GUERRA PER BANDE IN CASA M5S
DI BATTISTA INCOLPA FICO E DI MAIO… I DUE VOGLIONO UN DIRETTORIO E UNA ALLEANZA CON IL PD… GLI STATI GENERALI SI INCENDIANO E QUALCUNO FINALMENTE DICE: “DI BATTISTA NON LO SEGUE PIU’ NESSUNO”
Le Regionali come innesco, gli Stati generali come esplosione della bomba atomica a 5Stelle.
La catastrofe sui territori si riflette direttamente nei piani alti del Movimento, dove l’effetto del voto di domenica e lunedì è quello di un “stringiamo le file intorno a Conte, dentro il governo, nei rapporti con Nicola Zingaretti”, il quale non aspettava altro. Ma questa è solo una parte del mondo pentastellato.
Ce ne è un’altra, che sbraccia, che si muove, quella dura e pura, guidata da Alessandro Di Battista, che del Pd non ne vuole sapere: “E’ la più grande sconfitta – dice – della storia M5s”.
E come da tradizione, la responsabilità della batosta è sempre di qualcun altro. I governisti guardano la Puglia: “Di Battista ha sostenuto Antonella Laricchia, è andato a fare campagna elettorale e ci siamo fermati al 10%”. Come a dire che il Dibba non è più capace di aizzare le folle come un tempo. E quindi ecco l’ex deputato combat che non resta certo in silenzio: “In Campania due anni fa alle politiche abbiamo sfiorato il 50%. E’ campano il ministro degli Esteri, il presidente della Camera, il ministro dell’Ambiente, il ministro dello Sport eppure abbiamo preso il 10%”. E’ tempo di recriminazioni. È tempo di accuse. È tempo di Stati generali che si avvicinano.
La kermesse dovrebbe dare un nuovo assetto al grillismo, una nuova guida, ma avanza anche l’ombra della scissione in un Movimento diviso tra chi vuole un’alleanza organica con i dem, si parla di campo progressista, e chi come Di Battista dice che “parlare ora di alleanze è del tutto sbagliato, sia per chi è estremamente contrario sia per chi è a favore”.
Roberto Fico, il presidente della Camera chiamato in causa, interviene ed è come se riconoscesse che ormai nel Movimento è in atto “una guerra tra bande”. Chiede che gli Stati generali siano qualcosa di più alto e vero”. E poi ancora “non c’è una guerra tra governisti e puristi”.
Involontariamente si colloca però tra i governisti: “E’ chiaro che per una forza che arriva qui nel 2013 e che tutti abbiamo definito antiestablishment, nel momento in cui entra in questi luoghi e inizia a governare delle cose cambiano, si modificano, abbiamo avuto anche le alleanze che per noi erano impensabili ma hanno portato risultati importanti come il Redito di cittadinanza, quota 100, il reddito per le pensioni dei cittadini, anche assunzioni nella scuola. Il punto fondamentale è che abbiamo dovuto modificarci e la modifica può essere non compresa”.
Un cambiamento così profondo da azzardare una suggestione un tempo impensabile per i 5 stelle “nè di destra nè di sinistra”: oggi, butta lì Fico, potrebbe “non essere più un tabù definirsi ideologici” di fronte al mondo che cambia.
La diversità di vedute è palese, così profonda che ormai è nelle dichiarazioni di tutti. Anche Luigi Di Maio, come Fico, sostiene a più riprese che bisogna rimanere ancorati nell’alveo del campo progressista, mentre i ribelli frenano.
Frenano in ogni modo. Max Bugani con un post su Facebook attacca l’ex capo politico: “Festeggiare? Abbiamo perso 8 milioni di voti”. Barbara Lezzi parla di “assoluto disastro”. Il gruppo di “Parole guerriere” chiede la fine del partito liquido per “diventare partito”.
L’unica cosa che unisce il Movimento è la necessità , espressa da tutti, da arrivare presto agli Stati generali.
Tra questi c’è Paola Taverna che – secondo quanto rivela l’Adnkronos – nella chat dei facilitatori proporne una call del gruppo per indicare i delegati regionali in vista degli Stati generali, per evitare una scelta “calata dall’alto. Saremo chiamati ad assumerci una grande responsabilità nei confronti della base”, dice Taverna, il cui attivismo viene additato da molti come segno della sua volontà di “prendersi il Movimento”.
Ma in realtà dietro alla mossa della senatrice M5S c’è anche altro. C’è anzitutto l’ assemblea congiunta dei parlamentari pentastellati fissata da Crimi per giovedì con all’ordine del giorno l’organizzazione degli Stati generali.
In quella occasione il reggente dovrebbe proporre un comitato organizzatore composto da cinque persone, espressione delle diverse sensibilità presenti nel Movimento. Non si tratterebbe, però, di big, che in questo modo resterebbero a disposizione per una seconda fase e una eventuale corsa al direttivo.
Direttivo appunto. Non più un unico capo politico, “rischierebbe di bruciarsi in questi tre anni di governo”.
Si parla piuttosto di un organo collegiale che tenga siamo le varie anime del Movimento. Roberto Fico, che già ha fatto parte di un direttorio, non si tira indietro: “In segreteria collegiale? Sono sempre disposto a dare un aiuto e una mano al M5s. Tendo a privilegiare l’idea di un organo collegiale. Il punto non è capo politico-organo collegiale ma è ritrovare una forza interna che deriva dalla partecipazione e dal confronto”, dice Fico ultimamente sempre più vicino a Di Maio, apprezzando non poco la svolta iper filogovernativa dell’ex capo politico.
E Di Battista? “Non lo segue più nessuno”, dicono i suoi detrattori nei corridoi di Montecitorio. Proprio mentre l’ex deputato affila i coltelli per la battaglia.
(da “Huffingtonpost”)
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