I PM DI TARANTO: IL DECRETO DEL GOVERNO? UNO SCHIAFFO ALLA LEGGE E ALLA SALUTE
LA LEGGE AUTORIZZA LA PRODUZIONE ED ESCLUDE I CUSTODI…LA PROCURA DI TARANTO PENSA AL RICORSO ALLA CONSULTA
Il decreto “salva-Ilva” non è una sorpresa per la Procura di Taranto.
I magistrati che indagano i vertici aziendali per disastro ambientale lo avevano messo in conto. Non esprimono opinioni ufficiali, ma qualche commento trapela nei corridoi del tribunale di via Marche.
A sollevare le maggiori perplessità è il fatto che il provvedimento legislativo, se approvato, possa annullare di fatto il pericolo “attuale e concreto” che incombe sugli operai e sui cittadini di Taranto.
Un pericolo per il quale la magistratura ionica ha disposto il sequestro senza facoltà d’uso, confermato dal Tribunale del Riesame e contro il quale non è mai stato depositato ricorso in Cassazione.
Un provvedimento giudiziario, quindi, divenuto definitivo che viene cancellato da un colpo di mano del governo, ormai palesemente alleato dello stabilimento siderurgico.
La diffusione incontrollata di polveri dal parco minerali, ad esempio, non diminuirebbe, ma diventerebbe legale per 24 mesi in attesa che l’azienda realizzi la copertura dell’area.
Chi tutelerebbe quindi gli operai e gli abitanti del quartiere Tamburi colpiti ogni anno da 668 tonnellate di polveri?
Non la Procura, perchè “la responsabilità della conduzione degli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto” è, secondo quanto si legge nella bozza del decreto, imputabile “esclusivamente all’impresa titolare dell’autorizzazione all’esercizio degli stessi sotto il controllo dell’autorità amministrativa competente”.
Più semplicemente: controllare le emissioni inquinanti e le eventuali conseguenze per lavoratori e cittadini, è un compito che non compete più alla magistratura penale.
Se il governo, quindi, dovesse approvare il decreto autorizzando “la prosecuzione dell’attività ” l’Ilva riprenderebbe a produrre e, quindi, a inquinare favorendo il protrarsi di emissioni che, secondo i periti del Tribunale, diffondono malattia e morte.
Il governo, giuridicamente, consentirebbe alla fabbrica di reiterare il reato.
L’autorizzazione integrata ambientale rilasciata il 26 ottobre scorso allo stabilimento, una volta assorbita dal decreto, si trasformerebbe in un pericoloso “lasciapassare” che per due anni esporrebbe i cittadini e gli operai a un inquinamento temporaneamente legalizzato.
Non solo.
Il provvedimento passerebbe sopra alcuni principi costituzionali, come il diritto alla salute, tutelato dall’articolo 32 e sacrificato a Taranto sull’altare dell’iniziativa economica privata.
A rischio sarebbe anche l’obbligatorietà dell’azione penale dei pm che, ad esempio, non potrebbero intervenire all’interno dello stabilimento per violazioni di norme ambientali.
Per questo la Procura, quando arriverà la richiesta di dissequestro, potrebbe ricorrere alla Consulta.
Aspetti che forse il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha ritenuto di secondaria importanza rispetto alla necessità di garantire all’Ilva la capacità produttiva.
“La chiusura dell’Ilva di Taranto — ha infatti dichiarato il ministro — ha effetti sociali enormi: è da irresponsabili, in questo momento, lasciare senza reddito 20mila famiglie, per la maggior parte nel sud d’Italia”.
Per risolvere la questione Taranto, secondo Clini, “ci vorranno circa 3 miliardi di euro” secondo il piano presentato dall’Ilva e approvato dal ministro che, però, ha aggiunto “ci aspettavamo che il piano di interventi cominciasse ad essere efficace due giorni fa, lunedi scorso”.
La possibilità di ricorrere al decreto “salva-Ilva” ha suscitato la reazione di alcuni parlamentari. “A causare il rischio di chiusura degli impianti è stata la gestione illegale della famiglia Riva — ha commentato Felice Belisario, dell’Idv — che ha messo il profitto davanti agli interessi dei cittadini. La magistratura è intervenuta per fermare il disastro ambientale e sanitario di Taranto, mentre Clini si preoccupa solo di offrire un salvacondotto all’azienda”.
Duro anche Angelo Bonelli dei Verdi secondo il quale “il governo si sta dimostrando insensibile rispetto all’emergenza sanitaria della città : per chi si ammala e muore, per i bambini che nascono già con i tumori o per la diossina nel latte materno che si trasforma in veleno non ci sono stati Consigli dei ministri straordinari o decreti”.
Bonelli ha parlato di “un golpe nei confronti della legislazione ambientale” per “cancelare i reati” e “modificare il codice di procedura penale”.
Un fatto non nuovo, comunque, nel Paese delle leggi ad personam che ora vanta anche le leggi “ad Ilvam”.
Francesco Casula
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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