IL CONDONO VERGOGNA: UNA MEDAGLIA A CHI HA EVASO 500.000 EURO E COLPO DI SPUGNA SU CHI HA INCASSATO IN NERO
NELLA CONFERENZA STAMPA IL GOVERNO AMMETTE LE DUE MISURE VOLUTE DALLA LEGA E ACCETTATE DAL PARTITO DEGLI HONESTI
Quando scatta la domanda “ma allora c’è la possibilità di dichiarare il nero?” Giuseppe Conte ci gira attorno ma Matteo Salvini annuisce soddisfatto.
E quando viene chiesto “ma allora il massimo condonabile arriva a 500mila euro?” Luigi Di Maio annuisce a fatica, alza gli occhi al cielo come per pensarci su, per poi quasi sussurrare il suo sì.
Sta qui il cuore di un lunghissimo sabato di passione per la maggioranza di governo. Convogliatasi a Palazzo Chigi per risolvere l’affaire decreto fiscale.
E conclusa con quello che al massimo può essere definito un armistizio.
Una fonte presente a palazzo nelle concitate ore pre e post Consiglio dei ministri spiega: “È tutt’altro che una pace fatta. Diciamo che ci hanno messo una pezza”. Al punto che non è affatto escluso che domenica si tenga un altro vertice tutto politico tra i due leader.
Il buco da tappare nell’immediato è quello del decreto fiscale. Il capo politico 5 stelle deve cedere sul testo ideale che si era immaginato appena lunedì scorso. Ma sostanzialmente incassa una vittoria.
Via lo scudo penale per chi evade, via la possibilità di far rientrare capitali dall’estero. Ottiene lo scalpo da sventolare a Italia 5 stelle, la festa del Movimento che si sta svolgendo in linea d’aria appena a un chilometro dall’ufficio del presidente del Consiglio.
Il segretario della Lega ha mostrato per tutta la giornata i muscoli. Fin dalla mattina. “Non c’è nessun bisogno di fare vertici politici”, ha ribadito in pubblico. “Noi facciamo un passo indietro, ma dovranno pagare un prezzo salato”, il ragionamento fatto i suoi.
Ma che la volontà fosse quella di chiudere senza drammatizzare la situazione portandola sull’orlo della rottura lo si è capito
A Palazzo Chigi prima delle 11 ci sono già Di Maio e Laura Castelli, parlano con Giuseppe Conte e Giovanni Tria, convenuti anche loro per far quadrare il cerchio. Salvini passa a casa, si cambia. Arriva con tutta calma verso le 12.30. A chi lo accoglie con la battuta “amici ritrovati?” Risponde a tono: “Non ci siamo mai persi”. Si riunisce con i suoi, e solo alle 14 si chiude in conclave con l’altro vicepremier e il presidente del Consiglio.
Fuori gli staff si mescolano in armonia per pranzare, dentro la situazione è tesa. Perchè il confronto sulle franchigie è serrato. E perchè il leader del Carroccio allarga il campo. “Luigi, io sono disposto a venirti incontro, ma tu devi venire incontro a me”. Il leader 5 stelle apre, ma senza offrire certezze, sul decreto sicurezza: “Non ho visto gli emendamenti dei miei, parliamone”.
I 5 stelle sarebbero disposti a ritirare la norma sull’Rcauto che tanto ha fatto arrabbiare le camicie verdi. Mentre un punto di caduta sul condono per il post-terremoto a Ischia ancora non ci sarebbe.
Un cantiere aperto in un clima elettrico, nel quale tutti guardano con sospetto quei famosi tecnici, che per un giorno non sono nell’occhio del ciclone, ma vi torneranno presto.
Al vertice si unisce Giorgetti, il principale indiziato della manina secondo i 5 stelle. Significativa l’assenza di Tria, nonostante qualunque tipo di accordo incida in qualche misura le coperture della manovra.
Alla fine la quadra. C’è il saldo e lo stralcio per chi ha effettuato le dichiarazioni dei redditi ma non ha saldarto il dovuto. C’è il condono tombale delle piccole cartelle sotto i 1000 euro. Sparisce lo scudo per capitali esteri. E sparisce qualsiasi salvacondotto penale a coprire presunti riciclatori di denaro.
Rimane però la possibilità di un rientro dal nero. Sui i cui tetti la discussione è stata aspra.
Alla fine il punto di caduta è quello che Conte chiama con indulgenza “piccolo ravvedimento operoso”. Si potrà effettuare una dichiarazione integrativa fino al 30% del non dichiarato sul totale dell’imponibile per un massimo di 100mila euro per anno per gli ultimi 5 anni (totale 500.000 euro)
Compromesso che fa stringere i denti a Di Maio (che però incassa lo stralcio di scudo estero e penale, oltre all’abbassamento delle soglie rispetto alla bozza corrotta dalla “manina”) come a Salvini.
E fa sorridere Conte, vero protagonista della conferenza stampa post Cdm. È stata proprio la sua forzatura nel convocare il Consiglio dei ministri a sbloccare la situazione, e si gode la giornata.
Certo, solo una battaglia vinta, perchè complessivamente lo scontro fra gli alleati è tutt’altro che risolto, al punto che le loro strade potrebbero tornare a incrociarsi a meno di 24 ore di distanza. E su cui incombe come una spada di Damocle lunedì.
Con una lettera di risposta alla bocciatura di Bruxelles da mandare. E con una botta da spread e mercati da assorbire.
(da “Huffingtonpost”)
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