IL CAVALIERE ORA PREPARA IL VIDEOMESSAGGIO SHOCK
AFFIDATO AD ALFANO L’ULTIMATUM: “PIEGA IL PD IN DIECI GIORNI O E’ FINITA”
Un ultimo, estremo tentativo per salvare le larghe intese.
Questo è il massimo che Angelino Alfano è riuscito a strappare al termine di un lungo e drammatico vertice ad Arcore dominato dai falchi del Pdl.
È un vero e proprio ultimatum quello del Cavaliere al governo: «Io non credo più a Napolitano, non mi fido più di nessuno. Ma, se vuoi, tu Angelino prova a farli ragionare. Altrimenti la chiudiamo subito qui, prima ancora della riunione della giunta».
L’ultima offerta al Pd, affinchè accetti di rimettere in discussione la legge Severino e blocchi la decadenza di Berlusconi da senatore, il segretario del Pdl – accompagnato da Renato Brunetta – la sottoporrà direttamente a Enrico Letta in un incontro a quattr’occhi.
Un faccia a faccia decisivo, che potrebbe svolgersi oggi stesso al rientro del premier da Vienna. Ma se la risposta dovesse essere negativa, Berlusconi ha già deciso di far saltare il tavolo: «Digli che hanno tempo fino a fine agosto per decidersi».
Dieci giorni, questa è la scadenza.
Il mandato di Alfano non prevede subordinate. O il Pd accetta di fermare i lavori della giunta e si apre a riconsiderare la costituzionalità della legge Severino, oppure il Pdl ritirerà i suoi ministri dall’esecutivo
Un’accelerazione drammatica verso la crisi di governo. Un indurimento che preoccupa molto il capo dello Stato e gli stessi ministri berlusconiani, ormai prigionieri dei falchi come Santanchè e Verdini.
Napolitano infatti, a differenza di qualche giorno fa, avrebbe iniziato a nutrire il sincero timore che il Cavaliere non stia bluffando e sia deciso ad andare fino in fondo
Puntando alle elezioni anticipate.
Lo stesso Gianni Letta (la cui assenza significativa dal vertice di Arcore di ieri, insieme a quella dei ministri, non è passata inosservata) avrebbe confidato ad alcuni sui interlocutori tutto il suo sconforto per la deriva oltranzista maturata dal suo partito.
Con parole amare: «Quelli che i giornali chiamano pitonesse e falchi non sono matti ma criminali».
Il problema è che stavolta il primo dei falchi sembra essere proprio il Cavaliere.
L’ha compreso bene un altro amico di vecchia data che, di solito, interviene per moderarne gli eccessi e riportarlo su un terreno più pragmatico: Fedele Confalonieri.
Dopo Ferragosto, durante una cena a cui hanno partecipato anche i figli Marina e Pier Silvio, Berlusconi avrebbe dato vita a un lungo sfogo contro i giudici, il Pd, Letta e Napolitano, al termine del quale persino “Fidel” ha alzato bandiera bianca: «Alle tue aziende una crisi di governo non conviene. Ma le aziende le hai fondate tu e l’importante ora sei tu»
Che Berlusconi si stia preparando al peggio è un fatto assodato.
Da giorni diversi parlamentari del Pdl riferiscono di aver ricevuto telefonate direttamente dal leader.
Il succo è una chiamata alle armi, un «tenetevi pronti», condito da giudizi poco lusinghieri su Napolitano e sul premier.
Specialmente sul premier. «Se anche lo facessimo cadere – è quanto si è sentito dire un ex ministro – non è che sarebbe un gran danno. Letta parla parla ma non resta molto di quello che dice, questo governo non incide»
Manca poco all’accusa di mancanza del «quid».
Le colombe sperano a questo punto che qualcosa si muova nel Pd. Maria Stella Gelmini, presente al summit di Arcore, quasi implora che vengano prese in considerazione le parole di «illustri costituzionalisti e penalisti – da Capotosti, ad Armaroli, Fiandaca – non certo vicini al centrodestra, in ordine a svariati profili giuridici di illegittimità e incostituzionalità » della legge Severino.
E’ il tasto che batteranno Alfano e Brunetta, lo stesso argomento che torna nelle parole di Donato Bruno, di Fabrizio Cicchitto.
Sebbene pochi si facciano illusioni. Berlusconi infatti sembra una locomotiva in corsa, tanto che ieri avrebbe presentato anche un «crono-programma » con i tempi della nascita di Forza Italia, della crisi, delle elezioni anticipate.
Annunciando di aver in animo di registrare un video messaggio per sancire la fine dell’esperienza Letta e l’inizio della pugna.
Una sorta di riedizione del discorso della calza, quello della discesa in campo del ’94. «Non possiamo stare al governo con i nostri carnefici», è stato il leit motiv della serata a villa San Martino.
«Abbiamo sbagliato a dar retta a Napolitano e a dare vita al governo Letta, questi non cambieranno mai». La stessa soluzione di sottoporre alla Corte costituzionale la legge Severino (ammesso che il Senato possa intraprendere questa strada) trova il Cavaliere più scettico che mai. «Voi vi appassionate a questa storia della costituzionalità , ma la mia opinione sulla Consulta la conoscete bene. Volete che mi affidi a quelli che hanno già bocciato il lodo Alfano? Sono 11 contro 4, è un plotone di esecuzione della sinistra »
Di fronte all’ultimatum di Berlusconi i margini per salvare il governo sono molto stretti.
Nella notte romana il pessimismo prevale tra i filogovernativi di entrambi i partiti.
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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