famigerato staff ha ricevuto tutte le risposte che ci erano state chieste, e anche altre che chiariscono la vicenda del Teatro Regio. Essendo un’associazione non basta non essere voluti per essere cacciati. Io poi mi aspetterei una reazione di attivisti e di eletti, ma l’eventuale via legale sarebbe solo per far rispettare un diritto”.
Il leader pentastellato ha storto il naso, ma da Roma è arrivata la richiesta di mantenere la calma anche perchè, se Pizzarotti viene cacciato, è al Direttorio che toccherà fare i conti con i gruppi parlamentari in subbuglio.
C’è chi lo ha scritto su Facebook e chi invece preferisce rimanere anonimo, ma sta di fatto che l’espulsione di Pizzarotti provocherebbe un effetto domino e diversi parlamentari lascerebbero il Movimento.
Altro scossone che il Movimento sotto elezioni non può permettersi.
Quindi Grillo, per il momento, ha deciso di lasciare l’espulsione in stand by, ma nessuno si sente di escludere un possibile colpo di scena nei prossimi giorni se Pizzarotti dovesse continuare con toni già definiti “provocatori”.
(da “Huffingtonpost”)
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