“I BAMBINI? CHE MUOIANO, MI IMPORTA UNA SEGA SE SI SENTONO MALE”
TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI IN TOSCANA, LA FRASE VERGOGNOSA DI UNO DEGLI INDAGATI
“Ci mancavano anche i bambini che vanno all’ospedale, che muoiano”. Così uno degli indagati nell’inchiesta della Dda di Firenze per traffico illecito di rifiuti, che oggi ha portato all’arresto di sei persone, parlando dei rischi di stoccare abusivamente rifiuti pericolosi in una discarica situata vicino a una scuola.
“Non mi importa nulla dei bambini che si sentono male — prosegue l’uomo senza sapere di essere intercettato -, io li scaricherei in mezzo alla strada i rifiuti”.
Un altro degli indagati si lamenta di alcuni rifiuti tossici che sono stati portati in discarica, sempre senza essere trattati, ma poi li accetta: “Mi ci hanno messo tre o quattro big bag tipo toner — dice — me lo devono dire quando fanno queste cose, bisogna parlarne”.
L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri forestali che ha portato ai domiciliari 6 persone e a contestare traffico di rifiuti, associazione per delinquere e truffa aggravata ai danni della Regione Toscana, quantificata in circa 4 milioni di euro.
Perquisizioni sono state eseguite da circa 150 carabinieri in case, sedi legali e discariche di persone e società del settore in varie zone della Toscana, ma anche nelle province di Chieti, Cuneo, Bologna e La Spezia.
Carte e documenti informatici sono stati sequestrati. L’attività d’indagine, iniziata dall’ex corpo forestale dello Stato nel marzo 2015 per conto della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, è stata coordinata dal procuratore Ettore Squillace Greco (ora a capo della Procura di Livorno), affiancato dal pm Giulio Monferini.
Secondo quanto ricostruito, i rifiuti speciali, in alcuni casi pericolosi e nocivi, venivano miscelati con altri e mascherati come ordinari, per abbattere i costi di smaltimento.
Dalla Lonzi e dalla Rari i rifiuti, secondo i carabinieri forestali, transitavano in due discariche del Livornese gestite da due aziende a partecipazione pubblica, la Rea di Rosignano Marittimo e la Rimateria di Piombino. Tra i rifiuti che arrivavano in discarica passando per ordinari e innocui, materiali nocivi come stracci imbevuti di sostanze tossiche, filtri olio motore e toner.
La Lonzi Metalli e la Rari di Livorno, due importanti aziende di smaltimento rifiuti che collaborano spesso con il servizio di raccolta della provincia, sono state sequestrate. Sono circa 200mila le tonnellate che secondo gli inquirenti sarebbero state smaltite abusivamente in due discariche della provincia di Livorno, tra il 2015 e il 2016, dalla presunta organizzazione criminale al centro dell’inchiesta della Dda di Firenze.
In questo modo, ipotizzano gli investigatori, sarebbero stati realizzati profitti illeciti per 26 milioni di euro, omettendo tra l’altro di versare 4,3 milioni di euro di ecotasse alla Regione Toscana.
Gli arrestati sono Emiliano Lonzi, gestore di fatto della Lonzi e della Rari; Stefano Fulceri, responsabile del piazzale rifiuti della Lonzi Metalli; Marco Palandri, collaboratore e gestore della Rari; Anna Mancini, dipendente e funzionaria amministrativa della Rari; Stefano Lena, responsabile del piazzale Rari, e Alessandro Bertini, collaboratore della Fbn di Prato.
Più precisamente una parte consistente degli scarti tossici pericolosi al centro dell’inchiesta — almeno tre tir ogni settimana — arrivava nelle discariche del Livornese da una ditta di Prato, la Fbn, specializzata nel trattamento dei rifiuti.
In alcuni casi, come testimoniato da alcune telecamere nascoste piazzate dagli investigatori, gli indagati si limitavano a far transitare i tir carichi di rifiuti speciali pericolosi nei cortili delle ditte specializzate nello smaltimento, da dove uscivano subito dopo senza che fosse stato eseguito alcun trattamento.
I rifiuti, entrati come pericolosi, ne uscivano declassificati a ordinari e poi venivano stoccati nelle discariche.
(da “il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply