I CONTI PUBBLICI DISASTRATI IMPEDIRANNO DI CONFERMARE IL TAGLIO DELLE TASSE IN BUSTA PAGA. GIORGETTI LO SA E VUOLE MOLLARE IL MINISTERO DELL’ECONOMIA IN DIREZIONE BRUXELLES
MA LA MELONI NON SI PUÒ PERMETTERE DI CAMBIARE IL “GUARDIANO DEI CONTI” PRIMA DELLA SESSIONE DI BILANCIO LACRIME E SANGUE… IL QUIRINALE DELUSO DAL SILENZIO DELLA MELONI SULL’ATTACCO LEGHISTA A MATTARELLA
Giancarlo Giorgetti è il più disperato tra i ministri del Governo Meloni. I conti pubblici versano in una condizione disastrata, i suoi colleghi ministri fanno promesse che non si potranno mantenere, e lui si ritrova a dover fare il custode del forziere (mezzo vuoto) attirandosi gli strali di tutti.
Nella sua ferocia al semolino, il bocconiano di Cazzago Brabbia, ha fatto presente che, attuali condizioni economiche, sarà impossibile mantenere il taglio del cuneo fiscale.
Un annuncio che, ovviamente, il Governo rifilerà tra le chiappe degli italiani solo dopo il voto europeo. Alla penuria di danaro, si aggiunge la crescente difficoltà a piazzare i Btp, che diventeranno sempre meno appetibili con il prevedibile (e richiesto da tutti i Paesi, Italia in testa) taglio dei tassi da parte della Bce.
Nemmeno i fantomatici Btp Valore, che il governo dei patrioti aveva varato per riallocare il debito nelle case degli italiani, tirano più come una volta.
L’exit strategy per Giorgetti, ormai stanco di essere il parafulmine dei guai economici del Governo Ducioni, passa o dalle dimissioni o da una “promozione” a commissario europeo.
Le prime sono state minacciate una tale quantità di volte da renderle ormai una farsa: e infatti nessuno ha preso davvero sul serio l’ennesimo annuncio di addio trasmesso ieri via giornali (“Repubblica”).
Sul trasloco a Bruxelles, invece, aleggiano troppe incognite. Prima, sarà necessario valutare l’esito delle elezioni europee. Poi, servirà trovare un accordo politico per la nomina del presidente della Commissione, e non è detto che sia Ursula. Solo a quel punto si aprirà la partita dei commissari.
Dopo il 9 giugno, l’immaginifica Italia dove tutto va bene, madama la Melona, si sgonfierà come un soufflè venuto male: la prevista astensione, superiore al 50%, certificherà la distanza e la disillusione dei cittadini nei confronti della politica e del Governo.
Facile minimizzare la diserzione delle urne come “effetto spiaggia”, “primo weekend estivo”, eccetera: gli italiani, zavorrati dai salari più bassi d’Europa e dall’inflazione galoppante, faticano ad arrivano a fine mese (quasi uno su dieci è in condizione di povertà assoluta).
E se, da un lato, Giorgetti scalpita per darsi alla macchia e a non passare da caprone espiatorio per le future lacrime e sangue, dall’altro Giorgia Meloni è scettica sull’opportunità di spostare il “custode dei conti” proprio alla vigilia dell’apertura della procedura di infrazione contro l’Italia, prevista per il 19 giugno. Così facendo, lascerebbe il Mef senza una guida poco prima della sessione di bilancio, in cui si dovrà mettere nero su bianco la situazione disastrosa dei conti pubblici.
Come scrive oggi Giuseppe Colombo, su “Repubblica”: “Più di tutte contano le ragioni ‘tecniche’ dei conti, che incrociano il futuro assetto dell’Europa, ancora poco chiaro: un azzardo, per l’inquilina di Palazzo Chigi, far gestire la manovra austera a qualcun altro. A via XX settembre il ministro deve restare lo stesso. Anche se Giorgetti va ripetendo che è stufo, assediato, logorato”.
La Meloni ha i nervi scossi perché i sondaggi danno Fratelli d’Italia sotto il 26% anche a causa dell’effetto Vannacci: tra una “decima” Mas e una sparata da “Gladiatore” (“Al vostro segnale, scateneremo l’inferno in Europa”), il generale sta monopolizzando lo spazio a destra, catalizzando il consenso di quell’elettorato post-missino e un po’ fascio che guardava a Fdi.
Salvini l’ha capito e preme sull’acceleratore: la sparata di Borghi contro Ue e Mattarella, a cui il “Capitone” ha dato manforte, strizzava l’occhio agli euroscettici di Fratelli d’Italia, rimasti delusi dal “camaleontismo” di Giorgia, che prima tuonava contro l’Euro e i poteri di Bruxelles, e ora flirta con Ursula von Der Leyen.
Che ha fatto Giorgia Meloni? Invece di dissociarsi subito e pubblicamente dalla parole contro il Colle, come auspicato dal sottosegretario Mantovano e dallo staff del Quirinale, la Ducetta ha taciuto, quasi avallando gli inaccettabili toni del Carroccio contro il Presidente. Un silenzio deludente, finito nel già ricco cahier de doleances su Giorgia Meloni che al Quirinale consultano periodicamente.
Ps. Comunque vada il voto europeo, dal 10 giugno inizierà un regolamento di conti nei partiti, anche in Fratelli d’Italia, dove sono molti i galletti con la pretesa di comandare. Se il giustizialista Delmastro carica le pistoline contro il ministro garantista Nordio, e La Russa esonda a ogni piè sospinto invece di mantenersi super partes, anche le seconde file Donzelli e Montaruli ambiscono al loro quarto d’ora di gloria (la popputa ex sottosegretaria si sente in charge al punto da rimbalzare il Guardasigilli dal comizio di chiusura della campagna elettorale di Fratelli d’Italia)
(da Dagospia)
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