I SIGNORI DEL PALAZZO SACRIFICI ZERO: LA RIFORMA DELLE PENSIONI NON SI APPLICA AI DIPENDENTI DI CAMERA, SENATO, QUIRINALE E CORTE COSTITUZIONALE
MENTRE LA STANGATA COSTERA’ 2.000 EURO A FAMIGLIA, LA CASTA SI TIENE I PRIVILEGI
Il dettaglio è nella Nota illustrativa del bilancio di previsione per il 2011 dell’Amministrazione della Presidenza della Repubblica, il documento che, per opera dell’attuale presidente in carica, rende un po’ più trasparente il bilancio del Quirinale. È qui che al paragrafo sull’andamento della spesa è scritto: “Per cercare di contenere la dinamica della spesa del comparto pensionistico, è stata di recente modificata in modo incisivo la normativa dei pensionamenti anticipati di anzianità , fissando a regime il limite di 60 anni di età e 35 anni di anzianità utile al pensionamento e introducendo misure dissuasive con la previsione di significative riduzioni di trattamenti pensionistici”.
La nota ci informa di due cose.
La prima, poco conosciuta ma sancita dalla legge, è che gli organi costituzionali (Presidenza della Repubblica, governo, Camera, Senato e Corte costituzionale) conservano una propria autonomia organizzativa e di bilancio.
La seconda è che, al Quirinale, dopo una modifica “incisiva” della normativa intervenuta nei mesi passati, si può andare in pensione al compimento dei 60 anni e con 35 anni di anzianità .
E che ciò si potrà fare, nonostante la manovra del governo che impone da subito il passaggio al sistema contributivo “per tutti” e che allunga i tempi per la pensione di anzianità oltre i 40 anni di contribuzione.
Il carico delle pensioni non è negato nella nota al bilancio.
Pesa anzi enormemente sul conto del Colle ed è in continua ascesa: 92,3 milioni di euro per il 2011, contro gli 88,5 del 2010.
Una cifra che copre il 37,8% del bilancio per il 2011, a fronte di una contribuzione previdenziale degli attuali dipendenti vicina agli 8 milioni di euro annui.
Nonostante le rigide regole che valgono fuori dai Palazzi, all’interno tutto è regolato da direttive interne che lavorano su tempi diversi.
Va dato atto al Colle di essersi fatto carico di inserire nel proprio ordinamento interno i due decreti economici sui tagli al pubblico impiego (il 78 del 2010 e il 98 del 2011), circostanza che è stata tradotta con una “riduzione del 5% e del 10% delle retribuzioni e delle pensioni per la parte eccedente i 90 mila e i 150 mila euro” (che ha prodotto un risparmio di circa mezzo milione di euro l’anno), il blocco delle progressioni automatiche delle retribuzioni e delle pensioni al tasso dell’inflazione programmata e il blocco delle progressioni automatiche di anzianità per le pensioni più elevate (qui il risparmio è stato più consistente, poco più di 2,7 milioni di euro l’anno).
Sulla disciplina dei pensionamenti “anticipati” adottata, il dato del risparmio conseguito è ancora da calcolare.
Così come il Quirinale, anche Camera e Senato dispongono di un proprio bilancio interno che copre non solo deputati e senatori ma l’intero apparato statale che lì è assunto.
Sulla vicenda che riguarda i primi, si sta cercando una convergenza sul tema dei vitalizi.
Sul tema dei dipendenti, però, le leggi non ancora aggiornate ci dicono che al Senato “con le nuove e più restrittive disposizioni”, “fermo restando il collocamento a riposo d’ufficio per uomini e donne a 65 anni di età ”, si può andare in pensione al compimento dei 60 anni se in possesso dei requisiti richiesti (20 anni di servizio effettivo e 35 anni di contributi), “conservando la facoltà di un’anticipazione” a 57 anni “ma con l’applicazione di forti penalizzazioni”.
L’aliquota contributiva a carico dei dipendenti a decorrere dal primo gennaio 2011 è addirittura scesa: è passata dal 9,7 all’8,8.
Certo è da dire che sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, così come già detto per il Colle, sono stati applicati i parametri dei decreti di luglio.
Sul fronte pensioni anche nel bilancio della Camera si prevede un “inasprimento dei requisiti per il pensionamento di anzianità ”, ma la nota la bilancio 2011 non chiarisce quali siano.
Anche per i bilanci di Camera e Senato, d’altronde, il peso delle pensioni è considerevole. I trattamenti previdenziali pesano ogni anno su quello del Senato per 182 milioni e su quello della Camera per 209.
Sul tema pensionistico, infine, la Corte costituzionale si adegua, per i propri giudici, al corso della previdenza in magistratura.
Il regolamento interno deliberò che i membri della Corte venissero pensionati con un’auto blu di rappresentanza.
La Cgia di Mestre ha fatto i conti in tasca agli italiani per la manovra prossima ventura: costerà 830 euro l’anno netti a famiglia, quasi 2000 se si aggiungono a quella le precedenti manovre estive di Berlusconi.
La mancata rivalutazione della pensione costerà di media 280 euro l’anno, con picchi di 311 euro in meno nel Lazio. Cioè, non proprio in tutto il Lazio.
In alcuni palazzi di Roma la tempesta verrà affrontata, probabilmente, con maggior tatto.
Eduardo Di Blasi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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