GUALTIERI A ROMA E FICO A NAPOLI: L’ACCORDO TRA PD E M5S
MA RESTA L’INCOGNITA RAGGI CHE NON VUOLE FARE UN PASSO INDIETRO
Il nome è di quelli pesanti e l’incarico di quelli che scottano: Roberto Gualtieri candidato Pd a sindaco di Roma. Per ora è una proposta, una fascinazione, per alcuni una provocazione, ma certo il nome dell’ex ministro del Tesoro del Governo Conte 2 è destinato a sparigliare non poco le carte nell’area giallorossa, dove da mesi ormai si discute su un nome unico che dovrebbe essere sostenuto da tutta la coalizione, dal Movimento 5 Stelle a Leu, passando ovviamente per il Partito Democratico.
Lui, dal canto suo, ci sta pensando molto seriamente, come riporta l’Adnkronos:
“L’ex ministro dell’economia Roberto Gualtieri starebbe valutando la proposta del Pd di candidarsi a sindaco di Roma e si sarebbe preso ”qualche giorno”, a quanto apprende l’Adnkronos da fonti del Pd romano, per decidere se accettare la sfida per il Campidoglio.”
“Nel Pd, comunque” si legge sempre nel lancio d’agenzia — sembra esserci ottimismo sulla possibilità che Gualtieri possa sciogliere positivamente la riserva. Lo schema, in ogni caso, sarebbe quello all’interno del tavolo del centrosinistra con l’ormai tradizionale appuntamento delle primarie, sempre che ci siano, si sottolinea, altri sfidanti a contendersi la candidatura a sindaco della capitale.”
Un balletto che tocca da vicino anche le imminenti comunali di Napoli, dove si fa sempre più insistente il nome dell’attuale Presidente della Camera Roberto Fico (M5S) come possibile candidato del centrosinistra, in una sorta di accordo alla pari tra i due principali azionisti della coalizione.
Restano, però, ancora da sciogliere due nodi, legati ai due nomi che, più di tutti, in questi mesi hanno tenuto banco nel dibattito sulla scelta del sindaco in questa parte dello scacchiere: la sindaca uscente Virginia Raggi e il leader di Azione ed europarlamentare Carlo Calenda.
Se la prima si dichiara pronta a resistere e lancia ai suoi messaggi chiari, chiedendo di stringersi intorno al proprio nome, il secondo sembra destinato a rimanere ormai definitivamente fuori dai giochi.
D’altra parte una parte consistente della base Pd non ha mai digerito lo strappo e l’uscita dal partito dell’ex ministro allo Sviluppo economico, che difficilmente, per la sua storia e le sue idee, potrebbe mettere d’accordo una coalizione così ampia e variegata come quella in campo.
(da agenzie)
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